Leggi i nuovi post ... ____ ... sul Piano di Governo del Territorio________


venerdì 1 agosto 2008

Passirano: c'è bisogno di un PGT moderno, costruito "su misura"

Prima delle ferie, proponiamo un ultimo post che riporta il testo del documento inviato, a giugno 2008, dal Comitato di Monterotondo all'Ufficio Tecnico di Passirano, e per conoscenza a tutti i Consiglieri Comunali.
Il documento è stato predisposto a seguito dell'avvio della procedura di consultazione delle parti sociali ed economiche, così come previsto dalla normativa che regolamenta la stesura dei Piani di Governo del Territorio (PGT) comunali.




_____________________






1 – La “follia cementizia”

In Italia stiamo assistendo al più lungo ed espansivo ciclo edilizio dal dopoguerra ad oggi. I grandi problemi legati a questa follia cementizia (inquinamento, compromissione ambientale, distruzione del paesaggio, perdita di qualità della vita) non possono continuare ad essere sottovalutati, o peggio ignorati, da chi è istituzionalmente chiamato a tutelare e difendere il bene comune. Per cercare di convincere anche i più scettici che queste affermazioni non derivano da stravaganti ideologie, ma sono semplicemente vere ed ampiamente condivise, questo nostro documento sul Piano di Governo del Territorio di Passirano sarà arricchito da numerosi contributi, provenienti da diverse fonti.



2 – Un territorio sempre più compromesso
Stralcio dell'intervento del dr. Erbani in occasione del V° Premio Cederna della Provincia di Roma, tenutosi a Roma il 30 maggio 2007.
Perché si costruisce tanto, e per chi? Il meccanismo che regola questa trasformazione devastante è di diversa natura.
- Culturale: l'Italia è un paese in cui la consapevolezza della qualità del proprio patrimonio non è adeguata all'entità e alle valenze dello stesso.
- Economica: in Italia la rendita pesa moltissimo, e la rendita fondiaria e immobiliare, in particolare, assorbono tante risorse che altrimenti sarebbero destinate a un più corretto sviluppo;
- Politica: una buona parte della politica non intende né progettare né regolare l'assetto di un territorio, è come inibita dalla forza che esprimono il mondo dell'edilizia e della rendita e si adegua ai suoi desideri, convinta che nel possesso di un suolo sia in qualche modo iscritta la possibilità di una sua trasformazione in senso cementizio e che questa possibilità vada al massimo contrattata, mitigata, ma non condizionata dalla tutela di interessi generali.


Articolo di Repubblica del 20 giugno 2007
I numeri sono impressionanti. Nell´ultimo decennio sono stati costruiti in Italia oltre 3 milioni 231 mila appartamenti. 331 mila nel solo 2006, 30 mila dei quali abusivi. [...] Un paesaggio che sta per essere stravolto da un’occupazione di suoli senza paragoni nella storia. Il patrimonio di bellezza, fatto di natura e arte, di genio urbanistico e architettonico, rischia di rimanere isolato in un mare di case, stabilimenti industriali, infrastrutture senza nessun criterio basati su un´idea vecchia e sbagliata di sviluppo. Secondo Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme (autorevole centro studi sull´edilizia), ogni italiano ha sulle spalle un carico di 53 metri cubi di cemento.

Articolo del Giornale di Brescia del 19 marzo 2008
I dati del Politecnico di Milano classificano la terra bresciana come la più urbanizzata in Lombardia. […] Brescia che annualmente consuma 37 ettari di suolo, è la provincia più “sciupasuoli” della Lombardia. Un primato che Brescia si è conquistata mangiandosi, ogni anno, dal 1999 al 2004, un'estensione di terreno pari a 1.858 campi di calcio.



