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venerdì 30 maggio 2008

I problemi di una crescita troppo rapida (e sconsiderata?)

Lettera al Direttore del Giornale di Brescia pubblicata il 25 maggio 2008.


Il 6 maggio è comparso sul Giornale di Brescia un articolo/intervi sta, nelle pagine dedicate al SebinoFranciacorta, all’assessore all’Urbanistica di Rodengo Saiano. In quest’articolo sono state tirate in causa le minoranze consiliari senza far cenno al loro pensiero e al loro agire. Con questa lettera vorremmo spiegare ai lettori quali sono le nostre preoccupazioni e intenzioni.

Negli ultimi 25 anni il paese è cresciuto molto, al punto d’essere il terzo Comune bresciano in termini di incremento della popolazione (cfr Giornale di Brescia del 15/01/08). Questa gestione, che doveva garantire benessere e qualità della vita, s’è trasformata in una eredità triste e piena di problemi e incognite. Disgrazia fermati lì, direbbero in molti, se non fosse che l’attuale gestione urbanocentrica del Comune minaccia ormai troppo il futuro del paese.

Tornando al citato articolo, vengono innanzitutto fatte imprecisioni ed omissioni: perché non si cita anche l’urbanizzazione già approvata e perfezionata a sud della Coop che occuperà altri 140.000 mq di territorio? Perché non si fa cenno a questi altri 450/500 appartamenti da aggiungere agli 800 del citato articolo? Perché non si dice che gli abitanti saranno a breve oltre i 12mila e non 10mila? Perché non si dice che questa crescita renderà necessario un ulteriore adeguamento delle infrastrutture comunali (scuole, strade, ecc.), per le quali il Comune sta già oggi ricorrendo a tardivi ampliamenti?

E ancora: perché non si dice che entro il 13 giugno i cittadini dovrebbero presentare i loro consigli e le loro provocazioni in relazione al nuovo Piano regolatore (oggi Pgt) e che di questo si sarebbe dovuto discutere in assemblee pubbliche, mentre in paese sono comparsi solamente dei manifesti scritti in politichese, incomprensibili, che comunicano la data di scadenza per le osservazioni? Queste sono alcune delle preoccupazioni che spesso esponiamo in Consiglio comunale anche se rimangono sempre inascoltate...

Vorremmo però fare una precisazione perché potrebbe nascere in tanti concittadini un dubbio: perché noi che siamo, come dice spesso il nostro presidente Silvio Berlusconi, «il partito del fare e del crescere» lottiamo contro queste iniziative che fanno invece crescere il paese, l’economia, la ricchezza, ecc.? Innanzitutto perché amiamo il nostro territorio, perché sappiamo che è un bene limitato e siamo contrari alla politica del costruire così velocemente, solo per soddisfare gli appetiti delle società immobiliari, mentre avremmo preferito una crescita graduale, coordinata con la dimensione delle infrastrutture (l’arrivo di tante nuove famiglie giovani fa riempire subito l’asilo, dopo qualche anno riempie le elementari, mentre l’asilo gradatamente si svuota e gli ampliamenti realizzati per soddisfare i picchi di utilizzo restano inutilizzati, rimangono monumenti...).

Noi non siamo il partito dei No, non siamo né LegaAmbiente, né la Sinistra Arcobaleno, avremmo semplicemente preferito una gestione della crescita coordinata ai servizi offerti dal comune per evitare, ad esempio, che i genitori del paese di oggi dovessero fare collette, vendita di fiori e torte, per comprare qualche gioco decente per i bimbi da collocare nei parchetti comunali o negli oratori. Avremmo preferito garantire a tutti i bambini delle elementari la mensa scolastica anziché dover stilare, come avviene in questi giorni, odiose graduatorie al fine di escludere, dal prossimo anno, alcuni bambini dal servizio e complicare la vita alle loro famiglie. Avremmo preferito, insomma, rispondere ad una domanda spontanea di crescita delle abitazioni e non provocata e malamente sollecitata (già si contano in paese i cartelli vendesi o affittasi "scoloriti" per i lunghi tempi di utilizzo).
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giovedì 29 maggio 2008

Le 2 parole d'ordine: razionalizzare e organizzare

Articolo di Massimiliano Magli pubblicato su BresciaOggi del 9 maggio 2008.


Castrezzato: approvato un consuntivo da record, con un avanzo di quasi 3 milioni di euro, senza ridurre i servizi. Il Comune è virtuoso? Risparmia sul personale.

Una lezione di bilancio per tutti i Comuni, alle prese con i «paletti» della Finanziaria e del Patto di stabilità. A fare scuola è il Comune di Castrezzato, che ha approvato un bilancio consuntivo da record. Il motivo non è nell'avanzo di bilancio, che ammonta a 2,95 milioni di euro, ma nella natura consolidata del trend. «Contrariamente alla generalizzazione che indica un avanzo tanto importante come un’ occasione perduta per il Comune in fatto di investimenti - sottoline il sindaco Pierluigi Treccani - nel nostro caso l’ avanzo è stato raggiunto dopo aver garantito e potenziato i servizi nonché le opere a disposizione».

Il risultato è stato infatti ottenuto a dispetto di investimenti importanti, come quelli per la nuova scuola materna e la sistemazione degli altri plessi dell'istituto comprensivo, per quasi cinque milioni di euro. Inoltre è stato assunto in pianta stabile un nuovo assistente sociale. Invece sono state significativamente ridotte le spese per il personale, che sono passate dai 604 mila euro del 2003 ai 482 mila del 2007. «Razionalizzare e rendere efficiente il personale - spiega il sindaco - ecco spiegato come ridurre le spese. Nessun licenziamento: abbiamo semplicemente evitato di riassumere personale dopo il pensionamento di due dipendenti, rivedendo però l'assetto organizzativo del Comune, con criteri di efficienza e funzionalità». Oltre a responsabilizzare il personale, anche con l'assegnazione di incentivi finalizzati, l'intervento ha riorganizzato gli uffici, spostando molte pratiche su internet.

E l'avanzo di amministrazione non è una novità: «Una buona Amministrazione - dice Treccani - deve pensare anche agli anni futuri, indipendentemente dal fatto che vi sia o meno un'altra maggioranza. E' per il bene della comunità». E in effetti l'avanzo di 1,9 milioni di euro trovato nel 2004 è andato crescendo, toccando 3,7 milioni di euro nel 2004 per poi assestarsi a 1,9 milioni di euro e crescere a 2,65 milioni di euro nel 2006 e a 2,95 nel 2007.

Un altro parametro importante per valutare il valore di un bilancio in avanzo non può che essere la pressione fiscale. Invece a Castrezzato la pressione tributaria è passata dai 286 euro del 2003 ai 196 del 2007. E infine la spesa per investimenti è andata crescendo dal milione di euro del 2003 a 1,2 milioni dello scorso anno.

«La finanza creativa del nuovo ministro per l’Economia Giulio Tremonti - conclude il sindaco Treccani - è una presa in giro, perchè significa togliere da una parte e mettere nell'altra, un po' come nascondere sotto il tappeto. Invece una gestione seria deve passare da scelte talvolta difficili ma calcolate per il bene della comunità. Auspico che lo stesso sia fatto dalle future Amministrazioni, senza calcoli opportunistici a breve termine».
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mercoledì 28 maggio 2008

Federalismo a singhiozzo

Articolo del Corriere della Sera del 18 maggio 2008.




Nella cittadina americana in cui vivo, nello stato del Massachusetts, il sindaco ha deciso di costruire una nuova scuola. Sostituirebbe un edificio del 1970, che funziona ma comincia a mostrare i suoi anni. Costo stimato del progetto, circa 200 milioni di dollari (130 milioni di euro). Poiché negli Usa le scuole sono interamente finanziate dalle città — non solo gli edifici, anche gli stipendi degli insegnanti — per far fronte a questa spesa il sindaco ha deciso di aumentare per qualche anno l'Ici. (Oggi l'aliquota è l'1%, non del valore catastale, come in Italia, ma del valore di mercato della casa, aggiornato ogni anno tenendo conto dei prezzi di abitazioni simili vendute nel corso dell'anno).

I cittadini (circa 80.000 famiglie) si sono ribellati e hanno chiesto un referendum. Il 20 maggio voteranno su tre proposte: (1) accettare la decisione del sindaco, (2) cancellare il progetto della nuova scuola e non aumentare l'Ici, (3) accettare l'aumento dell'Ici, ma destinare il maggior gettito all'assunzione di nuovi professori per migliorare la qualità delle loro scuole. Sul sito internet del Massachusetts, www.mass.edu/mcas, si può consultare una classifica delle scuole dello Stato, compilata sulla base di un test che viene svolto ogni anno dagli allievi di ciascuna scuola. Si è osservato che, se le scuole di una città peggiorano, il prezzo delle case scende, il gettito dell'Ici si riduce e la città declina.

Questo è federalismo! «Crescere vuol dire incentivare forme di autogoverno federalista», ha detto Silvio Berlusconi la scorsa settimana presentando il suo programma al Parlamento. Ma allora perché il primo atto del nuovo governo è la cancellazione del-l'Ici? Di tutte le imposte l'Ici è la più federalista, e anche la più efficiente. Il gettito non va a Roma, rimane ai Comuni. E se con quel gettito il sindaco non aggiusta le strade, i cittadini, incontrandolo in piazza, possono chiedergliene conto e avvisarlo che se continua così non verrà certo rieletto. Chi può controllare come sono utilizzate le imposte che affluiscono al governo centrale? A chi può rivolgersi il cittadino se pensa che i servizi che riceve dallo Stato centrale non valgano le tasse che paga al governo di Roma?

