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lunedì 31 marzo 2008

Pessimista? E se per caso avessi ragione?

Lettera al Direttore pubblicata sul Giornale di Brescia del 28 marzo 2008.



Sono un giovane tosco-madernese e ho deciso di scrivere quanto segue per esporre il mio pensiero riguardo al rapporto amministrazione comunale-ambiente.Nei mesi trascorsi ho investito molto del mio tempo appoggiando la causa del comitato «Spiaggia del Vialone» (di cui tutti dovreste essere informati viste le 2.013 firme raccolte!) perché ritengo che la difesa e la protezione del territorio da chiunque voglia minacciarne la sopravvivenza sia non solamente un diritto quanto piuttosto un dovere. Azioni che prevedono lo smantellamento di un uliveto, il ridimensionamento di una spiaggia, la cementificazione di una collina sono danni irreversibili che una volta arrecati rimangono senza che nessuno possa più rimarginare tali ferite o riportare la situazione allo stato originario (questo lo affermo in quanto sono perito agrario e studente ambientale).

Da ciò la necessità di tutelare le poche aree verdi che ormai sono rimaste a Toscolano-Maderno. Il fine mio (e questo vale anche per gli altri membri del gruppo) non era scontrarmi con il Comune in particolare, non avevo pregiudizi (al contrario di ciò che è stato affermato) nei confronti dell’Amministrazione tosco-madernese, ero semplicemente preoccupato, e lo sono ancora, per le sorti del mio paese. La cementificazione cui ho assistito negli ultimi anni è una cosa spaventosa, ma lo è ancor di più il silenzio che ha accompagnato queste operazioni. Anch’io sono per il progresso, per il turismo, per lo sviluppo di Toscolano-Maderno ma nessuno mai riuscirà a farmi credere che la soluzione ai nostri problemi è il cemento.

Viviamo in una situazione in cui manca qualsiasi forma di vita sociale, abbiamo pochissimi momenti di scambio comunitario, i negozi chiudono per mancanza di clienti, le giovani coppie si trasferiscono nei Comuni vicini perché i prezzi delle case sono alle stelle, le attività lavorative scarseggiano e i centri storici sono deserti. La verità è che sono preoccupato per il futuro: quando veramente non avremo altro terreno su cui costruire cosa faremo? Allora quale sarà per la nostra comunità la fonte di entrata? Ai turisti che decideranno di trascorrere quei quindici giorni in agosto sul lago garberà ancora venire a Toscolano Maderno ad ammirare immense palazzine abbandonate o a sentire il «meraviglioso» concerto dei Dick Dick disturbato tra l’altro dal rumore proveniente dagli innumerevoli cantieri edili aperti?

È vero, per noi tosco-madernesi la possibilità di vendere un pezzo di terra e guadagnarci qualche soldo è una bella opportunità... ma le generazioni future quali opportunità avranno? Magari qualcuno aprirà un impresa di demolizioni... e gli altri? Siamo dei cittadini fortunati, viviamo in un ambiente che molti ci invidiano e, anziché tutelarlo, permettiamo che esso sia venduto a imprese edili che vedono i nostri uliveti, le nostre spiagge e le nostre colline come grandi giacimenti di denaro da accaparrarsi... tanto loro non vivono qui! Che importa a loro se gli appartamenti poi restano invenduti? Loro comprano per un milione, rivendono per dieci e... chi si è visto si è visto (qualcuno mi prova il contrario?)!

Se tra venti anni Toscolano Maderno si trasformerà in un paese fantasma non saranno certo loro a pagarne le conse- guenze!Io parlo da giovane inesperto ma ci tengo a far conoscere le mie idee che, per quanto a qualcuno possano sembrare ambizioni di un semplice giovanotto, sono pur sempre idee. Mi piacerebbe che i commercianti potessero guardare al nostro paese come un’opportunità di investimento, qualche bar in più, qualche negozio in più, erogare agevolazioni per chiunque voglia aprire la sua piccola attività, manifestazioni a misura di famiglie e manifestazioni a misura di giovani. Perché i ragazzi se vogliono andare a divertirsi devono per forza recarsi a Salò o a Desenzano? Abbiamo un lungolago che strutturalmente fa invidia a quello di Limone e anziché favorirne lo sviluppo con la creazione di realtà alberghiere, commerciali, ristoranti (che tra l’altro sarebbero una vera opportunità per noi cittadini), permettiamo che si continuino a costruire appartamenti anche in riva lago.

Nell’ipotesi in cui queste abitazioni fossero vendute, i proprietari quanto tempo pensate trascorrerebbero nelle loro seconde case? E il resto dell’anno? A Toscolano Maderno non è il territorio che non va... il problema è la gestione che ne viene fatta ormai da anni. Ci siamo forse abituati a questo tipo di sfruttamento del territorio? Tanto da non riuscire più a vedere le sessanta gru che disturbano il paesaggio? A mio avviso siamo ancora in tempo per rimediare alla situazione disastrosa che altrimenti condannerà il nostro paese alla morte comunitaria... sono io ad essere pessimista? In caso fosse così ci faremo una risata... ma se per caso avessi ragione...
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sabato 29 marzo 2008

Se il PGT scommette sul paesaggio

Articolo di BresciaOggi del 27 marzo 2008. Polpenazze: pronto il nuovo Piano di governo del territorio. Il Pgt scommette sul paesaggio.



Uno dei principali obiettivi che Polpenazze ha indicato per la realizzazione del nuovo Piano di governo del territorio è la sostenibilità ambientale dello sviluppo urbano. Il paese oggi è tra i più verdi e preservati della Valtenesi. Tuttavia, la nota migliore uscita dalla relazione dell'architetto Silvano Buzzi è stata una precisa scelta dell'amministrazione comunale guidata da Giuseppe Turrina: un «no» ai centri commerciali, e una limitazionme dei capannoni produttivi. Ora dal deposito degli atti ci saranno 30 giorni per far pervenire le proprie osservazioni; poi la Valutazione ambientale entro fine aprile.

Polpenazze, che nel 2007 contava 2488 abitanti per 1.116 famiglie, ha una superficie di 9 kmq. Quasi 1 e mezzo sono già urbanizzati, cui vanno aggiunti altri 31 mila metri quadri già impegnati per il prossimo quinquennio. Il Pgt è stato redatto considerando alcuni obiettivi, oltre alla sostenibilità ambientale: la valorizzazione dei paesaggi per il turismo, il potenziamento o la realizzazione di percorsi naturali, storici e ciclopedonali. Lo sviluppo di nuove strutture alberghiere dovrà quindi essere compatibile con l'alto pregio del paesaggio. Per gli interventi di pubblica utilità, sarà pedonalizzata la zona attorno al centro di Castelletto per evitare il traffico interno. Per questo potrebbero essere realizzati dei parcheggi ai lati dei centri storici.

Tra gli altri interventi spiccano la palestra vicino al campo sportivo, l'ampliamento delle elementari, il potenziamento degli ambulatori, un nuovo museo con biblioteca e l'adeguamento della Rsa S. Giuseppe agli standard funzionali. Non saranno creati nuovi poli produttivi, perché sono già sufficienti gli attuali che potranno essere sviluppati. Sul territorio comunale oggi sono presenti due poli a Bottenago, uno unico a Polpenazze e due sporadici a Picedo.

Nel campo agricolo, invece, oggi ci sono 128 aziende, rispetto alle 159 del 1990. La diminuzione è in linea con la crisi del settore in tutta la Provincia, ma Polpenazze cercherà di valorizzare il sistema colturale e di incentivare allevamenti non intensivi.Va sottolineato, infine, che l'amministrazione ha dichiarato di non volere centri commerciali nel proprio territorio.

La scelta dell'amministrazione è in controtendenza rispetto a quella di molti Comuni circostanti, dove la realizzazione dei centri commerciali, che hanno segnato il territorio, è stata spesso criticata. In paese, quindi, vi saranno solamente piccole attività commerciali fino a 150 mq di superficie. E non uno di più.
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giovedì 27 marzo 2008

Rispunta il parcheggio di via S.Giorgio?

Dopo lunghi anni di oblio, a sorpresa si "rispolvera" lo studio di fattibilità del parcheggio di via S.Giorgio. Ecco di seguito il testo della delibera di Giunta n° 32 del 5 marzo 2008.


Oggetto: Approvazione studio di fattibilità per la realizzazione di nuovo parcheggio in Monterotondo.


La Giunta Comunale
Visto l’art. 14 della Legge 11.02.1994, n. 109 e successive modifiche ed integrazioni;
Visto il D.M. 21.06.2000, pubblicato sulla G.U. n. 148 del 27.06.2000, recante “Modalità e schemi tipo per la redazione del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori, ai sensi dell’art. 14, comma 11, della legge 11.02.1994, n. 109 e successive modificazioni”;
Visti gli artt. 13 e 14 del D.P.R. 21.12.1999, n. 554, recante “Regolamento di attuazione della legge 109/94 e successive modificazioni”;
Dato atto che, ai sensi dell’art. 14 della L. 109/94, come modificato dall’art. 7 della legge 166/02, l’attività di realizzazione dei lavori pubblici di importo superiore a € 100.000 si svolge sulla base di un programma triennale e dei suoi aggiornamenti annuali che le Pubbliche Amministrazioni appaltanti predispongono ed approvano, nel rispetto dei docuemnti programmatori, già previsti dalla normativa vigente e della normativa urbanistica, unitamente all’elenco dei lavori da realizzare nell’anno stesso;
Premesso che l’inclusione di un lavoro di importo inferiore a 1 milione di euro nell’elenco annuale è subordinata alla previa approvazione della studio di fattibilità e/o progetto preliminare salvo che per i lavori di manutenzione per i quali è sufficiente l’indicazione degli interventi accompagnata dalla stima sommaria dei costi;
Dato atto che il Programma Triennale 2008/2010 e l’Elenco Annuale 2008 dei lavori pubblici sono stati regolarmente adottati con deliberazione di Giunta Comunale n. 98 del 10.10.2007 e che è in corso il procedimento di approvazione del Programma da parte del consiglio Comunale;
Ritenuto necessario pertanto provvedere all’approvazione dei progetti preliminari o degli studi di fattibilità dei lavori che si intendono inserire nell’elenco delle opere per l’anno 2008;
Considerato che l’Amministrazione Comunale intende realizzare un parcheggio in località S. Giorgio a Monterotondo;
Atteso che le succitate opere sono inserite nell’Elenco Annuale dei Lavori pubblici nell’ambito degli interventi di viabilità che questo Comune intende realizzare nell’anno 2008;
Visto lo studio di fattibilità redatto dal geom. Cardillo Giuliano Pasquale, dell’Ufficio Tecnico Comunale, composto da Computo, quadro Economico e Studio Planimetrico;
Visto il quadro economico delle opere da cui si evince una spesa complessiva di € 60.000,00;
Ritenuto di approvare lo studio di fattibilità in quanto non sussistono impedimenti per l’avvio dell’iter di progettazione e realizzazione dell’opera in oggetto;
Preso atto che le somme previste per la realizzazione dell’opera trovano copertura nei cod. 2080101 siope 2102 cap. 9400 del Bilancio 2008 in corso di formazione;
Visti i pareri favorevoli espressi dal responsabile del servizio per la regolarità tecnica e dal responsabile del servizio finanziario per la regolarità contabile;
Con voti unanimi favorevoli espressi dagli aventi diritto nei modi di legge