3 – La “questione” paesaggio
La necessità che il nuovo PGT abbia come obiettivo prioritario l’attenta e costante tutela del paesaggio è fin troppo evidente. Come dimenticare, infatti, il forte messaggio politico che centinaia di cittadini hanno indirizzato a questa Amministrazione in occasione del Piano Paesistico Comunale? Ad abundantiam, ma proprio per voler ribadire i concetti che abbiamo sostenuto nei mesi scorsi, riportiamo alcuni articoli di quotidiani che pure non appartengono a pericolose e rivoluzionarie aree massimaliste, non sono schierati con il partito del no (ammesso che un partito del genere sia mai esistito), e non risultano iscritti nel registro dell’ambientalismo militante duro e puro.

Articolo de Il Sole 24Ore del 24 novembre 2007
L'urbanista Pier Luigi Cervellati in un'intervista rilasciata in questi giorni ha dichiarato che “urbanisti e architetti non hanno mai perso la battaglia culturale sul paesaggio, perché non l'hanno mai combattuta veramente. Noi architetti e urbanisti, siamo tutti responsabili non solo dello scempio del paesaggio agrario italiano, ma anche di quanto avviene nei centri storici.”

Articolo di Repubblica del 28 gennaio 2008
A chi appartiene il paesaggio? Chi è il legittimo "proprietario" del territorio, cioè di quel patrimonio costituito nel tempo dalla natura e dalla storia? Le popolazioni che lo abitano oppure l´intera nazione? Di fronte allo scempio del Belpaese, consumato dalla distruzione dell´ambiente, dalla cementificazione selvaggia, dagli abusi edilizi, dall´inquinamento dell´aria e dell´acqua, la tutela del paesaggio assume un valore culturale determinante per la difesa della nostra identità collettiva.

Articolo del Giornale di Brescia del 12 febbario 2008
Il paesaggio non è un bene rinnovabile, e non sempre viene gestito in modo adeguato. Non siamo all'interessamento del Wwf - per la serie, salviamo le specie in estinzione - ma ad un livello alto d'attenzione, quello sì. L'«animale» che va scomparendo - e non occorre imbracciare la bandiera dell'ambientalismo militante per denunciarlo - è il territorio, la nostra terra bresciana.

Articolo del Corriere della Sera del 6 giugno 2008
Prima di tutto ci deve essere il rispetto della «preesistenza ambientale», espressione tecnicamente assai dotta per definire un'architettura in armonia con il paesaggio, soprattutto con quello italiano, un patrimonio unico, di fatto il nostro vero petrolio, la nostra più grande ricchezza. Per buona parte del dopoguerra abbiamo costruito in modo irrazionale, consumando il territorio come se fosse un bene riproducibile, come se fossimo capaci di ricrearlo a nostro piacimento.


4 – Governare un territorio non significa svenderlo
Il vorticoso sviluppo edilizio che ha stravolto in questi ultimi decenni il paesaggio della Franciacorta ha portato nei nostri Comuni un aumento medio degli abitanti del 44%. La notizia, già di per sé preoccupante, diventa quasi incredibile se si considera che, nello stesso periodo temporale, l’incremento del consumo di suolo ha raggiunto il 1.000%.

Questi numeri non sono frutto dell’immaginazione di qualche ambientalista dell’ultima ora, ma sono il risultato di uno studio che la Fondazione Cogeme ha commissionato al prof. Tira dell’Università di Brescia. Una prima considerazione su queste cifre: l’incremento del numero degli abitanti (+44%) non è certo generato dallo sviluppo demografico endogeno. Seconda considerazione: l’utilizzo di suolo (+1.000%), a sua volta, ha avuto uno sviluppo talmente imponente che non è neppur lontanamente correlato all’andamento dei residenti, di per sé già elevatissimo.

Ma come si è determinata questa situazione? Dobbiamo dire grazie all’interessamento di chi ha caparbiamente insistito con Piani Regolatori Generali (regolatori, o regalatori?) che hanno portato Passirano ad occupare le prime posizioni nella “speciale” classifica dei Comuni che hanno consumato più suolo. Insieme a Rodengo Saiano e a Ospitaletto, tanto per fare due esempi. Da notare, oltre tutto, che questa bulimia edilizia non ha portato alcun vantaggio in termini di prezzi: le praterie gentilmente concesse dai PRG alla speculazione edilizia, infatti, non solo non sono riuscite a calmierarli, ma addirittura hanno sortito l’effetto contrario.