Ieri il sottosegretario Vegas ha detto che i Comuni verranno compensati per il gettito perduto. Doppio errore: innanzitutto perché se così fosse le tasse evidentemente non scenderebbero.
E poi perché quel sindaco che non aggiusta le strade potrebbe dire che non è colpa sua, ma del governo che gli lesina risorse. Come ha scritto l'ex-rettore dell'università di Padova, Gilberto Muraro ( www.lavoce.info), «l'abolizione dell'Ici è una vittoria dell'apparenza sulla sostanza. Il minor gettito dei Comuni sarà compensato con trasferimenti dal centro. Ma l'Ici si autocontrolla, perché il sindaco deve soppesare la popolarità resa dai maggiori servizi con l'impopolarità creata dalla più pesante imposta. Un sussidio per definizione non basta mai sul piano politico e genera una domanda unanime di incremento, alimentando tensioni tra centro e periferia».

Fanno bene Berlusconi e Tremonti a iniziare tagliando le tasse. Purché lo facciano davvero, non per finta: lo avessero fatto nel 2001, forse cinque anni dopo non avrebbero perso le elezioni. Ma qualcuno mi spiega perché di tutte le imposte vogliono cominciare proprio dall'Ici?



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martedì 27 maggio 2008

Le auto-pagelle: tutti bravi. E scattano premi ed incentivi

Stralcio di un articolo di Enrico Marro e Sergio Rizzo pubblicato sul Corriere della Sera del 21 maggio 2008.



«Anch'io disprezzo i fannulloni. Ma se c'è un fannullone è chi dirige male o non c'è proprio a dirigere». Parola di Raffaele Bonanni. Ma forse, quando ha sferrato l'attacco ai dirigenti pubblici, il segretario della Cisl non aveva ancora letto l'ultimo bollettino dell'Aran, l'agenzia governativa per i contratti del pubblico impiego. Perché se l'avesse fatto avrebbe scoperto che l'84% dei dirigenti dell'Agenzia delle entrate valuta se stesso «più che adeguato» all'impresa, se non addirittura «eccellente» in relazione al raggiungimento degli obiettivi. E quelli che restano? Quelli si considerano almeno «adeguati». Insomma, non ce n'è nemmeno uno che si reputi davvero scarso.

Ma se vi chiedessero «datti un voto», sapendo che dal giudizio che vi date potrebbe dipendere un aumento di stipendio, oppure un progresso di carriera, rispondereste qualcosa di diverso? Eppure, incurante di autorevoli studi americani che dimostrano come l'«autovalutazione» porti inevitabilmente a sopravvalutarsi, l'Agenzia delle entrate ha pensato di fondare il proprio sistema di misurazione del merito dei dirigenti proprio su questo principio.

E il responsabile dell'organizzazione, Marco Annecker, ha impiegato undici pagine fitte del bollettino Aran per spiegare perché, presentando i primi risultati del nuovo sistema introdotto nel 2006. La sua relazione comincia con la citazione della famosa frase che campeggia sul tempio di Apollo a Delfi: «Conosci te stesso ». Chiaro, no? Più oscuro, invece, è il motivo per cui il sistema di valutazione dei dirigenti sia stato battezzato con il nome di una stella, S.I.R.I.O: «Sistema Integrato di Risultati, Indicatori e Obiettivi». Anche perché Sirio è la stella «del cane».

Ma non è la prima volta che i creativi delle Entrate si applicano nella ricerca di improbabili acronimi. Sapete come si chiama la banca dati dell'Anagrafe tributaria? Serpico, proprio come il famoso detective anticorruzione americano. Dove però «Ser.P.I.Co» sta per «Servizio Per le Informazioni sui contribuenti ». Complimenti. Ma c'è anche il R.A.D.A.R.: Ricerche e Analisi Decisionale per l'Accertamento del Reddito.

Inseguendo Sirio, i 1.352 dirigenti scoprono da sé quanto sono bravi attraverso un complicato percorso di «autovalutazione strutturata» costruito con un software raffinato. Che dovrebbe mettere al riparo anche da eccessi di autostima. Già, ma come? Dice la relazione: «Quanto alla possibile obiezione che i racconti degli interessati potrebbero non rispondere a verità... più che mai può qui valere il detto secondo il quale "le bugie hanno le gambe corte"». Del resto, «se è giusto che il valutato pretenda oggettività dai valutatori, anch'egli deve per primo seriamente impegnarsi in un'analisi obiettiva».

Insomma, fanno a fidarsi. Ma fino a un certo punto. Perché il dirigente superiore, che evidentemente non ha l'anello al naso, provvede a ridimensionare i giudizi palesemente esagerati, senza sorpresa e senza danno per l'interessato. Il quale, male che vada, si vede «retrocesso» da «eccellente » al grado di «più che adeguato». Correzione che fa scendere il numero delle presunte eccellenze dal 40% a meno del 10%. Circostanza della quale l'Agenzia delle entrate sembra addirittura rammaricarsi, dato che l'obiettivo di S.I.R.I.O. è «la condivisione dei giudizi... vale a dire la sintonia fra come io valuto me stesso e come l'altro valuta me».Ma anche le amministrazioni che non si sono imbarcate in progetti altrettanto «stellari» (e probabilmente costosi) di valutazione, non rinunciano al giudizio fai da te.

Al ministero dell'Economia, per esempio, i dirigenti di seconda fascia compilano ogni anno un questionario sui «comportamenti organizzativi» con relativo «punteggio conseguito». Punteggio, per inciso, che si danno da soli. A fianco della loro autovalutazione c'è una colonna riservata al dirigente generale che può confermare o meno i voti che i loro sottoposti si sono attribuiti. Quanti pensate che siano i bocciati? Nessuno. Anche perché salterebbero i premi collegati. D'altra parte, se su 3.769 alti dirigenti dello Stato, non ce n'è uno che abbia avuto un giudizio mediocre, una ragione ci deve pure essere.

L'economista Nicola Rossi ha raccontato domenica sul Corriere che al ministero dello Sviluppo, se ogni funzionario può essere valutato da un minimo di 3 a un massimo di 9, c'è un accordo sindacale che prevede che la media dei voti non possa essere inferiore al 6. Per non parlare della Regione Siciliana dove, secondo la Corte dei Conti, dal 2001 al 2006 tutti i 2.196 dirigenti hanno avuto in busta paga trattamenti economici di posizione pari al massimo.

Possibile? Possibile. Perché in Sicilia l'«autovalutazione» è in vigore da sette anni. Anzi, sono stati loro i precursori di quello che hanno chiamato più pietosamente «autoreferto». Tecnicamente, la diagnosi della malattia effettuata dallo stesso malato. Ma il merito? Quello resta in subordine. [...]




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lunedì 26 maggio 2008

Il sottopassaggio dell'autostrada

Lettera al Direttore pubblicata sul Giornale di Brescia.



Chiedo spazio per trattare un problema che ormai persiste da anni e che ultimamente si è aggravato. Il problema in questione è il sottopassaggio dell’autostrada A4 che collega l’abitato di Ospitaletto (via Montegrappa) alla zona industriale di Passirano (via generale Reverberi) nei pressi della ex discarica Bosco Sella. Questo sottopassaggio dovrebbe essere in territorio di Passirano, almeno stando al cartello segnaletico posto all’ingresso del sottopassaggio stesso provenendo da Ospitaletto.

Questo sottopassaggio diventa impraticabile a seguito di un acquazzone o dopo uno o più giorni di pioggia, perché l’acqua piovana, nonostante la presenza di griglie, non defluisce e resta all’interno del sottopassaggio anche alcuni giorni dopo che ha cessato di piovere. Questo crea anche delle grosse buche nell’asfalto oltre che appunto l’impossibilità di transitarci. In passato questo sottopassaggio è stato anche teatro di cadute da parte di ciclisti per i problemi sopra descritti.

Volevo sottolineare che nei giorni di non transitabilità si creano problemi a tutti coloro, e non sono pochi, che giornalmente di questo sottopassaggio usufruiscono (seppur stretto è in alcuni casi molto comodo, agli ospitalettesi che lavorano nella zona industriale di Passirano, e come collegamento da Ospitaletto a Paderno, a Castegnato e viceversa). Diverso tempo fa, tra l’altro, agli ingressi del sottopassaggio sono stati affissi dei cartelli segnaletici che indicano il livello dell’acqua sotto il ponte, anziché porvi rimedio.

L’auspicio (sperando che non resti tale) è che i due comuni interessati(?), Ospitaletto e Passirano, (il sottopassaggio è sì in territorio di Passirano ma una strada d’accesso appartiene a Ospitaletto e non è indenne dai danni provocati dalla pioggia) collaborino e intervengano a risolvere il problema, agevolando i cittadini: una soluzione adeguata non dovrebbe richiedere l’esborso di cifre esorbitanti.

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giovedì 22 maggio 2008

Consumo del territorio, progetti a confronto

Articolo di BresciaOggi del 9 maggio 2008.