DELIBERA

1)Di approvare lo Studio di fattibilità per la realizzazione di un nuovo parcheggio in via S. Giorgio in Monterotondo per un costo totale di € 60.000,00 composto Computo e Quadro economico e Studio planimetrico, allegati all’originale della presente per farne parte integrante e sostanziale;
2)Di incaricare il Responsabile dell’Area Tecnica a dare esecuzione alla presente deliberazione e di provvedere con separato provvedimento ad assumere il relativo impegno di spesa che dovrà trovare adeguata collocazione nel capitolo dell’esercizio finanziario 2008 in corso di approvazione;
3)Di dare atto che la proposta della presente deliberazione è stata presentata corredata dai prescritti pareri favorevoli che si allegano all’originale;
4)Di comunicare la presente deliberazione, contestualmente all’affissione all’albo, ai signori Capigruppo consiliari, ai sensi dell’art. 125 del D.Lgs. n. 267/2000;
5)Di dichiarare la presente deliberazione immediatamente eseguibile, ai sensi e per gli effetti dell’art. 134, comma 4, del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267.


martedì 25 marzo 2008

Pianificazione prima di tutto

Articolo di Luigi Chiarello pubblicato su ItaliaOggi del 20 marzo 2008. Passa la riforma dei Beni Culturali. Lo Stato torna sovrano. Pareri vincolanti sugli interventi. E pianificazione prima di tutto.


Nuova definizione di paesaggio, ruolo principe dello stato nella tutela, co-pianificazione con regioni e comuni in fatto di vincoli paesaggistici, più potere ai sovrintendenti. Sono i punti cardinali della riforma del codice dei beni culturali e ambientali, varato ieri dal consiglio dei ministri. Due provvedimenti, come anticipato da ItaliaOggi il 12 marzo scorso, che confluiscono in uno solo. Due dlgs che cambiano l'assetto normativo disegnato dal decreto legislativo n. 42/2004. Una riforma la cui delega al governo era agli sgoccioli: doveva essere esercitata entro il primo maggio 2008. I decreti, come detto, intervengono in due distinti settori. Il primo dlgs interviene sulla circolazione delle cose di interesse storico e artistico, riconsidera la disciplina di tutela dei beni archivistici, definisce una più stringente salvaguardia del patrimonio culturale di proprietà di enti pubblici, soggetti giuridici privati ed enti ecclesiastici civilmente riconosciuti; il secondo innova in materia di nozione di paesaggio, pianificazione paesistica e regime di autorizzazioni paesaggistiche. Sui due dlgs hanno espresso parere favorevole la Conferenza unificata (28 febbraio 2008) e le Commissioni parlamentari di Camera e Senato (5-6 marzo 2008).Beni Culturali. Alcune modifiche tendono a porre riparo agli effetti,tanto contestati, della normativa Urbani sulla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico. Ecco le principali:

- Coordinamento tra disposizioni Ue, accordi internazionali e normativa interna per assicurare il controllo sulla circolazione internazionale dei beni appartenenti al patrimonio culturale italiano. Specificando che tali beni non sono assimilabili a merci.

- Conferma della disciplina della Convenzione Unesco 1970 sulla illecita esportazione di beni culturali e sulle azioni per ottenerne la restituzione.

- Salvaguardia del patrimonio culturale immobiliare di proprietà pubblica nell'ipotesi di dismissione o utilizzazione per scongiurare la dispersione di immobili pubblici di rilevanza culturale.

- Previsione di una clausola risolutiva automatica degli atti di dismissione in caso di mancato rispetto delle nuove regole.

- Paesaggio Le modifiche al Codice muovono dalla considerazione, di recente ribadita dalla Corte costituzionale con sentenza 14 novembre 2007 n. 367, che il paesaggio è valore «primario e assoluto» che deve essere tutelato dallo stato, prevalente rispetto agli altri interessi pubblici in materia di governo e valorizzazione del territorio. Le novità rafforzano la tutela a vari livelli.

- C'è una nuova definizione di «paesaggio» adeguata ai principi della Convenzione europea del 2004.

- Viene ribadita la priorità della pianificazione come strumento di tutela del territorio. Pur rientrando la redazione del piano tra le competenze delle regioni, e' riconosciuta al ministero dei beni culturali la partecipazione obbligatoria all'elaborazione congiunta con le regioni delle parti del piano sui beni paesaggistici (vincolati ex legge Galasso o in base ad atti amministrativi).

- Le Soprintendenze finora con ruolo marginale, essendo loro consentito il mero controllo di legittimità successivo sull'autorizzazione dei comuni, col nuovo codice dovranno emettere parere vincolante preventivo sulla conformità dell'intervento ai piani paesaggistici e ai vincoli. La natura del parere passa da vincolante a obbligatorio se il ministero ha verificato l'adeguamento degli strumenti urbanistici ai piani paesaggistici.
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lunedì 24 marzo 2008

Basta villettopoli

Articolo del Corriere della Sera del 20 marzo 2008.


Il Paesaggio d'ora in poi avrà più tutela e non soltanto a chiacchiere. Con i due decreti legislativi approvati ieri dal Consiglio dei ministri le bellezze italiane dovrebbero guadagnarci una burocrazia più svelta ma soprattutto un fondo annuale da 15 milioni di euro da spendere per demolire brutture ed ecomostri vari. Tra le «categorie » protette rientrano anche alberi e boschi monumentali.Questo nuovo «Codice Rutelli » (ministro promotore), 184 articoli su cui per 2 anni ha lavorato la commissione presieduta dal professor Salvatore Settis, integra la normativa base già redatta nel 2004 dall'ex Urbani.

La «rifondazione ecologica» del Paese, richiamandosi all'art. 9 della Costituzione («La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione») supera la resistenza passiva di qualche ente locale (Lombardia, Toscana, Calabria e Veneto le regioni con più rimostranze) e riafferma in materia la competenza centrale ed esclusiva dello Stato (peraltro ribadita da una recente sentenza della Corte Costituzionale) e introduce la collaborazione obbligatoria con le Regioni sui piani paesaggistici. «Il ministero potrà introdurre nuovi vincoli», spiega il sottosegretario Danielle Mazzonis.

Fondamentale il ruolo delle Sovrintendenze che dovranno esprimere un parere vincolante preventivo su ogni intervento. Con tempi più veloci: 15 giorni e non più 60. Più facili saranno le demolizioni. Con il «Fondo per il ripristino del Paesaggio », 45 milioni per 3 anni, verrà finanziato l'abbattimento di costruzioni abusive o deturpanti. «Una svolta storica », annuncia il ministro Rutelli che rende merito «all'atteggiamento costruttivo» dell'opposizione ed è convinto che le nuove norme «potranno scongiurare il pericolo di nuove villettopoli».

Riferimento implicito alla contesa immobiliare che un anno fa infiammò la Val d'Orcia: contro quei 95 contestati casali in costruzione a Monticchiello, in pieno sito Unesco, si scatenò una durissima eco-battaglia capitanata dall'italianista (e residente) Alberto Asor Rosa. Altrettanto animata fu la battaglia pro e contro l'autostrada della Maremma, ambientalisti contro Regione Toscana. Soddisfatto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente: «Una buona notizia per il Belpaese, ora è fondamentale approvare i piani paesaggistici in tutte le regioni ». Nella prima parte, il Codice si occupa della circolazione internazionale dei beni culturali, non più assimilabili a merci. Confermate le regole Unesco del 1970 sull'illecita esportazione e sulle azioni per la restituzione.
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sabato 22 marzo 2008

Il narcisismo dei leader

Articolo di Giuseppe De Rita pubblicato sul Corriere della Sera del 21 marzo 2008.



Non c'è da scandalizzarsi se in campagna elettorale la personalizzazione della politica tende a tracimare nel narcisismo dei suoi protagonisti. La loro avventura si fa ogni giorno più solitaria, ed è naturale che essi tendano a caricare la ricerca di consenso sulla propria immagine e sul proprio carisma, compito per il quale una dose di autostima è indispensabile e un po' di narcisismo giova.Non si sfugge però all' impressione che si stia un po' esagerando e che anche presso un popolo di narcisi, quali noi italiani siamo, si possa rischiare qualche contraccolpo negativo.