Il paradosso “più aree nei PRG, uguale prezzi più elevati” aiuta però a focalizzare un primo importante aspetto: qualcuno tenta ostinatamente di darla a bere, ma è ormai evidente che i PGT non possono funzionare come stabiliz­zatori dei prezzi del settore immobiliare.

Articolo di BresciaOggi del 12 giugno 2008
Il convegno sul contenimento urbano […] conclusosi venerdì pomeriggio a Provaglio in Franciacorta, ha rilevato una situazione che impone una gestione rigorosa dell’uso del suolo. Nel dopoguerra il fenomeno ha accompagnato la crescita demografica con colate di cemento senza regole per rispondere a un solo bisogno. Negli ultimi anni, la pressione demografica è svanita, ma la cementificazione, spinta dal mercato, ha avuto una fortissima accelerazione.

E allora attenzione a chi, nonostante la generale riduzione della pressione demografica, nel PGT continua a predicare “… potenziamenti dello stock edilizio esistente” (cfr. pag 8 del Documento di Piano di Passirano). Prendiamo atto che i nostri Amministratori comunali ci stanno dicendo l’esatto contrario di quel che sostengono i ricercatori del progetto europeo “Gestione urbanistica delle dinamiche urbane” (cfr. il convegno sul Contenimento Urbano tenutosi a Brescia a maggio 2008). Tuttavia, questa diversa visione sull’evoluzione demografica non può che far sorgere qualche perplessità… Perplessità che, in attesa di essere smentite, consigliano una ferma opposizione a tutte le richieste di nuove edificazioni non veramente rivenienti da reali esigenze di natura endogena. Esigenze che dovranno essere supportate e confermate da informazioni di tipo demografico che non si limitino soltanto ad illustrare la crescita di popolazione negli anni scorsi - come fa il Documento di Piano del PGT di Passirano (cfr. pagina 19 e seguenti) - ma che offrano indicazioni sul prevedibile sviluppo della pololazione a 10, 20 e 30 anni.

Ma a proposito, di quanto è cresciuta la popolazione di Passirano dal 1971 al 10.2007? Il Documento di Piano, probabilmente per pudore, cita i dati al fino al 2006, e non li esprime in percentuale. In ogni caso gli abitanti sono passati da 4.412 a 6.907 (fonte Istat), il che significa un incremento di quasi il 60%. Una crescita enorme e abnorme, che certamente non potrà più essere replicata in anni futuri. Questa non è un’affermazione gratuita, ma è quanto afferma l’Istat nella “Previsione della Popolazione per la Lombardia”, che prevede una riduzione di quasi il 25% della popolazione tra 0 e 50 anni nel periodo compreso tra il 2009 e il 2039.

Una breve digressione sulla situazione di Monterotondo (che, per inciso, ha avuto un incremento di abitanti del 50% negli ultimi 20 anni). Visto il particolare contesto, siamo convinti che a Monterotondo ci sia ancor meno bisogno di nuove aree di espansione. Anche perché nella zona del Bettolino, sia pure sul territorio del Comune di Cortefranca, sorgeranno a breve una quarantina di nuovi appartamenti, che porteranno un centinaio di nuovi abitanti a gravitare sul nostro paese.

Tornando a valutazioni di carattere più generale, quel che si deve evitare è che Passirano si traformi in Rodengo Saiano 2, comune che invece punta apertamente a raggiungere i 15.000 abitanti. I nostri amministratori devono sapere che questo tipo di incremento demografico fine a se stesso - che si cerca ancora di contrabbandare quale lusinghiero risultato prodotto da lungimiranti politiche di crescita e di sviluppo economico - non appartiene alla nostra cultura. Perchè i cittadini di Passirano si augurano di vivere in un ambiente a misura d’uomo. Ecco un’altra ragione per la quale non possiamo permet­terci di ripetere gli errori già commessi con i vecchi PRG: il rischio che si corre è di trasformare definitiva­mente il nostro paese in un’anonima periferia, in un non luogo, in un paese-dormitorio.

