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mercoledì 13 febbraio 2008

La pia illusione

Riportiamo un articolo pubblicato su BresciaOggi del 1° febbraio 2008: Gianbattista Scalvi, sindaco dal ’90 al ’93, in una lettera agli ex colleghi chiede un confronto sul futuro. «Rovato, qui è il declino».



Ha contravvenuto ad un principio che si era dato anni fa: «non commentare scelte amministrative altrui, quando non ritieni di poterti assumere un impegno diretto». Ma lo ha fatto per amore del suo paese, Rovato, che vede malato di inesorabile declino. Così Gianbattista Scalvi, 47 anni, sindaco di Rovato dal ’90 al ’93, ha preso carta e penna e ha scritto agli ex colleghi che hanno amministrato la cittadina fino alla giunta leghista di Roberto Manenti: ovvero a Giacomo Medeghini, Carlo Cossandi, Franco Manenti, Gianbattista Toninelli e Angelo Lazzaroni.

Un appello al confronto sul destino di un territorio come quello rovatese che rischia di essere sempre più hinterland e sempre meno «perla» della Franciacorta. «Rompo quindi oltre un decennio di silenzio e dico la mia opinione - scrive - per una questione di coscienza, per un sentimento di appartenenza ad una comunità e perchè mi sembra sia venuto meno ogni confronto politico, reso quasi impossibile anche da una opposizione troppo rozza e orgogliosa di una competenza più nelle ricette culinarie che nelle alternative amministrative». E l’attuale maggioranza? «Mi preoccupa ciò che è accaduto a Rovato dall’amministrazione leghista in poi e mi terrorizza il motto scelto dalla lista che ha vinto le elezioni: "niente chiacchiere molto lavoro". I manovratori vanno disturbati con le parole costringendoli al confronto».

Un confronto sul futuro di Rovato. «A cosa si stia riducendo - scrive Scalvi - è sotto gli occhi di tutti. Tutte le amministrazioni comunali avevano curato l’idea di Rovato come paese centrale della Franciacorta, oggi il nostro comune sta assumendo le caratteristiche di periferia urbana di una grande città: aggressione incontrollata del territorio, tipologia urbanistica omologata, disponibilità ad accogliere una concentrazione elevata di abitanti, insensibilità a mantenere le proprie caratteristiche morfologiche e tradizioni urbanistiche...».


Un territorio che cambia rapidamente, per l’ex sindaco, non è un arricchimento ma una malattia degenerativa. «Vorrei far notare - continua - che garantire introiti per il Comune è pia illusione: gli oneri copiosi che si ricavano da questi interventi così pesanti e diffusi hanno un costo pubblico elevato che consiste, appunto, nella svendita del territorio pubblico. Bisogna cominciare a capire che questa gestione amministrativa consegnerà alla politica futura un ambiente urbano sconvolto. Guardando come si è modificato Rovato ci si chiede se ne è valsa la pena». Come invertire la rotta? «Oggi - osserva Gianbattista Scalvi sollecitando gli ex sindaci a prendere posizione - è tempo di fermarsi prima che con lo stesso spirito leggero si compromettano le ultime aree sensibili del nostro comune (penso all’ex consorzio e all’ex cinema). Bisogna ritornare alla politica e aprire un confronto sulla vera necessità del nostro comune: il piano di governo del territorio».



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