È esagerato infatti che l'autocentratura dei candidati premier si realizzi in un'esasperata coltivazione di se stessi. Certo si deve piacere alla gente, ma attenzione: la cura per il proprio personaggio, l'aspetto esteriore, il modo di vestire, la personale arte retorica, le battute a effetto, il gesto volutamente impressivo, la garanzia personale sulle promesse programmatiche, la propensione a inventarsi ogni giorno qualcosa di valenza mediatica, sono tutte cose importanti, ma portano a una pericolosa collimazione fra autocentratura e pulsioni narcisiste. E la circostanza che i protagonisti siano tutti piacenti appiattisce il panorama complessivo: non si forma cioè una selezione o un'asimmetria competitiva, e resta solo la dubbiosa domanda di cosa ci sia sotto le trionfanti apparenze.

Altrettanto esagerato è il fatto che i candidati premier chiedano la scena solo per loro, quasi che i loro partiti o schieramenti non abbiano altri livelli di responsabilità, altri protagonisti, altri talenti da valorizzare, non abbiano cioè una classe dirigente. Votare i leader è cosa obbligata, nell'attuale legge elettorale; ma da sempre le elezioni si fanno per giudicare la qualità delle classi dirigenti. E invece (tranne tre o quattro eccezioni) queste sembrano elezioni di «assenti», di politici che ben che vada sono in attesa di fare i ministri, male che finisca sono in attesa di dissolvimento esistenziale.

E sorge allora la domanda se il narcisismo autocentrato non nasconda un deficit di rappresentanza, in quanto non si capisce a quali interessi, bisogni, categorie, gruppi sociali facciano riferimento i nostri protagonisti solitari. Negli annunci programmatici essi cercano di captare grandi tematiche fatalmente generiche (donne, giovani, precari, pensionati, ecc.) mentre per la composizione delle liste essi spigolano qua e là, dall'imprenditore al precario, dall'operaio al generale, tutti comunque scelti per la facciata, e certo inadatti per stabilire una significativa relazione con i mondi di provenienza. E se cade la spinta a fare rappresentanza sociale e politica non deve poi sorprendere che nelle liste abbiano trovato posto segretarie, assistenti e pretoriani, persone cioè vicine e fedeli e adoranti nei confronti del leader autocentrato.

Il narcisismo finisce così per essere l'estremo effetto estraniante della personalizzazione della politica sulle esigenze e sui processi della rappresentanza collettiva. E non molti sembrano rendersi conto di quale contributo esso dia alla pericolosa corrosione di quelle che amiamo chiamare «le istituzioni della democrazia rappresentativa».




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venerdì 21 marzo 2008

La bellezza è più al sicuro?

Articolo del Corriere della Sera del 20 marzo 2008. «Grande passo in avanti Ora la bellezza è più al sicuro».



Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente del Fai, è speranzosa: «Da oggi la bellezza del paesaggio italiano è più al sicuro».
Ci voleva questo Codice? «Sì. Potrà garantire una maggiore protezione del territorio. Abbiamo fatto un grosso passo avanti e spero davvero che, chiunque vinca le elezioni, non voglia poi stravolgere quanto fatto finora».

La nuova normativa ribadisce la competenza esclusiva dello Stato sulle proprie bellezze naturali. «È giusto che il ministero e le sovrintendenze siano i principali referenti, però è ugualmente importante che gli enti locali collaborino perché tutto, in questo mondo, è collegato e c'è bisogno del contributo di ciascuno».

Cosa si augura ancora per il Belpaese? «Che chi governa si metta la mano sulla coscienza e sappia capire sempre più l'importanza che hanno il nostro territorio e la nostra arte anche per il turismo e l'occupazione. L'Italia non è soltanto alberghi a 5 stelle e città d'arte, spesso le zone intorno ai luoghi più visitati sono altrettanto belle e dovunque l'eccellente gastronomia e l'artigianato possono attrarre visitatori».

Preoccupazioni? «Una su tutte. Che tolgano l'Ici sulla casa, come ho sentito che qualcuno promette in campagna elettorale: senza più quei soldi i Comuni per finanziare le opere pubbliche sarebbero indotti a ricorrere alle redditizie opere di urbanizzazione. Così si distruggerebbe tutto. E in poco tempo avremmo un'Italia di cemento».
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giovedì 20 marzo 2008

Brescia, la provincia che si è mangiata più territorio

Articolo del Giornale di Brescia del 19 marzo 2008, di Cecilia Bertolazzi - I dati Legambiente e Politecnico di Milano classificano la nostra terra come la più urbanizzata in Lombardia. Il monitoraggio fa riferimento al periodo 1999-2004: da allora nessuno più ha «certificato» il consumo di aree.



Una panoramica della città che, annualmente, secondo i dati presentati da Legambiente e Politecnico di Milano, consuma 37 ettari di suolo. È la provincia più «sciupasuoli» della Lombardia. Un primato che Brescia si è conquistata «mangiandosi», ogni anno, dal 1999 al 2004, un’estensione di terreno pari a qualcosa come 1.858 campi di calcio. Niente partite di pallone però, perché su quei campi si sono disputate ben altre disfide a partire da quelle immobiliari o infrastrutturali. Il dato sul terreno consumato dall’urbanizzazione è, tradotto in altre unità di misura, di 929 ettari di superficie per anno, cifra che risulta, in assoluto, la più alta della regione.

Brescia insomma «fa meglio» anche di Milano che, notoriamente, presenta una situazione consolidata di cementificazione pervasiva. «Solo» 609 ettari per anno per il capoluogo regionale, superato di poco, 616 ettari, da Mantova, e dai 634 ettari accumulati dai cugini bergamaschi. La «spifferata» sulla dieta ipercalorica condotta dalla nostra provincia arriva, in anteprima, rispetto alla pubblicazione dello studio complessivo, direttamente da chi quello studio lo ha realizzato: Legambiente e DiAP (Dipartimento di Architettura e Pianificazione) del Politecnico di Milano. Un’analisi che si è mossa dalle immagini landsat, quelle cioè scattate da satellite, di proprietà di Arpa (agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) che sono diventate leggibili, attraverso tecniche Gis, in modo da offrire le differenze di uso del suolo entro le due soglie temporali del 1999 e del 2004.

«Oltre all’allarme sulla trasformazione del suolo, si pensi che ogni anno in Lombardia, con le varie opere di urbanizzazione si realizza un città grande proprio quanto Brescia - dice Paolo Pileri, docente di Pianificazione territoriale del Politecnico di Milano, che si è occupato del confezionamento dei dati - c’è anche quello derivante dal fatto che nessun organo istituzionale abbia fatto richiesta delle immagini Arpa dal 2004 in poi per essere lette, come a dire che il tema non è interessante o conveniente da approfondire». «È necessario invertire la rotta - sostiene Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - il suolo infatti è una risorsa non rinnovabile e una volta consumato non sarà più disponibile per le generazioni future.

Occorrono dunque politiche e norme efficaci contro la dilapidazione del patrimonio territoriale che purtroppo è favorita da Comuni per i quali le concessioni di nuovi volumi edificabili rappresentano il modo migliore per fare cassa». Ecco perché per innescare un processo virtuoso «vorremmo ricorrere alla compensazione ecologica preventiva - prosegue Pileri - una sorta di ’’baratto’’ che garantisca all’Amministrazione per un metro quadro di terreno edificabile la realizzazione, sullo stesso terreno comunale, di due metri quadri di bosco, una buona norma già prevista in altre nazioni europee, come la Germania».
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mercoledì 19 marzo 2008

L'invasione del cemento

Articolo di BresciaOggi del 18 Marzo 2008. L’invasione del cemento. Un convegno a Milano ha presentato dati davvero impressionanti. Consumo del territorio: via 13 ettari al giorno.



Con l’obiettivo di misurare la quantità di territorio che viene assorbita dalla realizzazione di opere di vario genere, a Milano è stato fondato un «osservatorio» che registrerà appunto il consumo del suolo.Si tratta di una creazione di Legambiente, dell’Istituto nazionale di urbanistica (Inu) e del dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico di Milano. La nuova iniziativa è stata presentata ieri proprio a Milano, in un convegno organizzato col contributo del consiglio regionale, insieme ai primi dati elaborati dal nascente osservatorio: sono relativi al periodo compreso tra il 1999 e il 2004 e alla Lombardia, e sono allarmanti.

«Il consumo di suolo è un problema in tutta Italia - ha esordito il presidente regionale di Legambiente Damiano Di Simine - ma la Lombardia è l’epicentro di questo sisma. Qui, infatti, si consumano 13 ettari di suolo al giorno, l’equivalente di due campi di calcio. E la palma di provincia più "sciupasuolo" spetta a Mantova: ogni anno sono consumati 616 ettari, cioè 16 metri quadrati per abitante, 8 volte più che a Milano dove la media è di 2,4 metri quadrati».

La tendenza a costruire senza limite riguarda però anche Pavia e Lodi (11 metri quadrati), Cremona (8,6) e Brescia (8), province con una forte vocazione agricola. Per fermare quella che Legambiente definisce «una alluvione di capannoni, centri commerciali, parcheggi e strade», la stessa associazione propone di introdurre la «compensazione ecologica preventiva» fra le norme urbanistiche della Regione. Ora invece, in Italia e in Lombardia non ci sono effettive norme relative alla tutela del terreno in quanto tale».

E a questo proposito Francesco Prina, consigliere regionale del Pd, ha annunciato che riproporrà di inserire nella legge urbanistica la compensazione ecologica preventiva, suggerendo di impedire ai sindaci di usare i soldi che arrivano dagli oneri urbanistici per la spesa corrente. Il motivo? «Non si svende il territorio - ha risposto - per pagare gli stipendi agli impiegati comunali». «Il problema del consumo del suolo - ha replicato Giulio De Capitani esponente della Lega nord - è già stato affrontato con il Piano del territorio regionale e con la legge urbanistica: l’urbanizzazione prevede già precise regolamentazioni. Si tratta di applicarle».




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martedì 18 marzo 2008

Preoccupati dall'eccessiva cementificazione

Articolo di BresciaOggi del 17 marzo 2008. Il presidente della Comunità preoccupato per l’eccessiva cementificazione«Il Garda è a rischio troppe seconde case».