Si è aperto ieri al centro Paolo VI in via Gezio Calini il convegno «Il contenimento urbano. L’approccio italiano», che affronta uno dei problemi più rilevanti degli ultimi anni: Prg, varianti ed escavazioni, trasformando l’ambiente, hanno consumato il territorio, riducendo sensibilmente la risorsa principale di turismo e agricoltura.

Organizzato dalla Fondazione Cogeme Onlus con l’Università di Brescia, è il secondo appuntamento dedicato dal Cost (European Co-operation in the field of Scientific and Technical Research) alla gestione urbanistica delle dinamiche urbane.Il convegno è l’occasione per la Fondazione di presentare e analizzare «Franciacorta sostenibile» e «Pianura sostenibile», due progetti modello - sostenuti da Provincia e Regione in vista dei Pgt - messi a punto con 20 Comuni della Franciacorta.

I due progetti durante i lavori saranno messi a confronto con le esperienze e le ricerche dell’Università di Brescia e di Cost (network europeo, con oltre 200 reti scientifiche di ricercatori) che finanzia la messa in rete di attività svolte grazie a fondi nazionali e dando vita a riunioni, conferenze, scambi scientifici. La giornata di oggi, si chiuderà con una tavola rotonda alle 16,30, coordinata da Tom Muir, della Birmingham School of Architecture, a cui parteciperanno l’urbanista belga Federica Pronello, responsabile Cost di trasporti e sviluppo urbano, l’architetto Paolo Ventura, professore straordinario in Tecnica e pianificazione urbanistica dell’Università di Parma, Federico Oliva presidente dell’Inu (Istituto nazionale di urbanistica), esponenti delle professioni e dell’Anci.

Il confronto tra le esperienze nella gestione del suolo tema dell’Azione COST su Gestione urbanistica delle dinamiche urbane, è fondamentale per il progetto di ricerca europeo in cui, nominati dal governo, sono impegnati Maurizio Tira dell’Università di Brescia e Bruno Zanon dell’Universtità di Trento. Ad introdurre i lavori del convegno oggi è stato il presidente del Dicata (dipartimento di configurazione ed attuazione dell’architettura). Esperti italiani, dell’Ue e dell’Est europeo, docenti universitari e amministratori locali confrontano situazioni italiana ed europea individuando problemi e buone pratiche come i progetti di politiche coordinate e mirate sulla sostenibilità dello sviluppo urbanistico.

Il progetto di ricerca europeo rappresenta un modello per affrontare il fenomeno di un’urbanizzazione la cui forte accelerazione risponde a logiche di mercato che spesso sono svincolate e superano la dinamica demografica.

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Siamo a difesa dei cittadini, non dei costruttori

Articolo del Giornale di Brescia del 21 maggio 2008. Il presidente dell’Acb, Carlo Panzera: «Siamo a difesa dei cittadini e non dei costruttori»


Per i Comuni bresciani comincia un periodo buio. Se il taglio dell’Ici sulla prima casa, preventivato dal neo ministro all’Economia, ha suscitato delle perplessità tra i sindaci di tutta la provincia, la sentenza del Tar va ad ostacolare, e non di poco, il percorso che doveva portare alla piena autonomia finanziaria degli enti locali.

Dopo tutti i buoni intenti espressi dalle Amministrazioni comunali bresciane intenzionate a gestire in maniera autonoma (e decentrata) le attività catastali, lo stop imposto dal Tribunale amministrativo del Lazio, giunge negli uffici dell’Associazione dei comuni bresciani come un fulmine a ciel sereno. «Non siamo più degli sbarbatelli e sappiamo come gira il mondo - ribatte un pò stizzito il presidente dell’Acb, Carlo Panzera -: questo verdetto è una cosa demenziale».L’Anci, insieme a 2.500 Comuni italiani, presenterà ricorso al Consiglio di Stato, in quanto ritiene che le motivazioni espresse dal Tar sono fondate su un’erronea interpretazione della volontà del Legislatore.

«Nel frattempo - continua Panzera - continueremo a difendere i cittadini e non i costruttori edili attendendo che la Giustizia faccia il suo corso e che il Governo assumi una posizione di merito. Dopotutto, basti pensare al resto d’Europa dove i Comuni si finanziano attraverso un’autonomia impositiva e poi la gestione decentrata dell’anagrafe immobiliare è una condizione necessaria per arrivare al così tanto acclamato federalismo fiscale».


Detto questo, il pensiero va a quei poli catastali già costituiti e che d’ora in avanti saranno impossibilitati a prendere decisioni o stilare programmi operativi, in quanto si troveranno a digiuno di risorse e orfani di un vero appoggio istituzionale. Resta poi un’ultima segnalazione da fare e riguarda un Decreto legislativo del 1998 (quindi antecedente al Dpcm del 2007 contestato da Confedilizia) dove è espressamente indicato che «sono attribuite agli Enti locali le funzioni relative alla conservazione, all’utilizzazione ed all’aggiornamento degli atti catastali, partecipando al processo di determinazione degli estimi catastali fermo restando quanto previsto per le funzioni mantenute dallo Stato in tale ambito». Un punto, questo, che negli uffici dell’Acb non sarà di certo passato inosservato.
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mercoledì 21 maggio 2008

La democrazia e il regime virtuoso degli incompetenti

Articolo del Corriere della Sera dell'8 maggio 2008.



Inizialmente, nell'antica Grecia, la parola democrazia era usata in senso dispregiativo dai sostenitori delle forze oligarchiche, che vedevano il potere del popolo come un regime violento. Fra i tanti riferimenti storici emersi nel dibattito organizzato ieri a Milano dalla «Fondazione Corriere della Sera», questa osservazione di Luciano Canfora può apparire particolarmente curiosa, visto che nel mondo di oggi tutti, persino alcuni despoti, ci tengono a definirsi democratici. Tuttavia gli omaggi formali non vanno confusi con la situazione reale.

Chiamati a confrontarsi sul concetto di «Democrazia» nell'ambito di un ciclo dedicato alle «Alte Parole», i vocaboli più nobili in uso nel lessico contemporaneo, lo stesso Canfora, Angelo Panebianco e Giovanni Sartori hanno mostrato varie perplessità sullo stato di salute attuale dei sistemi politici rappresentativi. Non a caso — come ha osservato, nelle vesti di coordinatore, il vicedirettore del Corriere Pierluigi Battista — quando si usa il termine democrazia lo si associa sempre più spesso alla parola crisi.

Il problema è capire se le difficoltà siano fisiologiche, oppure segnalino processi degenerativi allarmanti. Panebianco sembra propendere per la prima tesi: a suo avviso «la democrazia vive d'insoddisfazione», perché i suoi vantaggi si danno per scontati, mentre l'attenzione si concentra sui difetti. Dipende insomma da che cosa si chiede al sistema rappresentativo. Se si aspira a un effettivo autogoverno popolare o a una perfetta trasparenza del potere, è logico concludere che molte promesse non sono state mantenute, come sottolineava Norberto Bobbio. Se invece si ha della democrazia una visione strumentale, se la si concepisce come un mezzo per tutelare alcune libertà fondamentali, allora i suoi difetti diventano più tollerabili, visto che ha la grande virtù di rendere pacifica la competizione per il potere.

Più pessimistica l'analisi di Sartori, secondo il quale una democrazia può consolidarsi e prosperare se i cittadini ne comprendono i meccanismi, mentre il dilagare dell'ignoranza e dell'immaturità favorisce l'ascesa al potere di personaggi incompetenti. Il ruolo dell'informazione sarebbe appunto quello di mettere gli elettori in grado di scegliere a ragion veduta, ha proseguito Sartori, ma il trionfo della televisione — «altamente diseducativa », poiché esclude tutto ciò che non è rappresentabile tramite immagini — non lascia ben sperare per il futuro.

D'altronde, ha notato Canfora, la complessità dei problemi attuali rende assai difficile al singolo acquisire le conoscenze necessarie per pronunciarsi con la dovuta consapevolezza, tanto più che i sistemi educativi non vivono certo un momento felice. Ma in fondo, ha aggiunto Panebianco, spesso anche le minoranze illuminate dei sapienti commettono gravi errori. E almeno la democrazia ha il pregio di fondarsi sull'idea che nessun governante è infallibile.

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martedì 20 maggio 2008

Osservatorio comunale per il Territorio

Di seguito riportiamo uno stralcio della delibera di Giunta 61 del 30.4.2008 relativa alla nomina dei componenti dell’Osservatorio Comunale per l’Ambiente e il Territorio.



La Giunta Comunale, premesso che l’Amministrazione Comunale, con deliberazione consiliare n. 44 del 29.11.2007, ha inteso costituire una commissione che svolga attività di collaborazione consultiva, di ausilio all’indirizzo e alla fase gestionale dei settori Ambiente e Urbanistica, con compiti specifici di:

- rappresentare un luogo di confronto e collaborazione tra Comune, Associazioni, Enti, gruppi e cittadini per sviluppare riflessioni sul corretto utilizzo del territorio e la promozione dei valori dell’ambiente come bene comune, anche mediante la discussione di specifici e rilevanti interventi sul territorio e sul patrimonio ambientale comunale;

- collaborare con l’Assessorato Comunale all’Ambiente e all’Urbanistica, in qualità di organo con funzioni consultive, propositive, di studio ed osservazione;

- formulare altresì, anche di sua autonoma iniziativa, proposte operative intese a sollecitare il Comune ad attivare iniziative o interventi su problemi ambientali, ovvero ad invitare il Comune a stanziare appositi fondi nel bilancio preventivo annuale o nel piano pluriennale degli investimenti;

- promuovere la reale partecipazione della cittadinanza al governo dell’ambiente, organizzando incontri, dibattiti, convegni;

- segnalare problematiche ed emergenze ambientali;

- istituire gruppi di lavoro (tavoli tematici) su questioni di particolare rilevanza ambientale; [...]

si è proceduto alla nomina presso l’Osservatorio Ambiente e Territorio dei seguenti rappresentanti delle forze politiche, delle associazioni ecologiste/ambientaliste, nonché delle realtà economiche produttive e professionali, operanti sul territorio [...]

