Sul paesaggio la parola allo Stato
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Paesaggio territorio e ambiente
Corretto il Codice dei beni culturali. Sul paesaggio la parola allo Stato. Articolo di Antonello Cherchi pubblicato su "Il sole 24Ore" il 26/1/2008
«Il soprintendente torna al centro della tutela del paesaggio. Il suo parere diventa, infatti, sempre vincolante in merito all'istanza di autorizzazione paesaggistica, così come nei casi di installazione di cartelloni pubblicitari o quando si tratta di decidere i colori delle facciate delle case in realtà particolari, come i centri storici e le zone panoramiche. È il risultato del decreto legislativo approntato dai Beni culturali e approvato ieri in prima lettura dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento (anticipato dal Sole 24 Ore del 26 novembre scorso) dovrà ora essere esaminato dalle commissioni parlamentari competenti e dovrà ricevere il parere anche della Stato-Regioni per poi ritornare a Palazzo Chigi per il sì definitivo. Passaggi che dovranno avvenire entro il 1° maggio prossimo, data in cui scade la delega affiliata al Governo dalla legge del 2002 per intervenire sulla materia. Il decreto legislativo approvato apporta modifiche a tutto il Codice dei beni culturali (Dlgs 42 del 2004) e dunque anche alla parte relativa al patrimonio culturale. Ma i ritocchi più consistenti e di maggior impatto sono quelli che interessano il paesaggio. Sono, d'altra parte, quelli voluti dal ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli, che fin dall'inizio del mandato ha lanciato una campagna contro gli eco-mostri e il degrado del Belpaese. In quest'ottica, lo Stato recupera terreno sul piano della tutela, erodendolo alle Regioni, che infatti non hanno salutato con favore le novità. Per esempio, sulla pianificazione paesaggistica Roma prima aveva un ruolo residuale perché poteva essere eventualmente chiamata in causa dalle Regioni, mentre ora centro e periferia sono sullo stesso piano. E questo anche in virtù di ciò che ha detto la Corte costituzionale con la sentenza 367 del 2007, con la quale è stata restituita assoluta centralità allo Stato nella difesa del paesaggio. Delle parole della Consulta c'è eco soprattutto nell'articolo 131 del Codice, così come modificato dal decreto approvato ieri, che recita: «Le norme di tutela del paesaggio, la cui definizione spetta in via esclusiva allo Stato, costituiscono un limite all'esercizio delle funzioni regionali in materia di governo e fruizione del territorio».
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«Il soprintendente torna al centro della tutela del paesaggio. Il suo parere diventa, infatti, sempre vincolante in merito all'istanza di autorizzazione paesaggistica, così come nei casi di installazione di cartelloni pubblicitari o quando si tratta di decidere i colori delle facciate delle case in realtà particolari, come i centri storici e le zone panoramiche. È il risultato del decreto legislativo approntato dai Beni culturali e approvato ieri in prima lettura dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento (anticipato dal Sole 24 Ore del 26 novembre scorso) dovrà ora essere esaminato dalle commissioni parlamentari competenti e dovrà ricevere il parere anche della Stato-Regioni per poi ritornare a Palazzo Chigi per il sì definitivo. Passaggi che dovranno avvenire entro il 1° maggio prossimo, data in cui scade la delega affiliata al Governo dalla legge del 2002 per intervenire sulla materia. Il decreto legislativo approvato apporta modifiche a tutto il Codice dei beni culturali (Dlgs 42 del 2004) e dunque anche alla parte relativa al patrimonio culturale. Ma i ritocchi più consistenti e di maggior impatto sono quelli che interessano il paesaggio. Sono, d'altra parte, quelli voluti dal ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli, che fin dall'inizio del mandato ha lanciato una campagna contro gli eco-mostri e il degrado del Belpaese. In quest'ottica, lo Stato recupera terreno sul piano della tutela, erodendolo alle Regioni, che infatti non hanno salutato con favore le novità. Per esempio, sulla pianificazione paesaggistica Roma prima aveva un ruolo residuale perché poteva essere eventualmente chiamata in causa dalle Regioni, mentre ora centro e periferia sono sullo stesso piano. E questo anche in virtù di ciò che ha detto la Corte costituzionale con la sentenza 367 del 2007, con la quale è stata restituita assoluta centralità allo Stato nella difesa del paesaggio. Delle parole della Consulta c'è eco soprattutto nell'articolo 131 del Codice, così come modificato dal decreto approvato ieri, che recita: «Le norme di tutela del paesaggio, la cui definizione spetta in via esclusiva allo Stato, costituiscono un limite all'esercizio delle funzioni regionali in materia di governo e fruizione del territorio».
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