Il Garda dall'esterno è percepibile con un'identità comune né lombarda né veneta né trentina, ma semplicemente gardesana. Dall'interno, invece, gli amministratori faticano a mettere insieme la sua ricchezza. Con queste premesse a Desenzano sabato scorso si è svolto il convegno «Comunicare il territorio: valorizzazione e programmazione». L'iniziativa è nata come ideale prosecuzione della ricerca svolta da Renata Salvarani, docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, a cominciare dalle pubblicazione sul «Garda romanico». Il Garda ospita molto turismo mordi e fuggi, ma ora deve sviluppare quello culturale. Le risorse sono tante, ma la frammentazione e il particolarismo sono un limite e governare un lago diviso tra Regioni e Province è una difficoltà. Eppure può ancora essere considerato unitario. Le pievi, i castelli, i musei, i reperti romani e le ville rinascimentali costituiscono un sistema culturale diffuso sul territorio, che va studiato, comunicato, valorizzato e proposto in chiave turistica. E questo è l'obiettivo della ricerca della Salvarani «Il Garda: il territorio e l'identità attraverso i secoli», presentato ieri e che proseguirà con iniziative didattiche.«Il patrimonio gardesano è ampio – come ha spiegato l'architetto Massimo Locatelli – ma spesso è incurato». Sono un esempio positivo l'abbazia di Maguzzano e l'area di Sirmione, che in Italia come visite è seconda solo a Pompei. Purtroppo è negativo quello dell'ex abbazia San Vigilio a Pozzolengo. Lasciata a sé stessa, è stata depredata di una colonna con il conseguente crollo di una volta del '600. In alcune zone, come sottolineato dal senatore Aventino Frau presidente della Comunità del Garda, il senso di appartenenza o il paesaggio non sono più esistenti: come lungo la Provinciale da Padenghe a Salò. «Se si fanno i conti solo con la cassa, tra poco gli albergatori l'avranno vuota. Oggi un albergo su quella strada della Valtenesi non lavorerebbe, non c'è differenza da una strada della periferia milanese». La storia e il progresso non possono essere fermati, ma il Garda è un capitale da mantenere, eppure «è diventato un mezzo di investimento finanziario. Non possiamo solo pensare a seconde case utilizzate per un mese e che sciupano il lago». Un no alla speculazione.
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lunedì 17 marzo 2008

Contenere il consumo di territorio

Articolo del Giornale di Brescia di giovedì 14 marzo 2008. Iseo: l’Amministrazione comunale illustra, in un’assemblea pubblica, le linee guida del futuro Pgt. Ipotizzato un incremento di mille abitanti in 10 anni. Sviluppo sostenibile tra le priorità.



Ridimensionare le richieste - ritenute esorbitanti - di trasformazione del territorio. Perché «occorre contenere il consumo di suolo», in un’ottica di tutela ambientale e di sviluppo sostenibile. Anche se le previsioni ipotizzano un aumento di mille abitanti in dieci anni. In sostanza è questa la risposta degli amministratori comunali a quelle 284 osservazioni al Pgt, raccolte tra il dicembre 2005 - periodo dell’avvio della discussione sul Pgt di Iseo - e il dicembre scorso. Quasi trecento istanze attraverso le quali gli iseani richiedevano anche la trasformazione urbanistica di qualcosa come un milione e 258mila metri quadrati di territorio, con diverse destinazioni: 920mila metri quadrati di residenziale, 114mila di artigianale, 160mila di agricolo ed il resto per nuovi insediamenti commerciali.

Cifre «grosse», richieste pesanti che farebbero pure lievitare enormemente la popolazione e «mangiare» altre aree, a cui l’Amministrazione comunale l’altra sera, a castello Oldofredi, in occasione di un’assemblea pubblica, ha risposto con l’illustrazione delle proprie linee guida per il futuro strumento di pianificazione territoriale. Linee ispirate al «risparmio territoriale», anche se fin da ora si può già ipotizzare un aumento di abitanti, case e conseguenti richieste di servizi. In realtà non sono mancate alcune critiche dal pubblico in merito al processo partecipativo e alla potenziale espansione residenziale che stravolgerebbe il paese - «mille abitanti sono previsione eccessiva e dagli impatti gravosi» - ma anche richieste specifiche di edilizia economico-popolare.

Ma per volumi, metrature e cifre precise gli amministratori hanno preferito rimandare ai prossimi giorni, evidenziando invece l’altra sera i principi ispiratori del documento, letto dall’assessore Paolo Brescianini: sono la conservazione dei caratteri che definiscono identità e leggibilità del paesaggio (montagna e lago), la tutela delle preesistenze significative, la salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale già acquisito e delle tradizioni della comunità locale, migliorando il rapporto tra residenti e servizi. Premesso ciò, l’assessore Brescianini, coadiuvato dall’équipe del Politecnico di Milano, guidata dal professor Giorgio Ferraresi, ha continuato con la presentazione di più mappe del territorio iseano focalizzando otto punti chiave su cui focalizzare maggiormente l’attenzione.

Sviluppo sostenibile, tutela dell’ambiente, servizi pubblici, mobilità, sono i settori sui cui si sono concentrate le indicazioni dell’Amministrazione con riferimenti anche all’artigianato, al commercio, ai centri abitati ed alla residenzialità. Contenere il consumo di suolo, garantire le risorse necessarie alle generazioni future per migliorare la qualità della vita e non solo lo sviluppo economico, incentivare gli edifici sostenibili certificati, prevedere obiettivi di elevata efficienza energetica, recuperare, con meccanismi perequativi, zone del centro storico, sono i capisaldi dello sviluppo sostenibile.

In pratica? Permettere la fruizione pubblica degli accessi a lago e garantire una fascia minima di 10 metri a lago, priva di costruzioni, recuperare aree dismesse (come le Piane di San Martino e la ex Niggeler & Kupfer di Pilzone), aumentare aree verdi e sportive, individuare nuove aree portuali, potenziare piste ciclabili e marciapiedi, realizzare parcheggi anche interrati, riqualificare via Roma, pedonalizzare il lungolago di Iseo, rivedere l’intera viabilità, aumentare i servizi di trasporto pubblico ed eliminare i passaggi a livello ferroviari.





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sabato 15 marzo 2008

Le interferenze della politica

Articolo di BresciaOggi di venerdì 14 marzo 2008. «Interferenze politiche sull’Osservatorio».




«Al momento di scegliere i membri dell'Osservatorio cittadino per il Pgt, c'è stata un'interferenza della politica». Lo ha ammesso candidamente il sindaco Marco Ghitti l'altra sera, in castello Oldofredi, rispondendo a una precisa domanda di Sandra Mazzotti, coordinatrice del comitato «Per un Pgt partecipato». La Mazzotti ha ricordato che il sindaco stesso aveva annunciato che le nomine avrebbero valorizzato la partecipazione dei cittadini ai tavoli tematici per il Pgt. E quindi ha chiesto a Ghitti se e in quale misura quel criterio sia stato rispettato. «No, non l'ho rispettato: interferenze della politica», ha spiegato Ghitti.

Ed ecco i nomi e i luoghi di residenza dei componenti l'Osservatorio per il Piano di governo del territorio, scelti dal primo cittadino iseano all'interno di una rosa di 51 «autocandidati»: per Iseo Daniele Bianchi, Maria Grazia Colosio, Angelo Danesi, Luca Gheza, la stessa Sandra Mazzotti, Carlo Vitali e Mario Zugni; per Clusane, Cristian Corridori, Clelia Marini, Massimo Martinelli e Pierluigi Zilberti; per Pilzone, Cristina Bonardi e Piermarco Gasparotti; per Cremignane, Caterina Pitton e Gianfranco Turelli. L'auspicio di Giorgio Ferraresi, del Politecnico di Milano, collaboratore del Comune per la gestione del processo partecipativo, è che l'Osservatorio non esaurisca la sua funzione di «sentinella e di soggetto propositivo» con l'adozione del Pgt, ma continui a operare anche nella fase di attuazione. Un Osservatorio permanente, insomma.

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venerdì 14 marzo 2008

L'ex casa del fascio "scalda" il Consiglio

Articolo del Giornale di Brescia del 13 marzo 2008.

Bocciata la mozione delle minoranze che chiedevano una Commissione d’indagine. Il sindaco: «Distribuiremo alla popolazione un volantino che chiarisce la questione»



La polemica sull’ex Casa del fascio, o meglio dell’errato pagamento effettuato per i lavori di ristrutturazione, torna a scaldare il Consiglio comunale di Passirano. La scintilla è la mozione presentata dall’opposizione che, nella sostanza, chiede di istituire una commissione consiliare d’indagine sulla questione. I consiglieri di minoranza Marco Turra ed Ernestina Martinelli, della lista «Con noi per voi», unitamente ad Almilcare Barucco di «Comunità solidale», sottoscrivendo la mozione, imputano all’Amministrazione comunale la responsabilità di «un rilevante danno economico e di immagine», responsabilità che attraverserebbe le varie fasi della ristrutturazione dell’immobile, «dal progetto contenente parti errate alla questione della cessione di credito, allo sbaglio di pagamento di un saldo, fino al fallimento dell’impresa vincitrice dell’appalto».

Il sindaco Daniela Gerardini ha risposto che «per la delicatezza del tema e poiché sono coinvolti dei dipendenti comunali, la sede più appropriata è la conferenza dei capigruppo, già precedentemente convocata; ma in ogni caso le delibere sono a disposizione. Le tante notizie diffuse finora da varie fonti sono state a volte strumentalizzate: a breve verrà dunque distribuito alla popolazione un volantino che chiarirà la questione». La mozione proposta è stata poi bocciata: solo tre i voti favorevoli, ma la maggioranza si è divisa sulla questione poiché un assessore ed alcuni consiglieri comunali si sono astenuti.