- Edoardo Bariselli, come identificato nella designazione pervenuta con nota prot. 0001956 del 13.02.2008;
- Ernestina Martinelli, come identificato nella designazione pervenuta con nota prot. 0002161 del 19.02.2008;
- Caterina Brescianini, come identificato nella designazione pervenuta con nota prot. 0002194 del 20.02.2008;
- Giorgio Bettoni, come identificato nella designazione pervenuta con nota prot. 0002195 del 20.02.2008;
- Luciano Bergoli, come identificato nella designazione pervenuta con nota prot. 0002206 del 20.02.2008;
- Alberto Callerio, come identificato nella designazione pervenuta con nota prot. 0002209 del 20.02.2008;
- Francesca Vezzoli, come identificato nella designazione pervenuta con nota prot. 0002211 del 20.02.2008;
- Giuseppe Moneda, come identificato nella designazione pervenuta con nota prot. 0002222 del 20.02.2008.


Il Gruppo Consiliare Lega Nord Padania di Passirano, con nota depositata in data 03.03.2008 prot. 0002740, a firma del Capogruppo Mingardi Daniele, ha rinunciato espressamente a partecipare all’Osservatorio Comunale per l’ambiente e il territorio. [...]

Ai sensi dell’art. 2 del Regolamento approvato con la citata deliberazione consiliare n. 44/2007, l’Osservatorio è così costituito:
a) da otto componenti nominati dalla Giunta Comunale in rappresentanza:
- delle forze politiche rappresentate in Consiglio Comunale, garantendo adeguata rappresentanza a tutti i gruppi consiliari e almeno un componente per ciascun gruppo;
- delle associazioni ecologiste/ambientaliste, operanti sul territorio;
- delle realtà economiche produttive e professionali, operanti sul territorio;
b) dal Sindaco (o suo delegato), dall’Assessore all’Ambiente (o suo delegato), dall’Assessore all’Urbanistica (o suo delegato);
c) da un rappresentante dell’Ufficio Tecnico (senza diritto di voto e con funzioni di segretario verbalizzante) [...]

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lunedì 19 maggio 2008

Paderno sperimenta la raccolta differenziata

Articolo del Giornale di Brescia del 16 maggio 2008. In collaborazione con Cogeme, avviata la campagna d’informazione per il nuovo sistema che entrerà in vigore il 3 giugno.




Paderno punta alla raccolta differenziata globale, e in queste settimane si sta facendo informazione tra la gente. Il sindaco di Paderno, Antonio Vivenzi, con una lettera inviata a tutti i cittadini informa della campagna di comunicazione a sostegno della raccolta differenziata spinta. La lettera tocca gli aspetti fondamentali di questa iniziativa, che entro l’anno si estenderà anche ad altri comuni franciacortini. «La direzione che vogliamo prendere è chiara - commenta Vivenzi -: ci muoviamo verso un’attenzione particolare alla salvaguardia dell’ambiente e alla qualità della vita. La nuova sfida che oggi lanciamo è la raccolta differenziata "porta a porta globale".

Il progetto prevede l’attuazione di un sistema integrato della gestione dei rifiuti e l’ottimizzazione delle operazioni di recupero, ma soprattutto prevede il riciclaggio delle materie e delle singole frazioni dei rifiuti urbani». In aggiunta all’attuale separazione di carta, vetro, plastica, lattine, è richiesta la separazione della frazione organica umida. Per agevolare questo passaggio è stata preparata da Cogeme una guida per il cittadino, in cui sono spiegati i concetti e le regole fondamentali della campagna.

Il presidente di Cogeme Gestioni, Gianluca Delbarba, è consapevole della sfida organizzativa richiesta, ma allo stesso tempo crede nel successo della raccolta differenziata spinta, come nuovo modello di sistema. «Il nuovo sistema, che entrerà in vigore a Paderno dal 3 giugno, prende spunto dai migliori casi italiani ed è stato adattato alle esigenze del nostro territorio. Da qui verrà esteso a tutta l’area della Franciacorta, perché per Cogeme la gestione e il recupero dei rifiuti rappresenta non una sfida di business, ma una vera azione di responsabilità sociale d’impresa. La raccolta differenziata “spinta” parte da Paderno e si estenderà nel tempo in molti altri Comuni».
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venerdì 16 maggio 2008

La Solidarietà corre a Monterotondo

Articolo del Giornale di Brescia di venerdì 16 maggio 2008.



È ormai giunta alla sua quarta edizione la manifestazione podistica «La solidarietà corre a Monterotondo». Organizzata dal gruppo Aido di Passirano con la collaborazione del Comune, è una corsa non competitiva aperta a tutti, grandi e piccoli. Prevede infatti due percorsi, uno più breve di 5 chilometri ed uno poco più impegnativo di 10, che si snodano tra le colline e i boschi di Monterotondo e Fantecolo.

La manifestazione, che lo scorso anno ha visto la partecipazione di circa cinquecento tra podisti, amatori e più «rilassati» gruppi di amici e famiglie, è fissata per oggi. La partenza è prevista alle 20 dall’oratorio della frazione; le iscrizioni si raccolgono in loco e a tutti i partecipanti verrà regalata la maglietta ufficiale della corsa Aido. Non solo: all’arrivo in oratorio, dopo il meritato ristoro, verranno consegnati i premi. Coppe e cesti di vario genere andranno non solamente ai primi a tagliare il traguardo, ma anche ai gruppi più numerosi.


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La riforma della Pubblica Amministrazione

Lettera di Franco Bassanini pubblicata sul Corriere della Sera del 15 maggio 2008.


Sfida per Brunetta: premi legati ai risultati.
Caro Direttore, quasi fermo da alcuni anni, il processo di ammodernamento delle nostre amministrazioni pubbliche sta, forse, per ripartire. Se alle parole seguiranno i fatti, sarà una buona notizia per il Paese. Al netto di alcune esuberanze verbali, che sono nel carattere dell'uomo, il nuovo ministro per la Funzione pubblica, Brunetta, sembra infatti avere le idee chiare: occorre por mano a due rivoluzioni, enunciate nelle leggi, mai attuate in concreto (salvo rare best practices).
La rivoluzione meritocratica: migliorare la produttività, premiando i capaci e i meritevoli, sanzionando e anche licenziando i fannulloni e gli incapaci. La rivoluzione digitale: utilizzare le Ict non solo per mettere online informazioni, moduli e certificati (già avviene), ma per erogare servizi e prestazioni, e perciò per riorganizzare (reingegnerizzare) e semplificare radicalmente la macchina amministrativa.


Per far ciò, non occorrono nuove leggi: basta attuare la riforma degli anni Novanta. Comincio dal fondo. È raro che ministri ambiziosi rinuncino a progettare nuove riforme: così, in attesa di nuove leggi, passano anni prima che arrivi il momento dei fatti (le leggi, da sole, non cambiano la vita dei cittadini, delle imprese, delle stesse Pubbliche Amministrazioni!). Brunetta parte col piede giusto: le norme ci sono, la riforma degli anni Novanta è largamente apprezzata (all'estero). Al più, abbisogna di qualche ritocco.


Avendone avuto una qualche responsabilità (insieme col povero Massimo D'Antona), aggiungo che fu una riforma bipartisan, sostanzialmente condivisa, costruita con l'apporto dell'allora opposizione di centrodestra e delle principali organizzazioni sindacali e imprenditoriali.In materia di Pa le buone riforme non sono né di destra né di sinistra: in Gran Bretagna la cominciò la Thatcher, la continuò Blair. Ci sono già anche le norme per licenziare fannulloni e incapaci. E per incentivare il miglioramento della qualità dei servizi e delle prestazioni.

Dal 1998, la Pubblica Amministrazione ha nei confronti dei suoi dipendenti gli stessi poteri, obblighi e diritti del privato datore di lavoro, compreso il potere di licenziare per giusta causa. E infatti alcuni licenziamenti si fanno; ma si contano sulle dita di una mano. Perché? Perché i sindacati si oppongono? Perché i dirigenti non hanno i poteri necessari? Ma i dirigenti hanno ormai i poteri dei dirigenti privati. E Cgil, Cisl e Uil hanno risposto a Brunetta che non difenderanno i fannulloni e gli incapaci: negli ultimi contratti pubblici sono previsti la sospensione dal lavoro da 11 giorni a sei mesi per gli assenteisti e il licenziamento in tronco per gli assenteisti recidivi.


Cosa occorre allora? Occorre attivare il meccanismo virtuoso previsto dalla riforma per introdurre nel pubblico gli incentivi e le sanzioni che nel privato vengono dal giudizio del mercato. I politici (ministri, sindaci, presidenti di Regioni e province, assessori) devono tradurre i programmi in obiettivi precisi e quantificati per ciascuna amministrazione; devono istituire meccanismi imparziali e affidabili per valutare risultati e performances, e per confrontarli con le valutazioni degli utenti; e su questa base premiare gli incrementi di produttività e sanzionare l'inefficienza.