Altra questione. L’Italia, insieme ai tutti i paesi del mondo occidentale, sta attraversando una delle più gravi crisi del settore immobiliare degli ultimi decenni. Probabilmente una crisi di natura strutturale, che sta colpendo anche a casa nostra: lo testimoniano concretamente le centinaia di immobili invenduti a Rodengo Saiano, Ospitaletto, Travagliato, Rovato, ecc. e, natural­mente, a Passirano. In attesa di vedere se, e come, potrà risolversi questa crisi, tutti - e qui ci vogliamo rivolgere in particolare a tecnici, costruttori e immobiliaristi – dobbiamo ammettere che a Passirano, in questi anni, si è costruito troppo, male e molto, molto di più rispetto alle reali esigenze abitative. Difficile negare questa affermazione, e altrettanto difficile negare che quando si favorisce la speculazione, non si possono tutelare gli interessi di carattere generale.

A proposito di bene comune e interessi generali, pare di poter dire che, nonostante la valanga di oneri di urbanizzazione introitati in questi anni, lo standard generale di vita dei cittadini di Passirano non sia migliorato.

Forse perché:
a)centinaia di migliaia di euro sono stati spesi per il faraonico centro sportivo, con annessi sterminati parcheggi (perennemente deserti), appartamento del custode (desolatamente vuoto), tribune con tettoia visibile da chilometri di distanza, che mediamente ripara non più di 10-20 disincantati spettatori delle partite di calcio;

b)centinaia di migliaia di euro sono finiti in un monumentale palazzetto dello sport, sovradimensionato rispetto alle esigenze delle attività sportive che vi si svolgono, ma che, tanto per gradire, ha costi di gestione elevatissimi;

c)centinaia di migliaia di euro sono stati inghiottiti dall’ex casa del fascio, vicenda sulla quale stendiamo un pietoso velo.

Ma erano proprio questi gli interventi che i cittadini-contribuenti di Passirano si aspettavano di veder realizzati? Valeva la pena cedere consistenti aree alla speculazione edilizia per ottenere in cambio questi “servizi”? Si conferma così, qualora ce ne fosse bisogno, quanto possa essere umiliante dover assistere alla distruzione di un territorio di rilevante pregio ambientale-paesistico per fare cassa. Ma lo è, a maggior ragione, quando si dubita che chi ha compromesso la nostra storia, la nostra cultura, le nostre tradizioni non abbia neppure utilizzato al meglio le risorse che ne sono derivate.

Questa vicenda aiuta a capire che il territorio non può es­sere svenduto come si fa con i gioielli di famiglia, nel mo­mento in cui la situazione finanziaria diventa complicata. Perché di questo passo, tra 15-20 anni (ovvero 2-3 PGT), la speculazione edilizia non avrà comunque soddisfatto la propria bramosia cementizia, qualche Amministratore continuerà imperterrito a farsi incantare dalle sirene dell’infinito incremento demografico, Passirano conterà 15.000 abitanti o più, e i gioielli di famiglia saranno stati tutti venduti. Una visione troppo pessimistica? No, se non smettiamo subito di darci la zappa sui piedi.

Altra questione importante. Finiamola di contrabbandare l’anacronistica idea che i PGT possono determinare crescita e sviluppo economico. Smettiamola di sostenere che concedere nuove aree produttive basti a sconfiggere il pendolarismo a cui sono costretti lavoratori occupati in comuni limitrofi (sembra incredibile ma c’è davvero qualcuno che, nel 2008, avalla questa teoria ottocentesca!). Visto il contesto globale in cui operano oggi le imprese, tutti sanno che neppure iniziative promosse (e finanziate!) da enti di area vasta sono in grado di garantire crescita economica certa e stabile. Ecco perché non basta colorare di rosso qualche zona della Tavola Strategica del PGT per creare ricchezza. Se fosse facile tanto quanto il nostro PGT lascia supporre, in questi anni nessuna industria bresciana avrebbe trasferito i propri impianti industriali nei paesi dell’est Europa. O addirittura in Cina e India.