Durante il Consiglio comunale si è poi discusso di opere pubbliche. L’assessore ai Lavori pubblici, Mario Bani, ha spiegato che l’Amministrazione «sta valutando la realizzazione di tre nuove aree di parcheggio, l’allacciamento di via Castello al sistema fognario e infine un nuovo assetto per il centro di Passirano con varie opere, non ultima la risistemazione in alcuni tratti della pavimentazione». A proposito di viabilità, è prevista pure la creazione di una decina di nuovi dissuasori di velocità, mentre un ulteriore obiettivo è rappresentato dall’abbattimento delle barriere architettoniche nelle ex scuole medie, ora sede di associazioni e gruppi promotori di attività che coinvolgono i bambini.

Accolte poi durante la seduta consiliare anche alcune istanze avanzate dal Comitato di Monterotondo, che proponeva una sistemazione della viabilità della frazione. In particolare è stata richiesta la collocazione di cartelli di indicazione stradale e la posa di passaggi pedonali rialzati, mentre per altre richieste si è invece dovuto chiedere il parere alla Provincia, che ha però negato la possibilità di certi interventi.Per quanto riguarda il bilancio, in discussione sempre l’altra sera, l’assessore Domenico Bani ha affermato «che il Comune ha un buon grado di autonomia finanziaria e aumenterà lo stanziamento di risorse per l’istruzione, lo sport e la cultura. Il bilancio comunale è in salute e non abbiamo mai finanziato la spesa corrente con la svendita del territorio per edilizia, discariche o altro».
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giovedì 13 marzo 2008

I dilettanti allo sbaraglio e l'ansia del nuovo

Articolo di BresciaOggi del 12 marzo 2008.




La vecchia politica non tornerà più, e nessuno, francamente, la rimpiange. Era la politica dei soliti noti che per anni, anzi, decenni, traslocavano da un ministero all’altro, se governavano; e da un collegio elettorale all’altro, quando si ripresentavano al giudizio degli italiani (meno da un partito all’altro: c’era un qualche senso del pudore nella pur vituperata prima Repubblica). Ma siccome i conti noi dobbiamo farli oggi con questa campagna elettorale straboccante di «volti nuovi», intrisa di «società civile» e zeppa di candidati che per età potrebbero essere nostri figli (vede, ministro Padoa-Schioppa, che i bamboccioni sono finalmente usciti di casa), sarà lecito dire che questa corsa al nuovismo non sia la rivoluzione sognata?

Sarà il caso di domandarsi perché mai un cittadino dovrebbe votare per il Partito democratico o il Partito della libertà soltanto perché quei furboni di Walter Veltroni e Silvio Berlusconi hanno infilato una ragazza di venticinque anni in prima fila? O magari un giovanotto proveniente dall’ambiente dello spettacolo, e abituato al verdetto dello «share» che non è proprio quello del popolo sovrano? Non sarà opportuno chiedersi quali competenze di vita vissuta, quale passione ideale, quale desiderio di cambiare il mondo animino le legioni di molti nuovi arrivati, tanto propagandate dai contendenti per Palazzo Chigi? I quali contendenti forse credono che rompere con la vecchia politica, significhi esibire la non politica.

Ma tra il vecchio marpione tutto Partito e Palazzo e il vuoto che prefigura questa corsa al candidato nuovo di zecca - così nuovo che gli stessi giornalisti devono spesso spiegare di chi si tratti ai loro lettori - ci sarà pure una terza via: né vecchi marpioni né dilettanti allo sbaraglio. Nessuna nostalgia, intendiamoci, per l’epoca di quelli che almeno conoscevano la differenza fra un atto di indirizzo e un decreto-legge, tra una commissione che opera in sede redigente o legiferante, tra gli stessi articoli della Costituzione a volte addirittura recitati a memoria. Tant’è che i successori e successivi legislatori che ai tempi nostri hanno tentato di riscrivere la Carta in parti corpose e fondamentali, l’hanno fatto coi piedi. Da tempo, si sa, «pulsa» di meno l’amore per la politica, che dovrebbe essere arte civile.

È quella «cosa pubblica» di cui tutti dovremmo in qualche modo e in qualche momento della vita occuparci, nonostante il disgusto che ci assale per quanto male quest’impegno venga troppo spesso e da troppi esercitato.L’impegno nell’esclusivo servizio della Nazione. Ma la ragazza candidata perché è ragazza, che cosa potrà mai aggiungere per cambiare veramente l’Italia? Il nome famoso buttato lì, quale geniale contributo potrà mai dare ai cittadini, senza aver prima testimoniato con un minimo di gavetta politico-amministrativa (in un qualche sperduto municipio, oppure in un più importante Consiglio provinciale o addirittura in uno regionale) o con il volontariato, o con un impegno sociale, culturale, professionale, militare in Italia o all’estero che effettivamente potrebbe avere qualcosa da dire e da dare al Paese?

Intanto Romano Prodi annuncia che lascerà la politica. Pure Berlusconi ha dichiarato che si presenterà per l’ultima volta. Chissà se sarà vero per entrambi i settantenni. Il «non mollare comunque» di chi fa politica con anzianità di servizio è l’altra medaglia del giovanilismo degli impolitici. È tanto sperare di avere una classe dirigente motivata e preparata, che si alterna a guidare l’Italia con il solo senso del dovere, e che, a missione compiuta, semplicemente saluta e in punta di piedi se ne va?
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mercoledì 12 marzo 2008

La bellezza perduta

Articolo del Giornale di Vicenza di lunedì 10 Marzo 2008.



Il paesaggio riguarda ciascuno di noi. Il paesaggio versa in condizioni preoccupanti, soprattutto in questa nostra terra veneta che, negli ultimi decenni, ha vissuto un rapido sviluppo con conseguente estensione degli insediamenti produttivi e delle infrastrutture. Da queste consapevolezze trae origine il convegno «La trasformazione dei paesaggi e il caso Veneto», che si è svolto nel veneziano palazzo Cavalli Franchetti, per iniziativa dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti.

Un incontro multidisciplinare che si è aperto con una riflessione di Danilo Mainardi sulla biofilia, la tendenza ad apprezzare la natura, anche negli aspetti più selvaggi, mentre le azioni umane sembrano comunque deturparla. Ma la contrapposizione naturale/artificiale appare poco attendibile e persino pericolosa – avverte lo studioso – in quanto colloca l’uomo in posizione estranea alla natura. Il tasso di cementificazione del nordest è elevatissimo – ha precisato Andrea Rinaldo - ma non dobbiamo considerare di per sé negativo l’intervento umano: non sarà infatti la natura a darci la qualità della vita. Ogni conquista duratura di civiltà si ottiene con la politica e la tecnica, ed è esemplare il caso dei Veneziani, che sono stati bravissimi, per secoli, a pianificare le modifiche del territorio.

Le calamità naturali non dipendono dagli interventi che realizziamo, ma dalla nostra incapacità di gestire il territorio. Ma per intervenire in modo consapevole ed equilibrato sul paesaggio bisogna conoscerlo: ed ecco l’analisi di Yves Luginbühl sulla molteplicità di approcci a questo tema di grande complessità, che ha trovato definizione e indirizzi per la tutela nella Convenzione Europea del paesaggio. Il paesaggio non si limita all’aspetto visibile, ma comprende anche una sedimentazione di aspetti invisibili.

Giuseppe Vallerani spiega che nel Veneto la tradizione palladiana ha influenzato il successivo modello insediativo ed è giunta fino a noi. Tuttavia il contesto è radicalmente cambiato sotto il profilo sociale, produttivo e di uso del territorio. L’architettura palladiana si è tradotta in icona valorizzata ai fini del turismo; ma al tempo stesso il retaggio culturale è visto come laccio che vincola gli interventi.

Il confronto col passato è stato un altro leit-motiv del convegno veneziano, e Ferdinando Boero si è chiesto se l’Italia, per secoli è stato il paese universalmente conosciuto per la bellezza del suo paesaggio naturale, della sua architettura, delle sue città, stia solo conservando la bellezza del passato o se ne stia producendo di nuova. Purtroppo le intenzioni annunciate – come i limiti da porre all’espansione edilizia – vengono disattese, contrariamente a quanto avviene in altri paesi, nei quali si opera con obiettivi chiari e con un controllo rigoroso dell’applicazione delle norme. Lo ribadisce l’urbanista Vezio De Lucia, che auspica una rapida approvazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio nella nuova stesura che restituisce allo Stato la competenza esclusiva in materia di tutela del paesaggio.

E Gian Piero Brunetta ha reso evidente, attraverso un video, la trasformazione che il paesaggio veneto ha subito negli ultimi decenni, perdendo elementi importanti della propria identità. Molto ampio, dunque, il raggio di esplorazione della due-giorni veneziana, alla quale hanno partecipato anche Domenico Luciani, sempre a proposito del caso Veneto, e Giuseppe Dematteis, che ha invece sviluppato una riflessione sul paesaggio geografico fra dimensione estetica e razionale. L’Istituto promotore ha dedicato un libro, «Pagine di paesaggi», a tre grandi scrittori: Comisso, Rigoni Stern e Zanzotto.

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martedì 11 marzo 2008

Gli ambiti agricoli nel nuovo Piano Provinciale

Articolo pubblicato l'8 marzo 2008 sul Giornale di Brescia. Il governo del territorio: la collaborazione istituzionale per la riuscita dei piani


L’assessore provinciale al Territorio, Francesco Mazzoli. Discutere del territorio bresciano, soprattutto per quanto riguarda i suoi sviluppi futuri. È questo il «cuore» del convegno che si sta svolgendo al Centro Paolo VI. «La pianificazione territoriale provinciale nel governo del territorio. Ruolo di coordinamento, poteri, competenze, strumenti alla luce delle esperienze delle province e delle recenti evoluzioni normative regionali», questo il titolo scelto dall’organizzatore dell’evento: l’Assessorato al territorio della Provincia di Brescia in collaborazione con l’Unione Province d’Italia (Upi) e l’Istituto Nazionale di Urbanistica (Inu).