Immaginiamo che agli ospedali e ai laboratori del Servizio sanitario nazionale sia fissato l'obiettivo di ridurre del 15% all'anno le liste d'attesa, che sia affidato (mediante gara) a una grande società di revisione il compito di verificare i tempi medi di attesa in ciascuna struttura, e che a questa valutazione siano legati gli aumenti di stipendio dei dirigenti e dipendenti di ciascuna struttura. È probabile che allora il capo del personale troverà il coraggio di usare i poteri che ha per sostituire i fannulloni e gli incapaci con giovani diligenti e competenti, che il resto del personale (e i sindacati) staranno dalla sua parte, che gli utenti apprezzeranno.


Ma il ceto politico italiano è finora mancato a questo compito. Considera la definizione di obiettivi precisi e realistici (che è un lavoro, impegnativo e faticoso), uno spreco di tempo, o forse un ostacolo a un uso clientelare della Pa. E gli alti burocrati sono ben contenti di potersi così sottrarre a ogni valutazione. Si può costringerli a farlo? Penso di sì: per esempio, vietando a ministri e sindaci di sostituire i dirigenti, finché non saranno in grado di valutarli imparzialmente; e congelando una quota delle retribuzioni, che per legge deve essere collegata ai risultati, finché i risultati non saranno verificati. Nulla di impossibile né di rivoluzionario: in Australia e Canada lo fanno, e la Commissione Attali l'ha proposto per la Francia.
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giovedì 15 maggio 2008

A Passirano un nuovo gruppo Consiliare

Di seguito si riporta il verbale del Consiglio Comunale del 17.04.2008, pubblicato sul sito Internet di Passirano.



Avanti al Consiglio Comunale, il Sindaco, ricordando che con propria nota prot. 0004431 del 14.04.2008 è stato dettagliato il contenuto della comunicazione inserita all’ordine del giorno, lascia la parola al capogruppo del neo costituito Gruppo Consiliare per la lettura della dichiarazione presentata al protocollo n. 0004227 del 08.04.2008 avente ad oggetto “Costituzione del nuovo Gruppo Consiliare “La Sinistra – L’Arcobaleno”, contestualmente comunica che , ai sensi dell’art. 7 del vigente Regolamento Comunale per il funzionamento del Consiglio Comunale, dal 08.04.2008 è costituito il Gruppo Consiliare “La Sinistra – L’Arcobaleno” e che il Capogruppo consiliare è il Consigliere Maria Buizza;

Il Consigliere Buizza data lettura della citata nota protocollo n. 0004227 allegata al presente verbale, precisa che la comunicazione è stata scritta in data 04.04.2008, invitando a considerare la scelta consapevole che i consiglieri firmatari hanno voluto fare, ovvero quella di voler presentare la costituzione del nuovo gruppo prima dei risultati elettorali, delle elezioni politiche 2008, al fine di rendere nota la scelta progettuale indipendentemente dal risultato elettorale. Afferma che sarebbe ipocrita oggi non ammettere la disfatta avuta dalla Sinistra e non dire che tale risultato oggi è l’imperativo ad una forte autocritica che già è iniziata e continuerà.
Continua affermando che in queste elezioni ha vinto il Centro-Destra ed ha vinto soprattutto un partito che ha dimostrato più di altri, e sicuramente più della Sinistra, di saper interpretare le grandi correnti di opinione. Prosegue dichiarando che non è difficile ammettere questa vittoria e la sconfitta della Sinistra: una sconfitta che porta sicuramente amarezza, ma non disperazione. Conclude il suo intervento dichiarando testualmente “con le elezioni mettiamo un punto e andiamo a capo. Ricominciamo da qui mantenendo ancora un nome che simbolicamente potrà ricordarci la sconfitta, un nome che probabilmente in futuro cambieremo, ma un nome di cui oggi non ci vergogniamo, poiché ha rappresentato un tentativo, pur vano, di un progetto di unità che rimane il nostro progetto anche a Passirano.
Dovremo ripensarci e lo faremo partendo da quel laboratorio della Sinistra che da oggi, anche a Passirano, vogliamo costruire e costruiremo fin dai prossimi giorni. Siamo pronti a ripartire da oggi, dalla costituzione di questo gruppo consiliare che vogliamo rappresenti il segno di un diverso inizio. Rimaniamo coerentemente e convintamente nell’attuale Amministrazione, lavoreremo per il programma che insieme abbiamo scritto nel 2004, ma sentiamo anche la responsabilità politica di essere strumenti per un progetto a cui continuiamo a credere, non per ottusità, ma per coerenza e convinzione”;

Il Consigliere Mingardi, esprime i migliori auguri di buon lavoro al nuovo gruppo consiliare, e al nuovo Capogruppo, pur rilevando le differenze programmatiche rispetto al suo gruppo consiliare.

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mercoledì 14 maggio 2008

Pedibus a Passirano? No, grazie

Articolo del Giornale di Brescia dell'11 maggio 2008. Al termine una nostra breve considerazione.



«Pedibus», quattro linee per gli studenti di Cellatica. Il lancio di un centinaio di palloncini rosa, rossi, verdi ed azzurri ha salutato nei giorni scorsi la prima «corsa» del «Pedibus». Alle quattro linee, i cui colori distintivi sono stati rappresentati nei palloncini liberati, hanno già aderito 131 piccoli studenti franciacortini sui 206 totali, scegliendo il più ecologico tra i servizi di trasporto casa-scuola. Ma non sono solo i bambini ad aver accolto con entusiasmo la proposta a cui hanno aderito anche 44 genitori, con la propria disponibilità ad indossare la pettorina fluorescente per «guidare» a turno i vari «Pedibus» per garantire il rapporto di sicurezza rappresentato da un accompagnatore ogni otto bambini.
«È stato un lavoro lungo - spiega la direttrice didattica Enrica Massetti - partito da gennaio, quando abbiamo attivato la prima delle sei fasi previste dal progetto, fase in cui abbiamo costituito il gruppo di lavoro, con l’individuazione dei responsabili e delle famiglie disponibili, oltre ad incontrare i genitori per informarli sul servizio. Da qui sono partiti i raggruppamenti degli alunni e l’individuazione dei percorsi, che ha richiesto una particolare attenzione data la necessità di attraversare la provinciale nel punto più sicuro rappresentato dall’incrocio regolato da semaforo di fronte alla scuola».
«Quella del pedibus - spiega l’assessore Giuseppe Squassina - è un’idea attorno alla quale discutevamo da tempo per gli obiettivi ecologici, educativi e di conoscenza del territorio insiti nell’iniziativa, a maggior ragione dopo l’ottenimento da parte di Cellatica della certificazione energetica. Come amministrazione ci è sembrato importante istituire anche un servizio gratuito di trasporto».


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Fin qui l'articolo del Giornale di Brescia. Occupandoci ora di quanto avviene in casa nostra, notiamo che anzichè organizzare il "Pedibus" per gli alunni di Passirano , la nostra Amministrazione (come si legge a pagina 3 di “Passirano Notizie” del giugno 2007) ha deciso di “… realizzare un percorso pedonale, illuminato ed alberato, lungo il perimetro del campo in erba di Passirano per favorire un’attività podistica sicura, sia nelle ore diurne che serali. Il progetto è stato favorevolmente accolto dai rappresentanti della realtà scolastica, in quanto costituirà un’ulteriore opportunità anche nell’ambito dell’attività sportiva didattica”.

Rimandano per ulteriori dettagli sul percorso pedonale (illuminato ed alberato...), alla lettura del nostro post Hobbes e il percorso pedonale, non resta che prendere atto che mentre in altri Comuni ci si occupa della sicurezza degli studenti-pedoni, a qualcuno piace di più investire denaro pubblico per " ... l'attività podistica sicura" confinata in un percorso pedonale creato ai bordi di un campo di calcio.

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martedì 13 maggio 2008

Ma stai a guardare il capello?

Articolo di Sergio Rizzo pubblicato sul Corriere della Sera del 6 maggio 2008.



Se nella pubblica amministrazione il merito resta ancora un sogno, ci si accontenti almeno della «virtuosità». Grazie a questa parolina magica sarà distribuito a circa 550 mila dipendenti pubblici un aumento fino all'1,5 per cento del monte salari. Naturalmente oltre a quello del 4,85 per cento, uguale per tutti, stabilito dall'ultimo contratto nazionale e che costerà alle casse dello Stato 887 milioni di euro. Unica condizione per avere l'aumentino supplementare è che l'amministrazione di appartenenza sia considerata «virtuosa ».

E come si valuta questa virtù? Non sulla base di una particolare produttività del lavoro, né sull'efficienza degli uffici, e neppure sulla qualità dei servizi resi ai cittadini. Semplicemente, si può essere considerati «virtuosi » se si rispetta un determinato tetto di spesa per il personale in rapporto alle entrate o alle uscite. Punto e basta. Va subito precisato che non si tratta di una cosa nuova.