Non esiste più (se mai è esistita) una diretta correlazione tra numero di metri quadrati di aree artigianali/industriali inserite nel PGT, e benessere economico dei residenti. Stiamo parlando di un mito nato nel periodo del boom economico, ormai abbondantemente superato.

Ma se tutte queste affermazioni sono fondate, come mai nel 2008 ci ritroviamo con un PGT “aggrappato” a logiche da anni sessanta? Ecco alcune ipotesi:
a)qualche Amministratore che ha lavorato ai vecchi Piani Regolatori Generali è tuttora presente nella maggioranza;
b)i “nuovi” Amministratori hanno convintamene abbracciato la tradizione e l’ortodossia di chi li ha formati;
c)più probabilmente chi ha voluto questo PGT non ha il coraggio delle proprie (poche) idee.

Se quel coraggio venisse fuori, bisognerebbe ammettere che anche questo - come tutti i precedenti PRG - è un PGT studiato solo per fare soldi. Ma ovviamente non si può dire. Perchè c’è il rischio che gli elet­tori non siano affatto dell’idea di compromettere ulteriormente la vivibilità del loro territorio, in cambio di opere pubbliche di dubbia utilità. E potrebbero esigere, da subito, che si inizi una più rigorosa ge­stione delle risorse pubbliche.

Le considerazioni precedenti portano davvero a pensare che il PGT di Passirano potrà definirsi tale solo se non consen­tirà la trasformazione di altre decine di migliaia di metri quadrati di aree. Governare un territorio come il nostro non significa cementificarlo, ma al contrario significa tu­telarlo, salvaguardarlo, gestirlo oculatamente.

E non siamo certo noi a scoprire che la Franciacorta non è un luogo banale. A ribadirlo, anche recentemente, è stato il Sovrintendente ai Beni Architettonici e al Paesaggio, arch. Rinaldi, che ha dichiarato di voler sottoporre ad alcuni comuni della Franciacorta, tra cui Passirano, il progetto per la realizzazione di un parco agrario. Ma della posizione espressa dal Sovrintendente il PGT di Passirano non fa alcun riferimento (eppure a quell’incontro i nostri Amministratori erano presenti), e men che meno prende in considerazione la proposta del parco agrario. Il nostro PGT - pur dilungandosi per pagine e pagine sulla rilevanza ambientale-paesaggistica del nostro territorio – nel concreto non propone nulla di nuovo.

Perchè a proposito di concretezza, ci si aspettava che con il nuovo PGT il Comune proponesse alla Regione la dichiarazione di “notevole interesse pubblico” di alcune zone particolarmente pregiate del nostro territorio, con previsione di vincolo paesaggistico sulle aree interessate (ricordiamo che proprio in questi giorni Erbusco ha ottenuto dalla Giunta Regionale parere favorevole a questo tipo di richiesta). Il PGT, invece, si preoccupa solo di ulteriori bisogni abitativi (una teoria che non dimostra…), e continua a predicare che “ci sono indiscutibili esigenze di potenziamento dello stock edilizio esistente” (cfr. pagina 8 del Documento di Piano). Esigenze indiscutibili? Parliamone invece, e in maniera molto approfondita! Perché dietro queste granitiche certezze si nasconde proprio quel che si sospetta: la voglia di avere “soldi facili”. Che potrebbero servire per il polo scolastico (l’ennesimo progetto faraonico), da realizzare contro ogni logica, considerato che l’Istat ipotizza riduzioni percentuali a doppia cifra della popolazione più giovane nei prossimi 15-20 anni.