Ad inizio lavori l’assessore al Territorio Francesco Mazzoli ha spiegato che si tratta di «un’importante occasione per fare il punto della situazione sulla pianificazione territoriale provinciale, per verificarne la consistenza e per analizzarne l’efficacia attraverso un’attenta riflessione sulle esperienze messe in atto e su quelle in corso di attuazione». Attraverso il Piano territoriale di coordinamento, approvato nel 2004, l’amministrazione provinciale ha determinato alcuni importanti indirizzi generali di assetto del territorio, non solo sul tema urbanistico, ma anche per la difesa del suolo, la tutela e valorizzazione dell’ambiente e del territorio, la prevenzione delle calamità e la valorizzazione dei beni culturali, la viabilità e i trasporti. Con l’entrata in vigore della Legge regionale 12/2005, si è reso però necessario un adeguamento del Piano, adeguamento che la Provincia ha iniziato a definire circa un anno fa.

In vista della sua approvazione l’ente ha iniziato una serie di incontri sul territorio. «Nel nostro procedere - ha spiegato ieri il presidente provinciale Alberto Cavalli - abbiamo abbandonato la logica gerarchica tra istituzioni, ma ci siamo posti in un’ottica collaborativa e di ascolto del territorio. Abbiamo scelto la via della pianificazione condivisa tra soggetti amministrativi, e di mettere al centro delle nostre scelte le esigenze dei cittadini e delle imprese. Sussidiarietà e maggiore autonomia degli enti locali inoltre rendono ancora più urgente il potenziamento degli strumenti urbanistici per raccordare in modo organico le politiche territoriali dei diversi enti».

Una delle novità più significative introdotte dalla legge regionale è quella relativa agli ambiti agricoli. Spetta al Ptcp individuare le porzioni di territorio destinate all’agricoltura (al di là dei confini dei singoli paesi) e sulla base di queste indicazioni i Comuni a loro volta individuano le aree agricole. Si tratta di un’individuazione che tiene conto dell’aspetto più prettamente produttivo, ma anche del valore paesaggistico e di elementi di riequilibrio ecologico. Si pensi poi alla difesa idrogeologica, che ha recepito studi e piani sovraprovinciali, ma che ora deve essere perfezionata d’intesa con Regione e Autorità di bacino. Nella revisione del Piano si discuterà anche del fatto che l’obiettivo di contenere il consumo di suolo necessita di strumenti più mirati.


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domenica 9 marzo 2008

Il Piano di Governo del Territorio di Passirano

Di seguito riportiamo l'articolo pubblicato dal Giornale di Brescia dell'8 marzo 2008, dal titolo "Passirano, un Pgt per tutelare l’ambiente e recuperare i centri storici".


Importante e partecipato incontro l’altra sera sul Piano di governo del territorio tra i cittadini e l’assessore Erik Boniotti e l’architetto Silvano Buzzi, curatore del progetto. «L’attuale legge lascia libere le Amministrazioni comunali di fissare quali siano i parametri che definiscono la qualità della vita. Se precedentemente la questione era risolta in termini di misure (un cittadino per essere "felice" doveva avere un tot di metri quadrati di superficie, parcheggio, servizi, verde), ora qualità della vita significa fruizione del territorio - ha spiegato l’architetto Buzzi -. Quindi sviluppo non significa solo edificazione, ma anche salvaguardia del territorio come valore ambientale e turistico». Obiettivi primari dell’Amministrazione di Passirano sono, per quanto riguarda il Pgt, la sostenibilità ambientale dello sviluppo urbano, calibrata attraverso la valutazione ambientale strategica; la valorizzazione del sistema paesistico con interventi urbani controllati; il potenziamento del sistema di marciapiedi, piste ciclabili e sentieri; la tutela del sistema agricolo, la mitigazione e il risanamento delle zone ambientali critiche, nonché della rete infrastrutturale.
Concretamente questi obiettivi si esplicitano, dal punto di vista residenziale, in un incentivo al recupero dei volumi architettonici, allo sfruttamento dei cambi di destinazione degli edifici già esistenti e nella valorizzazione dei nuclei antichi. Inoltre saranno soddisfatte le sole richieste endogene di edificazione e a Camignone sarà destinata una nuova area all’edilizia convenzionata popolare. Oltre a questa, saranno rese edificabili altre due nuove porzioni di suolo, la cui area totale è comunque inferiore all’effettiva disponibilità di espansione fissata dalla Provincia.
Nel piano dei servizi, invece, l’Amministrazione vuole riqualificare gli spazi per le associazioni e inaugurare un nuovo polo scolastico nel centro di Passirano, che probabilmente comprenderà un asilo nido, la scuola dell’infanzia e la scuola primaria. Per quanto riguarda i siti produttivi, assecondando la forte crescita del settore secondario, sono fissate due zone di riqualificazione e completamento delle aree industriali: a Camignone, nei pressi della tangenziale, e al confine con Ospitaletto, dove sarà anche necessario risolvere definitivamente il problema dei reflui.
Un occhio di riguardo anche all’agricoltura: settore, come altrove, in deperimento, sarà invece tutelato incentivando le colture e il patrimonio edilizio agricolo. Importante poi l’individuazione di un’area di salvaguardia ambientale, che unisce i tre nuclei abitativi di Passirano, Monterotondo e Camignone, e in cui sarà interdetta ogni nuova edificazione.

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sabato 8 marzo 2008

I giovani ottantenni e le disinibite

Articolo di Silvino Gonzato pubblicato su BresciaOggi di sabato 01 marzo 2008. Largo ai giovani di ottant’anni e alle belle disinibite.


Tutti all’imbarco. I Noè che decidono chi possieda i requisiti per salire sull’Arca dei candidati alle elezioni politiche di aprile sono un bel numero, uno per partito, e ognuno ha i suoi preferiti che stipa nello stanzone di competenza. I Noè sono in contesa tra di loro e, se fosse stato possibile, avrebbero preferito Arche separate. Rispetto alla campagna elettorale di due anni fa, le offese sono però minime, tanto che i politologi e i semiologi, ma anche le colf, ritengono improprio chiamarle offese. Ad esempio uno dei Noè, un laureato che i sondaggi danno per favorito, rinfaccia al Noè che gli si contrappone quale principale rivale, di essere solo un diplomato. Ovviamente, e a maggior ragione, perché non hanno la moderazione dei capi, le opposte fazioni di candidati cercano la rissa, specie quando si tratta di attingere alla cambusa comune, che in questo tipo di Arca, oltre che deposito di viveri, è mangiatoia, un facsimile, anche se di dimensioni molto ridotte, di quella che gli eletti troveranno allo sbarco, quando però non ci sarà più motivo di litigare perché ce ne sarà in abbondanza per tutti e sarà giocoforza trovare l’accordo per evitare che vada scioccamente disperso qualcosa.

Non ci sono criteri comuni nella scelta dei candidati da imbarcare. Ogni Noè ha i propri gusti, i propri amici, le proprie clientele e le proprie baiadere. Tutti però dicono di voler dare spazio ai giovani, ma si contraddicono perché la loro concezione di gioventù non è la nostra. Come, del resto, la loro concezione di vecchiaia, che non si basa sul certificato di nascita. Ad esempio, l’ex Noè Gran Patriarca Ciriaco De Mita, ottant’anni, è stato dichiarato «vecchio» e, come tale, non idoneo a salire sull’Arca, foss’anche come mozzo anziano, perché il suo primo imbarco risale a 45 anni fa, e dopo quasi mezzo secolo di cabotaggi, uno che volesse riprendere il mare, fosse anche il capitano Nemo, non sarebbe più lucido, scambierebbe il parrocchetto per il controfiocco e verrebbe dissuaso, anche a forza, dal vestire alla marinara. Altro discorso invece per l’oncologo Umberto Veronesi che, nonostante sia di tre anni più vecchio di De Mita, politicamente è ritenuto un giovane, addirittura un adolescente, un poppante rispetto, che so io, a Stefania Prestigiacomo di cui, per l’anagrafe, potrebbe essere invece nonno, un bel nonno con gli occhi azzurri e sempre abbronzato. La sua stagione politica è infatti durata un soffio, essendo stato ministro della Sanità per poco più di un anno, senza peraltro passare attraverso l’imbarco sull’Arca dei candidati. E quindi per la politica è nuovo di trinca, appena uscito dalla nuvola di borotalco del fasciatoio, due pacchette sul culetto e via, pronto per il Senato.

Anche la concezione di donna, in politica, è diversa da quella che si ha comunemente nella vita. Quando i Noè promettono di imbarcare più donne sull’Arca, noi pensiamo alle nostre laboriose casalinghe, vere e proprie ministre e tesoriere della casa, che fanno miracoli per tentare di far quadrare i conti, che sanno dividere in quattro (specie di questi tempi in cui le moltiplicazioni non sono più possibili) ciò che al massimo si può dividere in due; pensiamo alle nostre stoiche lavoratrici che hanno spalle più larghe degli uomini; alle nostre tetragone dirigenti d’azienda che riescono a mandare avanti baracche che lo Stato cerca di sfasciare. Ma non sono queste le donne che affollano l’imbarcadero. Sono quelle dei calendari pecorecci, delle maisons del Grande Fratello, sono le praticanti di arti e mestieri solitamente alieni alle casalinghe virtuose ma non ai politici che vedono forti affinità tra i due mondi. Per questo le chiamano all’imbarco, sicuri che sapranno dare il meglio di se stesse già durante il viaggio sull’Arca. Come generi di conforto.



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venerdì 7 marzo 2008

Il bilancio è strumento di democrazia

"Un bilancio pubblico è la cartina di tornasole dell’efficienza e nello stesso tempo, se comprensibile, di una democrazia efficiente. Efficienza e democrazia efficiente sono il succo dell’alta politica intesa come arte e attività nobile. Ma sono anche, e soprattutto, due prospettive grazie alle quali si superano i luoghi comuni dell’antipolitica con un esame sul terreno dei risultati di istituzioni rette da forze politiche". (dr. Federico Sassoli, Presidente Fondazione Civicum).