Il principio era stato già introdotto con il precedente contratto degli enti locali, stipulato quando c'era il precedente governo di Silvio Berlusconi. Soltanto che ora i soldi destinati a quel regalino sono aumentati ancora, raggiungendo la ragguardevole somma di 175 milioni di euro. E regalino, se è vero quello che hanno scritto i giudici della Corte dei conti, è proprio il termine esatto. Perché, hanno rilevato i magistrati contabili, «dalla relazione tecnica dell'Aran risulta che l'83,2% degli enti locali raggiunge la condizione di virtuosità, mentre il 100% delle Regioni e delle città metropolitane (i comuni più grandi, ndr) raggiungono per intero il cosiddetto parametro di virtuosità per esse stabilito. Come appare evidente, questo parametro appare facilmente raggiungibile dalla quasi totalità degli enti».

Non che questo possa essere considerato stupefacente, in un Paese nel quale gli incentivi economici ai dipendenti pubblici vengono corrisposti prevalentemente sulla base di un criterio disarmante: la sola presenza sul luogo di lavoro. Ma il fatto che sia definito «virtuoso» l'ovvio rispetto di un tetto di spesa fissato per legge, e che il mancato rispetto di quel limite dia luogo non a una sanzione, ma soltanto a un mancato premio, dev'essere apparso tanto macroscopico al Tesoro da indurre il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio a segnalare come «la condizione di virtuosità degli enti» fosse «ancorata a un unico e insufficiente parametro». Ma più di quello non ha potuto fare.

Così al presidente della sezione della Corte dei conti che ha esaminato la faccenda, Rosario Elio Baldanza, non è rimasto, qualche settimana fa, che bocciare il contratto. Rilasciando una «certificazione non positiva ». Con questa motivazione: «La corresponsione di rilevanti risorse aggiuntive, fino all'1,5% del monte salari, risulta correlata a parametri non indicativi di una effettiva virtuosità gestionale, in mancanza di una finalizzazione delle risorse stesse a miglioramenti di produttività individuale e dei servizi».

Ciliegina sulla torta: quando si è fatto il contratto, lo Stato non conosceva nemmeno il numero esatto dei dipendenti degli enti locali a cui si doveva pagare l'aumento. La Ragioneria generale aveva infatti una cifra, e l'Aran, l'agenzia governativa incaricata di negoziare materialmente il contratto con i sindacati (e al cui vertice paradosso vuole che siedano sindacalisti del calibro dell'ex segretario confederale della Uil Giancarlo Fontanelli, e personalità almeno molto vicine al sindacato come il direttore della pubblicazione della Cgil Quaderni di Rassegna sindacale, Domenico Carrieri), ne aveva una diversa. Tremila persone in più. Ma stai a guardare il capello?


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lunedì 12 maggio 2008

Tra abusivismo e speculazione, lottizzazioni più che urbanistica

Articolo pubblicato sul "Il Sole 24Ore" di domenica 4 maggio 2008. L'inchiesta di "Report". Cosa potremmo imparare da Madrid e Parigi.



Ma perchè a Roma l'urbanistica "contrattata" non si fa come a Parigi o Madrid? Se lo chiede "Report", il programma d'inchiesta giornalistica di Milena Gabanelli, che dedica il servizio d'apertura di questa sera in onda su Rai Tre al Piano Regolatore di Roma.

Il servizio - firmato da Paolo Mondani e che "Il Sole" ha visionato in anteprima - offre un ritratto urticante di alcune recenti lottizzazioni edilizie nei quartieri Bufalotta e Tor Pagnotta mostrando le aree verdi sparire sotto l'avanzata di residenze fotocopia. Non mancano i nomi eccellenti dell'imprenditoria romana delle costruzioni, da Francesco Gaetano Caltagirone a Sergio Scarpellini, ai fratelli Pierluigi e Claudio Toti.

La telecamera cattura anche il lampo nell'occhio dell'immobiliarista che conta le migliaia di appartamenti che costruirà (Scarpellini) e il ringraziamento "alla politica italiana" di un costruttore per un'autorizzazione provvidenziale (Pulcini).

Ma in realtà "Report" punta il dito contro l'Amministrazione capitolina, cioè le ultime Giunte di Rutelli e Veltroni. L'accusa è di non aver saputo governare l'urbanistica, cedendo a compromessi svantaggiosi per la città: al posto di alloggi pubblici, vengono mostrati massicci piani di residenze private con prezzi lunari e in mezzo a strade non finite.

E nel conto c'è anche l'insufficiente contrasto dell'abusivismo edilizio, che non ha risparmiato aree plurivincolate come il parco dell'Appia antica. "A Roma l'abusivismo fiorisce rigoglioso come la foresta troplicale e serve il machete per combatterlo", dice a "Report" uno sfiduciato Roberto Morassut, ancora nella carica di assessore all'Urbanistica della Giunta Veltroni (ora è deputato del PD).

Da qui il confronto con l'estero. La telecamera ci porta a spasso per Parigi, accompagnati da orgogliosi amministratori cittadini che puntano il dito sulle più recenti conurbazioni residenziali: gradevoli geometrie, balconcini e tanto vetro. E poi la domanda: "Qui - dice l'urbanista francese Pierre Micheloni - ci sono case pubbliche e residenze vendute sul mercato libero: riesce a distinguerle?". La risposta della telecamera è ovviamente negativa.

L'intervento, come spiega il tecnico francese, è stato realizzato su un'area pubblica, consentendo un maggior potere contrattuale alla città. Non solo: prima sono state fatte le strade e dopo le case, non il contrario. Infine, niente centri commerciali, per non danneggiare i piccoli negozi.

A Madrid i nuovi quartieri di edilizia residenziale non sono forse meno intensivi di quelli delle periferie romane. Ma almeno la città ha imposto una qualità architettonica che attenua l'impatto ambientale.




venerdì 9 maggio 2008

La Banca del Tempo

Articolo del Giornale di Brescia dell'8 maggio 2008.



Anche a Passirano è stato inaugurato lo sportello di un istituto di credito molto particolare: una banca che presta il tempo. Tutto nasce negli anni Ottanta in Gran Bretagna, dove alcune donne, vero motore trainante di questa esperienza, si impegnano a offrire servizi che vanno dal baby sitting al disbrigo di pratiche burocratiche. Il tutto in cambio non di denaro, bensì di altro tempo e di altre prestazioni. L’idea viene esportata un po’ ovunque in Europa e in Sud America, e in Italia prende il nome di Banca del Tempo.

Obiettivo principale di questa organizzazione è quello di recuperare le relazioni tra le persone. La Banca del Tempo funziona in modo molto semplice: chi offre un servizio, registrandolo presso lo sportello della segreteria, acquisisce un credito di tempo che potrà spendere ricevendo in cambio servizi di cui ha bisogno. Ognuno si presta secondo la propria disponibilità, che può essere di tre ore alla settimana come di un’ora ogni due mesi. L’unico vincolo è il pareggio tra ore donate e ore ricevute, ma non è necessario restituire il servizio esattamente alla stessa persona da cui lo si è ricevuto e non si hanno scadenze di restituzione del tempo.

A Passirano è stata promossa dalle associazioni onlus SO.LE e «La Gratuità» di Monterotondo. I gruppi della Banca del Tempo si riuniscono ogni martedì a Passirano e Monterotondo.

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giovedì 8 maggio 2008

Rodengo Saiano oltre i 10.000 abitanti!

"Rodengo Saiano vola oltre i 10 mila abitanti". Articolo pubblicato dal Giornale di Brescia il 6 maggio 2008.



Con nuove importanti lottizzazioni residenziali, già inserite nel vecchio Piano regolatore, la popolazione aumenterà sensibilmente. A Padergnone, a sud della Casa di riposo e vicino alla Sebina, 800 nuove case. L'aumento della popolazione di Rodengo Saiano è ormai oggetto di interrogazioni delle minoranze consiliari e delle associazioni ambientaliste. La popolazione di Rodengo Saiano, che ha una superficie di 12,5 chilometri quadrati, a tutt’oggi è poco sopra gli ottomila abitanti.

Ma il Prg, approvato nel 2004, prevede lottizzazioni che porteranno il paese sopra i 10mila abitanti. Realizzate queste lottizzazioni, sostengono in Comune, «non ce ne saranno altre di grandi dimensioni, al massimo si amplieranno leggermente le aree già costruite e si ristruttureranno gli immobili abbandonati». «Le aree che stiamo edificando - spiega l’assessore all’Urbanistica Federico Fontana - sono la realizzazione del vecchio Piano regolatore. Il Pgt attuale apporta solo un certo ampliamento del vecchio piano, sia nel settore residenziale, sia nel produttivo.

La costruzione di nuovi alloggi sta avvenendo più in fretta di quanto si era calcolato, ma è solo perché le abitazioni, in questa parte di Franciacorta, sono molto richieste e chi ha acquisito le aree ha deciso di edificarle in fretta. Il numero delle unità abitative che si costruiranno, in ogni modo, è già prestabilito, e costruite queste non se ne faranno altre. L’80% delle costruzioni programmate sono già in atto. Per noi è fondamentale la gestione del territorio in ottica sovracomunale, in sintonia con i comuni limitrofi. Puntiamo anche - conclude l’assessore Fontana - a valorizzare le ristrutturazioni. L’amministrazione ha in programma assemblee pubbliche, in varie zone di Rodengo, per raccogliere le osservazioni della gente e spiegare correttamente ciò che si sta realizzando».