Articolo di Repubblica del 21 novembre 2007
Quel che suscita allarme, ben oltre i singoli casi, è la delega affidata in ultima istanza ai Comuni in merito alla difesa del paesaggio. Così, con una risibile interpretazione della «democrazia partecipativa», non solo si è abrogato l'art.9 della Costituzione secondo cui «la Repubblica tutela il paesaggio» (non certo i comuni), ma si è innescato un diffuso conflitto d'interessi: gli enti locali, sempre a corto di mezzi, sono invogliati a introiti aggiuntivi, attraverso concessioni edilizie, spese di urbanizzazione, ecc. tanto più che hanno ottenuto di usarli come spesa corrente, cosa che la vecchia legge Bucalossi vietava. Una pratica che può invogliare in qualche caso anche a finanziamenti illeciti, di partito o personali. Oggi in Europa l'icona delle ciminiere e degli opifici è, invece, resa sbiadita dalla globalizzazione. Le fabbriche del mondo saranno sempre più in Cina, in India, in Indonesia, in Brasile. In Occidente subentrerà, per chi saprà raccogliere la sfida, l'impresa immateriale, tecnologica, informatizzata. In questo quadro l'Italia possiede un solo bene insostituibile, non scalfibile dalla concorrenza, il territorio. Ogni ettaro distrutto è una picconata contro noi stessi. Chi non lo capisce si comporta come i talebani che fecero saltare i Buddha di Bamyan in nome dell'islamismo puro e duro.

Articolo del Giornale di Brescia del 23 febbario 2008
La risposta alla crisi della passata e presente esperienza pianificatoria non può consistere nel cieco affidamento alla forza propulsiva delle dinamiche economico-sociali, poiché appare troppo grave il pericolo che l'esito di una siffatta abdicazione della pianificazione regolamentata possa segnare l'affermazione tecnocratica sul territorio dei soli interessi di potentati pubblici e privati. […] Nella «nuova idea della pianificazione che avanza» l'assegnazione della capacità edificatoria ad opera del PGT (e dei suoi piani attuativi) rischia di essere condizionata più dalle pressanti esigenze finanziarie comunali che dall'obiettivo riconoscimento della vocazione urbanistica di determinate porzioni del territorio.

Articolo del Giornale di Brescia del 1° maggio 2008
Lo sviluppo è necessario, ma va «ripensato a fondo»: agli indicatori economici vanno affiancati altri criteri di valutazione, parametri relativi alla qualità della vita e al benessere sociale. Nel rischio di esaurire e intaccare preziose risorse e delicati equilibri, occorre attenersi a un prudente principio di precauzione e valutare sempre i possibili impatti su tempi lunghi anche per rispetto e tutela delle future generazioni. Scienze della natura, scienze economiche e scienze umane sono chiamate ad affrontare insieme queste sfide impegnative.



5 – Uno sguardo oltre l’orticello
A Londra negli ultimi dieci anni non si è consumato un solo metro quadrato delle green belts, delle cinture verdi. Di più, nel 2001 Tony Blair ha approntato una legge che prescrive che soltanto il 30% cento delle nuove edificazioni possa sorgere su aree libere, ex agricole, mentre il 70% per cento deve sorgere su aree già costruite o su ex aree industriali. Sempre a Londra si propone di concentrare il 100% dell’edilizia nuova nelle brown belts, cioè nelle aree già edificate.

In Germania la stessa Angela Merkel, quando nel 1998 era ministro dell’Ambiente, ha varato una legge che limita nei Laender il consumo di suolo a 30 ettari al giorno, cioè a meno di 10.000 ettari l’anno. Un sogno per noi che ne consumiamo più di 244 mila! E la Merkel non è certo una massimalista ...