L’obiettivo di un’Amministrazione trasparente che deve illustrare un bilancio ai propri cittadini, è quello di trasformare un documento, che per sua natura è composto da centinaia di pagine fitte di numeri e di commenti, in qualcosa di molto più semplice: quei numeri devono necessariamente essere “riscritti” per far capire al cittadino cosa il Comune ha fatto e cosa sta facendo. In sostanza bisogna trasformare i numeri generati dalla contabilità in dati immediatamente interpretabili che riguardano le politiche pubbliche, elementi questi che – al di là degli aridi numeri del bilancio - interessano davvero il cittadino contribuente. E’ indispensabile, poi, poter confrontare i dati del bilancio con quelli di altre amministrazioni: sapere che si spendono 100 euro è di per sé informazione insufficiente, ma la notizia diventa significativa quando è raffrontabile e raffrontata con bilanci di realtà diverse dalla propria. Le informazioni più rilevanti del bilancio sono sostanzialmente due: da dove arrivano i soldi del Comune (tasse, tariffe, trasferimenti ecc), e quali sono le politiche principali in cui il Comune ha investito ed investe (spese correnti, investimenti). Altri punti importanti si riferiscono direttamente alla “macchina comunale”. Nella sostanza, si tratta di capire se l’organizzazione del Comune è efficacemente strutturata per poter prevedere l’evoluzione delle dinamiche finanziarie future. A questo proposito, il bilancio deve informare i cittadini sulla quantità di risorse che vengono assorbite direttamente dall’autogestione dell’ente, e quante sono le risorse che invece vengono effettivamente utilizzate per i servizi forniti al cittadino. (Liberamente tratto da un documento del prof. Giovanni Azzone, Prorettore del Politecnico di Milano).

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giovedì 6 marzo 2008

L'ambiente al primo posto nell'urbanistica

Articolo di BresciaOggi del 6 marzo 2008. L’ambiente al primo posto nell’urbanistica.



Si estende alla pianura lo studio condotto dalla Fondazione Cogeme Onlus sullo sviluppo sostenibile. Dopo il lavoro condotto sulla Franciacorta, venerdì scorso, alla presenza di una ventina di Amministrazioni comunali e numerosi professionisti, nella sede Cogeme di Rovato è stata presentata l’estensione del progetto che ha finito per interessare Comuni di tutta la Bassa fino a Montichiari. Come spiegato dal presidente della Fondazione Giovanni Frassi, «l’incontro ha visto l’estensione ai Comuni della pianura del progetto dedicato alla sostenibilità nelle comunità locali sul Piano di governo del territorio, con particolare attenzione agli effetti ambientali e sociali delle soluzioni urbanistiche adottate».

Il principio di sostenibilità, indicato anche dalla Regione come valore ispiratore, è alla base del progetto che è stato illustrato dall’ing. Maurizio Tira, ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica all’Università Statale di Brescia. Alla sua dissertazione tecnica seguirà, domani sera alle 17 alla sede Cogeme, quella di Mario Nova. L’obiettivo è quello di mettere a punto una serie di indicatori ambientali condivisi per l’area dei Comuni partecipanti, utili alla redazione degli strumenti di pianificazione del territorio (Piano di Governo del Territorio e Valutazione Ambientale Strategica). In sostanza si tratta di sensibilizzare i Comuni rispetto allo straordinario valore dell’ambiente e al costo (finora mai monetizzato) delle risorse ambientali, cancellate con qualsiasi progetto urbanistico.

«Quando venne approvata la legge Galasso - ha ricordato Tira - si disse che tutto l’ambiente italiano era stato tutelato e messo «sotto chiave». La realtà era ben altra, come hanno dimostrato gli anni seguenti. Questo era legato al fatto che la legge era esecutiva soltanto se recepita dai piani urbanistici. Questo progetto deve servire a responsabilizzare i Comuni sul valore dell’ambiente e renderli coscienti del fatto che ogni urbanizzazione è un processo irreversibile dal punto di vista ambientale». Sono stati quindi ribaditi l’importanza e il significato di sviluppo sostenibile: «Per sviluppo - ha concluso Tira - non è mai stato inteso il mero sviluppo economico, ma uno sviluppo che rispetti l’equilibrio dell’ambiente e quello sociale e che non sia pertanto necessariamente legato all’incremento di indici come il Pil o il fatturato di certe aziende».
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mercoledì 5 marzo 2008

Marzo 2008: ancora lavori all'ex casa del fascio

Con delibera n° 24 del 20 febbraio 2008, la Giunta ha approvato il foglio patti e condizioni, il computo metrico estimativo e gli elaborati del progetto per la manutenzione della torretta dell'edificio Ex Casa del Fascio, relativi all'impermeabilizzazione della terrazza. Di seguito si riporta uno stralcio della delibera.



La Giunta Comunale, premesso che con propria deliberazione n. 79 del 05.07.2001 è stato approvato il progetto esecutivo per il restauro e il risanamento conservativo dell’edificio denominato Ex Casa del Fascio;
- considerato che con propria deliberazione n. 62 del 24.05.2005 è stata approvata la contabilità finale e il certificato dei lavori e che la documentazione, redatta dalla Direzione Lavori, ha evidenziato che l’impresa appaltatrice risulta debitrice nei confronti del Comune di € 14.150,00, sia a causa delle penali che della realizzazione di alcune lavorazioni non a perfetta regola d’arte;
- considerato che che il Tribunale Civile e Penale di Brescia - Sezione Fallimentare - ha dichiarato il fallimento n. 137/2005 dell’impresa esecutrice dei lavori di restauro della Ex Casa del Fascio;
- considerato che all’udienza del 14.12.2005 il Comune di Passirano è stato ammesso allo stato passivo nei confronti dell’impresa che si è aggiudicata i lavori di restauro della Ex Casa del Fascio;
- considerato che l’immobile di cui all’oggetto risulta oggi inutilizzabile a causa delle lavorazioni eseguite non a regola d’arte, tra le quali la fornitura e posa dell’impianto di climatizzazione;
- visto che si rende necessario procedere all’intervento di manutenzione, consistente nell’impermeabilizzare la terrazza su cui era stato installato l’impianto di climatizzazione, adeguato con progetto approvato in data 05.12.06 con propria deliberazione n. 123;

- ritenuto necessario procedere all’affidamento dei lavori di impermeabilizzazione della terrazza; [...] evidenziato che la spesa presunta è di € 6.500,00 e che l’impegno di spesa verrà assunto a seguito dell’aggiudicazione delle lavorazioni; [...]

delibera
1) approvare il foglio patti e condizioni, l’elenco prezzi, il computo metrico estimativo ed elaborati di progetto che disciplina le lavorazioni di manutenzione consistenti nell’impermeabilizzazione della terrazza dell’edificio denominato Ex Casa del Fascio, che si allegano all’originale per farne parte integrante e sostanziale;
2) di dare atto che la spesa presunta è di euro 6.500,00 [...]
6) di dichiarare il presente provvedimento immediatamente eseguibile, ai sensi dell’art. 134, comma 4°, del D.Lgs. n. 267 del 18.08.2000, dando atto che, a tal fine, la votazione favorevole è stata unanime.



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martedì 4 marzo 2008

Il coraggio delle proprie idee

Il dibattito in Consiglio Comunale del 22 febbraio 2008 ha messo in evidenza con quale approssimazione siano state gestite le procedure che hanno portato all'approvazione del Piano Paesisitico di Passirano. Un esempio su tutti: le osservazioni presentate dal gruppo consiliare Con voi per voi sono state respinte non perchè fossero campate in aria, ma perché qualcuno si è accorto – con mesi di ritardo – che il loro accoglimento avrebbe automaticamente comportato la ridefinizione ex novo di tutto il Piano Paesistico. A quel punto, che fare? Semplice. La maggioranza ha respinto in blocco le proposte della lista Con voi per voi. Quale la motivazione ufficiale del mancato accoglimento? "Perchè non meritevoli di essere accolte”. Peccato che a distanza di qualche minuto da quella decisione, altre osservazioni - nella sostanza identiche a quelle di Con voi per voi - sono state accettate. Quale la motivazione? Ovviamente “... perchè meritevoli di essere accolte”!

Una scena da teatro dell'assurdo, che però ha prodotto un risultato molto concreto: l'azzeramento dell’iniziativa politica di un intero gruppo consiliare. Ma la "serata del Paesistico" ha riservato un'altra sorpresa: le osservazioni sono state votate senza che fossero illustrati ai cittadini presenti (molti) i contenuti delle proposte in discussione, e le motivazioni per le quali il Consiglio stava decidendo di accoglierle o di respingerle. Perchè è mancato il coraggio di difendere le proprie idee?
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lunedì 3 marzo 2008

Politica e ... rifiuti

Vignetta pubblicata il 2 marzo 2008 dal Corriere della Sera.






Salviamo le aree agricole

Articolo pubblicato il 15 febbraio 2008 da BresciaOggi.

Sulla Valutazione ambientale strategica del Piano di governo territoriale Legambiente sollecita: «Salviamo le aree agricole»



In merito alla Valutazione ambientale strategica (Vas) del Pgt del Comune di Corte Franca, Legambiente Franciacorta sollecita la salvaguardia delle aree agricole. «È bene che venga incentivata la promozione di un'agricoltura in armonia con la natura - ricorda il presidente Silvio Parzanini - rispettosa dei caratteri del paesaggio locale e che valorizzi la biodiversità, anche per contrastare il preoccupante appiattimento che sta caratterizzando in genere il territorio della Franciacorta. Curare la qualità del paesaggio e valorizzare le notevoli presenze storico-architettoniche è la condizione fondamentale per la valorizzazione anche economica del territorio.

Bisogna contenere al massimo il consumo di suolo e, in particolare, escludere ulteriore aumento di insediamenti produttivi e grosse strutture commerciali. Sarebbe utile sollecitare autorità competenti e Comuni interessati al potenziamento della ferrovia Brescia-Iseo-Edolo, che coinvolge direttamente anche Corte Franca». Legambiente punta anche al formarsi di una rete di piste ciclabili protette ed a prevedere in campo edilizio interventi concreti, obbligatori e incentivati sul risparmio energetico nella costruzione e ristrutturazione di case e fabbricati e la produzione di energia da fonti pulite e rinnovabili.

