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martedì 5 febbraio 2008

I politici e la vergogna

Prendiamo spunto (anche) dal commento anonimo inviato sul post L'Italia e il naufragio per riportare il testo della lettera al Direttore pubblicato su BresciaOggi il 3 febbraio 2008.




Mentre molti politici non conoscono la vergogna, questa li conosce benissimo. E diventata la loro anima, e così succede che:
- non si vergogna chi per motivi personali, famigliari e giudiziari abbandona lo schieramento politico scelto alle elezioni;
- non si vergogna chi fa cadere un governo di cui era ministro senza convocare la direzione nazionale del partito, perchè lui è il partito!
- non si vergogna il sen. Barbato di dare del traditore al collega Cusumano perchè questi non ha tradito il mandato ricevuto dagli elettori;
- non si vergogna Barbato di smentire che ha sputato verso il suo collega mentre le televisioni lo riprendevano durante l’«onorevole» gesto;
- non si vergogna il capo dell’Udeur di spiegare in televisione fatti e circostanze di suo esclusivo interesse;
- non si vergogna perchè sa di essere in buona e numerosa compagnia;
- non si vergogna chi dagli scranni di An stappa bottiglie in Parlamento, tanto meno il collega che sputa frasi ingiuriose degne solo dei più facinorosi tifosi di calcio;
- non si vergogna Fini di avere firmato per il referendum che stravolgerebbe la legge elettorale da lui votata;
- non si vergogna il presidente di An di chiedere elezioni con la stessa legge che voleva modificare con il referendum;
- non si è vergognato nemmeno quando ha preteso l’allontanamento di Tremonti e poi, ottenuta la contropartita, lo ha riaccolto nel governo;
- non si vergogna Calderoli di chiedere le elezioni con la legge elettorale di cui è stato relatore e che lui stesso ha definito una porcata (non essendosi vergognato nemmeno in quella circostanza);
- non si vergognano quei politici che, per «captatio benevolentiae», fingono di sostenere la sacralità della famiglia, avendone due o tre;
- non si vergogna il politico che crea società all’estero per finanziamenti illeciti;
- non si vergogna il politico che, per decine di procedimenti giudiziari, dichiara di non essere mai stato condannato e, grazie a famosi avvocati (anche parlamentari), è sempre giunto alla prescrizione;
- non si vergogna chi in presenza di «soli» 38 partiti inventa il partitino liberal-democratico pretendendo di dettare un nuovo programma all’intera coalizione;
- non si vergognano quei politici che da decenni chiedono di essere rieletti per «servire il popolo» e poi non fanno nulla per ridurre gli assurdi privilegi di cui godono a spese del popolo;
- non si vergognano i capi di partiti «nanetti» che per paura di scomparire sia con il referendum sia con una nuova legge con sbarramento al 5%, sostengono la necessità di votare con la legge vigente che consentirebbe la loro rielezione;
- non si vergognano i ministri che per avere visibilità vanno a «Porta a Porta» a criticare i colleghi per dimostrarsi più di destra o più di sinistra, con estrema gioia del conduttore che riesce a farli litigare.


A questo punto, vergognamoci noi cittadini che, pur essendo convinti che sia opportuno ridurre il numero dei parlamentari, e ancora più convinti che sarebbe meglio non avere tanti partitini, in tutte le elezioni disperdiamo voti in tanti rivoli. Convinto da sempre che la politica intesa come ricerca di soluzioni ai bisogni della gente sia cosa nobilissima, devo arrendermi e dichiarare che preferisco il Grillo al Rospo.

(lettera firmata)

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