6 – Il bene comune necessita di PGT di contenimento
Riportiamo ora un altro dei passaggi cruciali dell’intervento dell'arch. Luca Rinaldi, Sovrintendente ai Beni architettonici e paesaggio, nel corso dell'incontro organizzato da Fondazione Cogeme, tenutosi a Iseo il 2 febbraio 2008: “… i Piani di Governo del Territorio (PGT) troppo spesso mostrano carenze preoccupanti, perché sono ancora concepiti come piani di sviluppo e non come piani di contenimento, in un'epoca in cui, però, è fin troppo chiaro che il consumo di suolo deve essere drasticamente ridotto se non arrestato completamente. Ci sono troppi PGT che vogliono ulteriore espansione edilizia anche su aree a vocazione turistica ed ambientale come quelle della Franciacorta, dimenticando, ad esempio, le possibilità offerte dal recupero dell'edificato esistente.”

Articolo del Giornale di Brescia del 3 giugno 2008
E’ dei giorni scorsi una nota inviata ai Comuni dalla Sovrintendenza. In riferimento alla stesura della VAS, uno dei documenti che concorrono a formare il PGT, viene suggerita la seguente indicazione di metodo: la tutela storica e ambientale deve prevalere sulla pianificazione urbanistica.

Giornale Brescia del 1 aprile 2008
Partiamo dai prossimi PGT consapevoli che le comunità locali hanno esigenze a cui va data risposta. Queste risposte, però, vanno pianificate a partire dai bisogni reali dei cittadini, e non dalle spinte speculative, che spesso servono anche ai Comuni per fare cassa. In questo modo, ogni consumo di suolo avverrà dopo attenta riflessione, con la piena coscienza del gesto che si compie. Ne consumeremo meno e lo consumeremo meglio, tenendo conto delle generazioni future e della qualità della nostra stessa vita attuale.



7 - Le nostre proposte operative
Elenchiamo di seguito, sia pure in maniera schematica, alcune proposte operative:
a)potenziamento dell’informazione e della partecipazione dei cittadini, che deve iniziare già da questa fase e protrarsi per l’intero periodo di sviluppo della VAS e del PGT;

b)censimento delle superfici attualmente inutilizzate di immobili ad uso artigianale/industriale;

c)censimento delle superfici degli alloggi vuoti o invenduti;

d)censimento delle volumetrie realizzabili sulle aree di completamento già previste dal PRG in vigore, che ad oggi risultano ancora non edificate;

e)approfondita analisi dell’evoluzione demografica a 10, 20 e 30 anni, considerato che l’Istat prevede a livello regionale, nel periodo 2009-2039, un decremento degli abitanti d’età compresa da 0 a 50 anni di circa il 25%;

f)controllo delle edificazioni di grosse volumetrie (agriturismo, cantine, ecc.) in zone di pregio paesistico/ambientale, soprattutto se la richiesta di costruire interessasse posizioni collinari dominanti. A questo proposito il PGT dovrà identificare ed individuare zone totalmente inedificabili. L’inedificabilità diventerà regola, e sarà automaticamente applicata, oltre una certa quota;

g)valorizzazione e fruizione degli ambiti di rilevanza ambientale;

h)regolamentazione, tutela, salvaguardia e difesa delle aree agricole dalla diffusione residenziale;

i)recupero e restituzione alla fruizione pedonale e ciclabile delle strade comunali di campagna;

l)per Monterotondo: mantenere l'originalità del nostro sistema viario a misura del traffico locale e migliorarne la sicurezza, disincentivando con opportuni interventi mirati il traffico di attraversamento con una oculata politica di rinnovo dell'arredo urbano, senza deturpare il territorio con inopportune bretelle di scorrimento veloce.




8 – Un PGT che non ci appartiene

Come abbiamo visto, quello proposto dall’Amministrazione è un PGT vecchio stampo, che sembra appositamente costruito per fare soldi. E questo è il suo più grande difetto. Ma ne ha tanti altri, perché è figlio legittimo di una politica di basso profilo, a sua volta espressione di politici incapaci di essere direzione evoluta e guida moderna. E’ un PGT senza bussola, senza obiettivi, senza traguardi, che non ha una visione, che non ha una mission, che non si confronta con i profondi mutamenti in corso. E’ un PGT freddo, apatico, distaccato, che non coinvolge, che non emoziona, che non fa e non diffonde cultura del territorio.