L’associazione ambientalista sollecita il passaggio alla raccolta differenziata rifiuti porta a porta, sensibilizzando il più possibile la popolazione. La tutela del Monte Alto e dei boschi minori, come pure trovare i metodi migliori per la gestione e la conservazione delle piccole zone umide, come la valorizzare del ruolo delle zone di protezione comunale della Riserva Naturale delle Torbiere sono gli ultimi suggerimenti di Legambiente. «L’iter di un PGT - conclude Legambiente - richiede che venga prevista e favorita la fase di partecipazione preventiva dei cittadini nei processi di redazione. Chiediamo che l’Amministrazione utilizzi in maniera ottimale tutti gli strumenti, privilegiando modalità comunicative adeguate ad un pubblico non tecnico ma che ha tutti i diritti di far valere le proprie opinioni e proposte».

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sabato 1 marzo 2008

Spunti di riflessione per i Piani di Governo del Territorio

Riportiamo un comunicato del 19.12.2007 dell'Associazione Partecipazione Civica di Corte Franca dal titolo "PGT, assemblee pubbliche di frazione".




Come associazione, durante le varie assemblee pubbliche indette dall’A.C. nelle frazioni, abbiamo messo in evidenza alcune problematiche di carattere generale, che riguardano la comunità (proposte/suggerimenti erano già stati trasmessi ufficialmente all’amministrazione a fine giugno, in occasione dell’avvio del procedimento del PGT, vedi http://www.cortefranca.org/parcico/PDF/Testo_PGT.PDF).

La partecipazione della popolazione alle assemblee è stata scarsa: si è toccato con mano che cosa è “la disaffezione alla politica”. Nelle assemblee pubbliche , in premessa l’A.C. ha comunicato che tra il centinaio di proposte/suggerimenti pervenuti in occasione dell’avvio del procedimento del PGT (maggio 2007), solo in 2 casi si sono avute osservazioni di interesse generale, per il resto si è trattato di avanzamento di richieste di tipo settoriale, di “desiderata” da parte di persone singole.

Auspichiamo da parte dell’Amministrazione una più adeguata pubblicizzazione delle iniziative a riguardo, ma soprattutto opera di sensibilizzazione e un’organizzazione che nelle varie fasi dell’iter del P.G.T. permetta di coinvolgere il maggior numero di persone, in modo che la partecipazione possa essere realmente “attiva” e la comunità possa davvero contribuire direttamente a decidere come dovrà essere Corte Franca nei prossimi anni.

Abbiamo sollevato nuovamente il problema del ventilato insediamento di attività industriale vinicola in zona agricola, ai piedi di Borgonato ( http://www.cortefranca.org/parcico/PDF/Cantina.pdf ): vero è che per il momento si tratta di un’ipotesi, ma è anche vero che se l’A.C. accogliesse tale istanza, inoltrata tramite Sportello Unico Attività Produttive (SUAP), sarebbe una vera e propria scelta politica (non tecnico-burocratica) in netto contrasto con quanto sottoscritto dall’amministrazione nel proprio programma (gli interventi degli ultimi anni inducono a escludere sia la realizzazione di ulteriori grandi strutture di vendita commerciali sia una ulteriore espansione del comparto produttivo esistente) ed anche con la volontà espressa dagli amministratori di contenere il consumo di suolo; è proprio per questi motivi che ci saremmo aspettati che durante le assemblee l’amministrazione stessa ne parlasse apertamente, tanto più che l’area che sarebbe oggetto di variante al P.R.G. è notevole, è attualmente area agricola e tutto ciò avverrebbe proprio al di fuori del PGT, dove invece, a nostro parere, tale proposta di variante andrebbe ricondotta, con adeguate misure di compensazione preventiva per il considerevole consumo di suolo.

L'Istituto comprensivo di Corte Franca è incompleto. In paese le scuole “materne” esistenti sono esclusivamente private, una per ogni singola frazione gli utenti non hanno possibilità di scelta fra scuola pubblica o privata. Nell’Istituto comprensivo sono presenti la Primaria e la Secondaria, ma non la scuola dell’Infanzia: il completamento con una scuola dell’infanzia garantirebbe continuità didattica ed educativa tra i tre gradi di scuola del I ciclo di istruzione, cioè un più organico collegamento dei curricoli nel passaggio da un ordine di scuola all’altro; valorizzerebbe al meglio le risorse culturali, professionali , umane e anche finanziarie. Poiché la scuola è un servizio che lo Stato garantisce a tutti i cittadini, in un paese come Corte franca non dovrebbe mancare una scuola dell’infanzia pubblica.

Problemi legati alla viticoltura intensiva (il territorio del Comune di Corte Franca risulta designato come ricadente in zona vulnerabile da nitrati sia di origine agricola che di origine civile – v. Appendice D, NTA del PTUA “Programma di tutela e uso delle acque” – Regione Lombardia): l’estensione della viticoltura intensiva sta divenendo molto invasiva, spesso associata a edificazione massiccia… trattamenti chimici, appiattimento del paesaggio, impatto sulla popolazione residente, perdita dell’agricoltura tradizionale che significa anche perdita di ricchezza culturale e di biodiversità.

Non è raro assistere all’erezione di edifici imponenti (cantine, fabbricati produttivi, ristoranti, agriturismo, ecc.) in zone di pregio ambientale (spesso in posizione collinare dominante), “in barba” a qualsiasi regolamento/strumento di pianificazione urbanistica. Tutto cio’ avviene in forza di specifiche normative regionali. E’ possibile tuttavia – e lo riteniamo urgente – identificare zone completamente “inedificabili” (ad esempio la fascia collinare ai piedi del Monte Alto, oltre i 230 m di quota piuttosto che il “grande polmone verde” tra Nigoline e Colombaro).

Tutela della Riserva naturale Torbiere, anche salvaguardando da nuove edificazioni, dall'inquinamento acustico- luminoso e del suolo (es. scarichi inquinanti nei corpi idrici che confluiscono in torbiera, percolare dei trattamenti chimici dell’agricoltura intensiva ) le aree circostanti l'area protetta.
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Che valore ha lo Statuto Comunale?

L'articolo 55 dello Statuto del Comune di Passirano prevede quanto segue:

1. Numero 100 cittadini possono avanzare proposte per l’adozione di atti amministrativi che il sindaco trasmette entro 30 giorni successivi all’organo competente, corredate dal parere dei responsabili dei servizi interessati e del segretario, nonché dell’attestazione relativa alla copertura finanziaria.
2. L’organo competente deve sentire i proponenti dell’iniziativa entro 60 giorni dalla presentazione della proposta.
3.
Tra l’amministrazione comunale ed i proponenti si può giungere alla stipulazione di accordi nel perseguimento del pubblico interesse al fine di determinare il contenuto del provvedimento finale per cui è stata promossa l’iniziativa popolare.


Dopo un colloquio preventivo con il Segretario Comunale, il 7 dicembre 2007 è stata protocollata presso il Comune di Passirano una proposta di modifica alla viabilità (per leggere il post clicca qui) sottoscritta da 260 cittadini di Monterotondo, e redatta ai sensi dell'articolo 55 dello Statuto comunale di Passirano. Ad oggi sono trascorsi circa 80 giorni dalla presentazione di quella proposta (quindi, 20 in più di quelli previsti dallo Statuto Comunale), ma i 260 cittadini non hanno avuto alcun tipo di notizia da parte dell'Amministrazione.

Dove sta il problema? starà pensando il cittadino medio, ormai abituato a convivere con risposte vaghe ed interlocutorie, e a sopportare attese ben più lunghe. Va detto che, in effetti, le dilazioni dell'Amministrazione rischiano di non sorprendere più nessuno, anche quando - come in questo caso - sono palesemente incoerenti con norme stabilite dallo Statuto Comunale.

Una sola breve nota a margine. Con la sottoscrizione di quel documento, i 260 cittadini non stanno chiedendo ... la luna, ma sollecitano interventi alla viabilità che erano previsti nel programma elettorale del 2004. Che dire? Anche gli elettori meno smaliziati sanno che i programmi elettorali sono pieni zeppi di promesse, che non sempre vengono mantenute. Si pensava, però, che almeno le regole di uno Statuto Comunale non potessero essere trattate alla stregua di gratuiti impegni elettorali.

E, invece, i fatti ci hanno smentito.


Le lunghe attese. E la disinformazione

A pagina 14 del periodico dell'Amministrazione Passirano Notizie distribuito a febbraio 2008, la maggioranza fa il punto della situazione sul Piano di Governo del Territorio (PGT). L'articolo inizia sottolineando che "il lavoro è lungo e laborioso a causa del sovrapporsi di norme legislative regionali e delle lunghe attese per l'emanazione dei regolamenti applicativi delle stesse norme".

E' un'affermazione che - pare di capire - mette in diretta relazione il mancato avvio del PGT di Passirano con la quantità di norme emanate dalla Regione Lombardia, e con i ritardi con cui sono stati diffusi i regolamenti applicativi. Difficile saperne di più, però, visto che l'articolo di Passirano Notizie non cita quali siano le norme regionali in questione, nè tanto meno i regolamenti applicativi che avrebbero prodotto "le lunghe attese".

Nel ricordare che il Comune di Cazzago ha adottato il suo Piano di Governo del Territorio il 27 novembre 2006, e l'ha definitivamente approvato il 4 maggio 2007, i lettori del periodico dell'Amministrazione avrebbero gradito che qualcuno spiegasse loro come mai, allora, il fenomeno delle lunghe attese non abbia interessato tutti i Comuni lombardi, ma si sia "accanito" solo su alcuni in particolare. L'articolo di Passirano Notizie, però, non si preoccupa minimamente di questo aspetto del problema. Disinformazione istituzionalizzata?

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