Al momento stanno sorgendo circa 300 unità immobiliari a Padergnone, località La Santa, ben visibili dalla provinciale 19. Altri 200 appartamenti (quasi esclusivamente in case a due piani) sono quasi terminati nella zona tra il cimitero e la superstrada Sebina. La terza ed ultima lottizzazione importante è ubicata nella piana a sud della Residenza per anziani: qui al momento si stanno solo tracciando le strade e i parcheggi, poi sorgeranno altre 300 nuove unità immobiliari. Di queste ultime, 30 saranno costruite in edilizia economico-popolare dalla Cooperativa La Famiglia. Quando tutte queste nuove case saranno abitate, la popolazione supererà le diecimila unità.

«Il Piano che stiamo attuando - aggiunge l’architetto Pedretti, responsabile dell’Ufficio tecnico - è stato studiato nel 2002, dopo una valutazione ambientale dello studio Moro-Cantarelli di Brescia, che pianificò le zone edificabili e quelle da lasciare ad uso agricolo e a verde pubblico. Realizzato questo piano, non si costruirà più niente di significativo, al massimo piccoli ampliamenti. Il terreno agricolo sarà dichiarato di salvaguardia ed inedificabile».


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mercoledì 7 maggio 2008

L'urbanistica contrattata

Tratto dal sito Eddyburg.



L'urbanistica contrattata è la sostituzione, a un sistema di regole valide erga omnes, definite dagli strumenti della pianificazione urbanistica, della contrattazione diretta delle operazioni di trasformazione urbana tra i soggetti che hanno il potere di decidere. Dove le regole urbanistiche si caratterizzano per la loro complessità, in gran parte dovuta al sistema di garanzie che esse costituiscono, e la contrattazione per la sua discrezionalità. Essa di fatto si manifesta ogni volta che l'iniziativa delle decisioni sull'assetto del territorio non viene presa per l'autonoma determinazione degli enti che istituzionalmente esprimono gli interessi della collettività, ma per la pressione diretta, o con il determinante condizionamento, di chi detiene il possesso di (consistenti) beni immobiliari.

Quando insomma comanda la proprietà, e non il Comune. Ma poiché il potere di decidere sull'assetto del territorio spetta, almeno formalmente, ai Comuni, ecco che, quando i proprietari vogliono incidere in modo sostanziale sulle scelte sul territorio (quali aree rendere edificabili, per che cosa, quanto, ecc.), essi devono contrattare le scelte con i rappresentanti di quegli enti.

Ci fu, nella storia della Repubblica italiana, un altro periodo in cui la subordinazione delle scelte urbanistiche agli interessi privati apparve come uno scandalo. Fu negli anni in cui le scelte di politica economica e sociale compiute per la ricostruzione postbellica (lasciare le briglie sciolte sul collo dell'edilizia privata) provocarono lo sfrenato divampare della speculazione fondiaria ed edilizia. Per ritrovare quei tempi, basta ricordare alcuni episodi degli anni 50 e 60 entrati ormai nella letteratura. Il sacco di Napoli, illustrato da Francesco Rosi nel suo memorabile film Le mani sulla città. [...] Non è forse allora l'urbanistica contrattata qualcosa di simile a quello che caratterizzò quegli anni? A prima vista, potrebbe sembrare. L'urbanistica contrattata può insomma apparire a qualcuno come una forma semplicemente ammodernata della vecchia, tradizionale speculazione fondiaria. [...]

Ciò che vorremmo sostenere invece è che l'urbanistica contrattata è qualcosa non solo di nuovo e diverso rispetto alla vecchia e nota speculazione, ma è qualcosa di infinitamente più grave, perché più penetranti e pervasivi sono i suoi effetti e le distorsioni che induce (che ha indotto) sull'intero ordinamento delle istituzioni e della società. Ieri, si trattava di violazioni del sistema di regole dato. Oggi, della sostituzione, al sistema di regole date, di un nuovo e perverso controsistema di regole. Ieri, erano infrazioni e violazioni puntuali all'organizzazione istituzionale dei poteri. Oggi, è la costruzione di un contropotere.

E non è senza significato la differenza tra le reazioni sociali all'una e all'altra forma (quella di ieri e quella di oggi) della subordinazione dell'interesse pubblico a quello privato. Trenta e quarant'anni fa la speculazione fondiaria ed edilizia appariva immediatamente come uno scandalo, nei confronti del quale l'opinione pubblica (e non solo quella progressista) si ribellava, reagiva con forza e con durezza. [...]

Come scrive Maria Cristina Treu, sul versante del rapporto con i privati si deve ricordare che la visione d’insieme delle esigenze di sviluppo di un territorio e dei diversi interessi in gioco non può che rimanere in capo alla responsabilità dell’amministrazione pubblica: è il progetto del territorio, infatti, nelle sue diverse declinazioni di livello e di contenuti, che deve guidare la negoziazione con gli investitori privati e porre i limiti alla perequazione tra gli attori portatori di interessi diversi e sempre conflittuali.
Il progetto urbanistico è uno strumento rilevante di conoscenza e di comunicazione anche di opportunità alternative. Mentre la sola negoziazione su singoli temi o casi si rileva spesso appena sufficiente per strappare qualche intervento di natura sociale e di mitigazione a scapito di incrementi volumetrici e di consumo di suolo generalmente rilevanti. [...]


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martedì 6 maggio 2008

Dalla piramide ... alla punta di lancia. La popolazione è in riduzione

Articolo del Giornale di Brescia del 1 maggio 2008.



Brescia perde i bresciani. Tanto che qualcuno parla di città inospitale. A dire il vero chi emigra verso l’hinterland lo fa per due motivi: il costo delle case è inferiore, la qualità della vita spesso è migliore.Ci sono dati inconfutabili che vanno spiegati. Al 31 marzo la popolazione della città era di quasi 189mila abitanti. Di questi ben 29.500 sono stranieri.

Nel frattempo cosa è successo ai bresciani? Lo scopriamo esaminando i dati relativi al corpo elettorale. Nel 2008 gli aventi diritto al voto sono stati 145mila. Nel 2003 erano 155mila, nel ’98 160mila. Che fine hanno fatto? La risposta l’abbiamo data all’inizio di questo articolo. Ma l’analisi va oltre. Non è solo la percentuale elevata di stranieri regolari a creare qualche problema di incomprensione culturale, ma di irregolari nel solo ambito urbano ce ne sono almeno 4mila. Lo studio del Dipartimento Studi Sociali dell’Università di Brescia avverte: «Le proiezioni, su un arco temporale di 30 anni, sono relativamente semplici, almeno con riferimento alla popolazione italiana, ossia prescindendo dai flussi migratori.

Così, la popolazione (italiana) residente in provincia, che era salita da circa 980mila unità nel 1971 a 1.060mila nel 2001, è prevista invece scendere in futuro, dapprima lentamente (1.043mila unità nel 2011), poi in modo più deciso, fino a 951mila unità nel 2031. Quanto al Comune di Brescia, la popolazione (sempre italiana), era già scesa costantemente nei decenni precedenti, da 220mila del 1971 a 177mila del 2001, e continuerà a diminuire anche in futuro, fino a toccare 140mila unità nel 2031».

Considerando ora la struttura della popolazione dell’intera provincia per classi di età, se nel 1971 risultava ancora una tipica struttura «a piramide» con una base molto ampia in corrispondenza delle classi di età più giovani, nel 2001 le classi di età più numerose erano quelle centrali, tra i 30 ed i 40 anni; per il 2031 è previsto un ulteriore mutamento, con una struttura «a punta di lancia» (le classi più numerose saranno attorno ai 60-70 anni). Le conseguenze di questi mutamenti sul sistema socio-economico (previdenza, assistenza, sanità, ecc.) sono state a lungo discusse in letteratura, conseguenze peraltro comuni a molte altre aree italiane. I nuovi nati saranno nel 2031 solo del 10% inferiori a quelli del 2001. Nelle classi di età da 25 a 45 anni si avranno le maggiori contrazioni, con consistenze finali anche del 40% inferiori a quelle del 2001. Quindi l’indice di ricambio della popolazione in età lavorativa dovrebbe continuare a scendere.

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lunedì 5 maggio 2008

Il rischio che tutto cambi per non cambiare nulla

Lettera al Direttore di BresciaOggi pubblicata lunedì 21 aprile 2008.


Il Consiglio dei ministri ha approvato, a meno di un mese dalle elezioni, proprio sul filo di lana come si sul dire, il nuovo «Codice Rutelli» per il paesaggio. Sono così diventati legge i 184 articoli su cui per due anni aveva lavorato la commissione presieduta dal professor Salvatore Settis che integra la normativa base già redatta nel 2004 dal precedente ministro Urbani. La notizia è stata accompagnata sul «Corriere della Sera» dalle dichiarazioni di Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente del Fai, che ha affermato: «Da oggi la bellezza del paesaggio italiano è più al sicuro».

Non ne sono poi tanto certo. Sarà, infatti, difficile fermare la travolgente onda di cemento, pur se al momento sembra rallentata dalla crisi economica. E soprattutto sarà difficile rimodellare il paesaggio. Anche se il nuovo codice prevede stanziamenti specifici, vale a dire un «Fondo per il ripristino» di 45 milioni in tre anni per finanziare l'abbattimento di costruzioni abusive o deturpanti.