Eppure ci sarebbe molto da dire in un momento di crisi energetiche, ambientali, climatiche, immobiliari, e (addirittura) alimentari, che potrebbero cambiare profondamente il nostro stile di vita. E invece nulla. Perché è un PGT sbiadito, timido, senza carattere, senza spina dorsale, senza coraggio e senza idee distintive. Un PGT anonimo, grigio, privo di slancio, che non sa immaginare scenari futuri, che non ha strategie, che rinuncia a progettare il domani. E’ un PGT nato vecchio, impacciato, goffamente appiattito su schemi mentali logori e superati.

E’ un PGT che vuole altre strade, parcheggi, velocità degli spostamenti individuali. Un PGT che sembra riprendere e riproporre, con un secolo di ritardo, il mito Futurista che esalta “la bellezza dell’automobile in corsa”. Un PGT che continua a credere nel sogno americano “anni sessanta” dell’auto come affermazione di indipendenza e di libertà. Un PGT che vuole “bretelle”, magari da costruire a solo 1 km di distanza dall’esistente tangenziale. Un PGT che spende centinaia di migliaia di euro per evitare ai pedoni di percorrere 100 metri a piedi, o per guadagnare 20, 30 secondi nel percorso quotidiano studio, lavoro, famiglia. Passirano, il paese costruito a misura d’auto: nessuno intende demonizzare l'automobile, ma una classe politica, in occasioni come queste, non può sottrarsi al dovere di ponderare e dar conto delle possibili alternative. Anche perché stiamo pagando il petrolio 140 $ al barile!

Un PGT miope, che si disinteressa e non si cura di quel che sta accadendo, che non interpreta i mutamenti in atto. Un PGT fuori dal mondo che non analizza, non esamina, non ricerca, non si preoccupa di fare sistema: e, infatti, il PGT non dice se e quali misure intende adottare per favorire la trasformazione in linea metropolitana della ferrovia Brescia-Iseo. E’ un PGT che ignora le sollecitazioni della Sovrintendenza, quasi fossero delle gratuite provocazioni, un PGT che si dimentica di tutelare concretamente (come ha fatto Erbusco) le tante zone di eccezionale valore paesistico. E’ un PGT che non si mette e non ci mette in gioco, che non porta novità, un PGT “provinciale”, autarchico, che ha la presunzione (sbagliata) di poter bastare a se stesso. E’ un PGT pre-elettorale, a cui forse si applicheranno le corrose regole del manuale Cencelli, un PGT che distribuisce senza troppo costrutto un po’ di case qui, un po’ di capannoni lì, una “bretella” di 80 metri là.

Ma soprattutto non è il nostro PGT. Perchè non ci appartiene e non ci rappresenta, non ci descrive e non ci raffigura. Questo è un PGT senz’anima, senza radici, che ignora il nostro passato, la nostra storia, la nostra identità, che si disinteressa delle nostre aspirazioni e del nostro futuro. Di più, è un PGT con qualche elaborato “clonato”. Se così non fosse, nella relazione allegata al Piano Paesistico non troveremmo una lunga digressione su specie arboree che a Passirano neppure esistono. Se così non fosse, il Documento di Piano, a pagina 104, non si preoccuperebbe del comune di … Salò! Il Comune gardesano forse ringrazierà per essere stato citato nel nostro Documento di Piano, ma sicuramente non concorrerà al pagamento dei tecnici che stanno lavorando al PGT di Passirano. Ne siamo certi: quel conto (a proposito, a quanto ammonta?) rimarrà totalmente a carico nostro.

In sintesi, siamo alle prese con un PGT senza personalità che non solo non può governare un territo­rio come il nostro, ma neppure un indistinto sobborgo della cintura milanese. Ecco perchè i cittadini di Passirano hanno il diritto di avere un PGT diverso rispetto a quello che l'Amministrazione ha progettato: un PGT su misura, e che guardi al futuro.