Il Piano strategico comunale
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Tratto dal sito del Comune di Pergine ----------------------------------------------------------------------------------
Un piano strategico è qualcosa di più di un piano di sviluppo. Qualcosa di diverso. E’ un progetto di futuro. E’ un disegno collettivo che si propone di orientare le traiettorie del cambiamento e le trasformazioni concrete di una città o di un territorio verso un orizzonte di lungo periodo, verso uno scenario possibile e desiderato. Il piano strategico non è, da questo punto di vista, il piano del
Comune: è il piano della città, nato dalla concertazione, dal confronto, dal contributo di numerosi soggetti attivi, dalla condivisione che si è saputo maturare. E’, in breve, il punto di convergenza più avanzato possibile di una prospettiva di crescita. E’ una costruzione sociale.
Questo è un primo significato del piano strategico. Forse il più importante. Perché il piano non è solo un "contenitore di progetti", ma è innanzitutto il luogo nel quale si costruisce e si "distilla" la fiducia reciproca fra la dimensione politica e istituzionale e la dimensione civile. La fiducia è il valore fondamentale dal quale può nascere il confronto pubblico su visioni e su interessi differenti ed anche, qualche volta, conflittuali; è il presupposto sul quale è possibile costruire o innestare la disponibilità a collaborare. La fiducia è, potremmo dire, un "uso civico": è quella proprietà collettiva immateriale che rappresenta una parte essenziale di ciò che viene normalmente definito "capitale sociale", un valore fatto di saperi distribuiti, di conoscenze implicite, di intelligenza diffusa.
Il piano strategico è, poi, una risposta a una domanda di ispirazione e di senso sul futuro. E’ l’attività del riflettere su di sé. Lo scenario che delinea è solo uno fra quelli possibili. Il futuro ci viene incontro anche se non lo aspettiamo; anche se non facciamo nulla per prepararci e per scegliere una direzione. Realizzare un piano strategico vuol dire, in questo senso, rinunciare al fatalismo; vuol dire governare i processi di cambiamento; vuol dire assumere un quadro di riferimenti che permetta di andare al di là delle decisioni prese caso per caso, senza un indirizzo chiaro e senza coerenza.
Un piano strategico è, ancora, la ricerca di una relazione plausibile fra il passato e il futuro di una città o di un territorio. Si potrebbe dire, con un paradosso apparente, che è il tentativo di diventare quello che si è già, attualizzando i propri caratteri distintivi, le proprie potenzialità inespresse, le proprie autentiche vocazioni.
Il piano strategico nasce anche come sfida al ruolo dell’Amministrazione municipale. Perché interpella il Comune come promotore e come garante del processo di pianificazione. Ed anche perché di fronte ad una perentoria e non eludibile domanda di governo delle trasformazioni urbane, cioè di fronte ad una domanda di strategia e di concretezza, la Municipalità non può limitarsi a dare risposte esclusivamente formali e ipotetiche: risposte che non sanno o non possono incidere sulle dinamiche reali.
Con il piano strategico, il Comune non si limita alla "manutenzione ordinaria" del presente e al solo esercizio delle proprie competenze amministrative, ma si propone e si accredita a pieno titolo come agenzia di sviluppo locale, come governo locale.
Il piano strategico non nasce per disposizione di legge. Non è obbligatorio. Questo è un ulteriore punto di forza di uno strumento che non è condizionato da procedure rigide e da obblighi giuridici. Non è, in breve, un adempimento, ma propone prima di tutto un pensiero e suggerisce una logica aperta, processuale, che potrà arricchire di contenuti condivisi un programma di governo, un’agenda politico-amministrativa, ma anche l’interpretazione di sé e del proprio ruolo da parte delle associazioni di categoria, del sistema d’impresa, dei mondi vitali, di singoli operatori e dei cittadini.
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D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Italo Calvino, Le città invisibili
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