I punti cardine del «Codice Rutelli» sono comunque importanti. E se le autorità competenti avranno in un futuro prossimo e remoto la volontà di salvare quel che resta del Bel Paese, i nuovi articoli di legge offrono strumenti adeguati. Fa ben sperare l’accordo bipartisan con cui questo Codice è stato varato. Lo stesso ministro uscente Rutelli, infatti, ha reso omaggio «all'atteggiamento costruttivo» dell'opposizione; e tale atteggiamento dovrebbe renderlo operativo, a prescindere dai partiti politici chiamati a governare il Paese.

Il Codice riafferma, in primis, la competenza centrale ed esclusiva dello Stato (peraltro ribadita da una recente sentenza della Corte Costituzionale) nella tutela dell’ambiente e introduce la collaborazione obbligatoria con le Regioni sui piani paesaggistici. Inoltre, ha spiegato il sottosegretario uscente Danielle Mazzonis, «il ministero potrà introdurre nuovi vincoli». Fondamentale diventa quindi il ruolo delle Sovrintendenze che dovranno esprimere un parere vincolante preventivo su ogni intervento. Con tempi più veloci: 15 giorni e non più 60. Saranno poi facilitate le demolizioni di edifici abusivi o deturpanti, finanziate grazie al ricordato «Fondo per il ripristino del Paesaggio».

Le nuove norme prevedono anche un maggiore coordinamento tra le diverse disposizioni comunitarie e la «copianificazione» tra Stato e Regioni per i territori vincolati che sono (sulla carta) la metà dell’intera Penisola. La presidente del Fai, Crespi, si è detta, dunque, convinta che il nuovo Codice garantirà una maggiore protezione del territorio. E ha dichiarato che è stato fatto un grosso passo avanti con la normativa che ribadisce la competenza esclusiva dello Stato sulle bellezze naturali del Paese. «È giusto che il ministero e le sovrintendenze siano i principali referenti, però è ugualmente importante che gli enti locali collaborino perché tutto, in questo mondo, è collegato e c'è bisogno del contributo di ciascuno». Si è augurata che quanti saranno chiamati a governare il Paese si mettano «la mano sulla coscienza e sappiano capire sempre più l'importanza che hanno il nostro territorio e la nostra arte anche per il turismo e per l'occupazione».

Mi sembra che tutto sia da condividere. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti. Sperando che le Amministrazioni comunali, “per fare soldi” (in tutti i sensi), non riescano a trovare utili scappatoie per rilasciare nuove licenze e cementizzare ulteriormente le nostre colline, già fin troppo «urbanizzate». La preoccupazione deriva anche dal pessimismo del presidente di Italia Nostra ed anche del soprintendente ai Beni culturali di Brescia Luca Rinaldi. Quest’ultimo ha dichiarato che la carenza di personale non consentirà di dare attuazione alle nuove norme di legge. E allora, ancora una volta, tutto è cambiato perché nulla cambi?
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venerdì 2 maggio 2008

Tra i prinicipi fondamentali della Repubblica ...

Lettera al Direttore di BresciaOggi pubblicata lunedì 28 aprile 2008.



Le preoccupazioni avanzate dal soprintendente Luca Rinaldi sull’efficacia della nuova legge per la salvaguardia del paesaggio sono le stesse del professor Salvatore Settis, “padre” del nuovo Codice. Le ha espresse chiaramente nell’articolo pubblicato dalla “Repubblica” il 9 aprile. E sono di tre ordini: gli organici delle Soprintendenze, le incertezze finanziarie degli enti locali e lo stato della normativa regionale.

L’illustre studioso ha scritto che «il paesaggio è uno dei pilastri della storia e dell´identità del nostro Paese, nella diversità e varietà straordinaria delle sue città e delle sue regioni. E´ una delle massime ragioni di attrattività del nostro Paese, concorre a costituirne l´immagine e l´anima per gli italiani e per chi non lo è. Dopo una serie di leggi (la prima delle quali proposta nel 1920 dal ministro Benedetto Croce), la sua tutela ha raggiunto rango costituzionale con l´avvento della Repubblica. La nostra Costituzione è stata anzi la prima al mondo a collegare organicamente tutela del patrimonio storico, artistico e archeologico e tutela del paesaggio; e a porla fra i principi fondamentali della Repubblica. Di questi precedenti storici, giuridici, istituzionali e civili dovremo saperci ricordare».

La possibilità di una vera conservazione dell’ambiente, in senso lato (paesaggio e architetture) dipende dalla volontà degli amministratori pubblici e naturalmente dei nuovi governanti. Una delle ragioni evidenziate dal prof. Settis sulla possibile inefficacia delle nuove norme, è la necessità dei Comuni a non rinunciare agli oneri di urbanizzazione «Si sa – scrive – che, in una condizione generale di sofferenza, gli oneri di urbanizzazione sono diventati per i Comuni una delle principali fonti di introito, se non la principale. Queste tasse, dovute ai Comuni per ogni nuovo insediamento o edificio, erano destinate in origine alle opere pubbliche di volta in volta necessarie (strade, fognature, ecc.); ma da qualche anno, entrando nel bilancio comunale, sono utilizzabili per spese di ogni natura.

Si spiega così che Comuni e sindaci anche “virtuosi” si lascino tentare dal consumo indiscriminato del territorio, pur di assicurare introiti adeguati alle loro casse altrimenti vuote. Su questo tema non è certo un Codice dei Beni Culturali che può intervenire: esso richiede una assai più attenta e vasta analisi e condivisione, prima di essere affrontato in modo efficace».

Quanto alle carenze degli organici delle Soprintendenze c’è ben poco da dire, purtroppo. «Si sa che il blocco delle assunzioni – scrive sempre il prof. Settis – ha colpito duramente la funzionalità delle Soprintendenze (l’età media degli addetti si aggira oggi sui 55 anni); si spera che venga portato a termine un piano di nuove assunzioni lanciato da Rutelli, ma non basta. A quelle poche centinaia di nuovi posti si deve aggiungere, se si vuole che lo Stato risponda con efficacia ai compiti che con questa legge si è dato, un reclutamento straordinario, di giovani e competenti funzionari, assunti sulla base esclusiva della competenza e del merito».

Terzo motivo di preoccupazione, «il blocco all’applicazione del Codice che può insorgere se le Regioni non provvederanno rapidamente a modificare le proprie normative, che troppo spesso prevedono la sub-delega ai Comuni di ogni autorizzazione paesaggistica: è così che sono nati non uno, ma centinaia di “casi Monticchiello”. Il nuovo Codice rende illegittimo questo meccanismo di sub-delega, ma è necessario adeguare la legislazione regionale, nonché prevedere un opportuno regime transitorio».

Se non verranno dissolti i tre motivi di preoccupazione sull’efficacia della nuova legge vi è la seria possibilità che nulla cambi. Dipenderà anche dalla volontà del nuovo governo. Diversamente, avverte il prof. Settis, continuerà implacabile, anzi crescerà «ogni giorno, l’ondata di cemento che sta seppellendo il paesaggio italiano». E sarà un «irresponsabile suicidio».


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giovedì 1 maggio 2008

Ripensare a fondo lo sviluppo

Stralcio di un articolo del Giornale di Brescia del 18 aprile 2008.


Il convegno «Educazione, ecologia umana, ecologia dell’ambiente» promosso dalle riviste pedagogiche dell’Editrice La Scuola. «Lo sviluppo punti alla salvaguardia del creato». Mons. Betori: il cristianesimo orienti le scelte alla pace e alla solidarietà tra gli uomini e al rispetto della natura.

Il racconto biblico della creazione del mondo ci ricorda che non ne siamo padroni ma custodi; nelle parabole del Vangelo ricorre l’immagine del lavoro nella natura, affidata all’uomo perché venga difesa e possa crescere. [...] Nell’orientamento ai valori può crescere la speranza di assicurare agli abitanti della Terra un habitat ospitale. «Educazione, ecologia umana, ecologia dell’ambiente» sono i termini interconnessi che il convegno tenuto ieri all’Abbazia Olivetana di Rodengo Saiano ha approfondito nella triplice prospettiva: etica e teologica, scientifica, pedagogica. [...]

Monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha sottolineato l’esigenza che «il cristianesimo mostri la sua capacità di orientare le esistenze degli uomini sulle strade della solidarietà e della pace, di una solida convivenza civile, della salvaguardia e del rispetto della natura». Nel confronto «culturale e vitale con tutti». [...]

Un master di secondo livello in Sviluppo umano e ambiente sarà attivato dal prossimo anno nella sede bresciana dell’Università Cattolica: l’ha annunciato il preside della facoltà di Scienze della formazione, Michele Lenoci, dando lettura del messaggio del rettore Lorenzo Ornaghi. [...]

La relazione del direttore del Centro di ricerche per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile della Lombardia, Antonio Ballarin Denti, ha affrontato il problema dello sviluppo sostenibile alla luce di «tre distinti, ma integrabili fattori: lo sviluppo economico della società umana, il rispetto e la tutela degli equilibri ambientali, i rapporti etico-sociali tra e dentro le nazioni del mondo». Lo sviluppo è necessario, ma va «ripensato a fondo»: agli indicatori economici vanno affiancati altri criteri di valutazione, parametri relativi alla qualità della vita e al benessere sociale. Nel rischio di esaurire e intaccare preziose risorse e delicati equilibri, «occorre attenersi a un prudente principio di precauzione e valutare sempre i possibili impatti su tempi lunghi anche per rispetto e tutela delle future generazioni». Scienze della natura, scienze economiche e scienze umane sono chiamate ad «affrontare insieme queste sfide impegnative». [...]
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