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martedì 26 febbraio 2008

Lo strumento urbanistico provinciale

Articolo pubblicato il 12 febbraio 2008 su BresciaOggi. Iniziato l’iter per le modifiche dello strumento urbanistico provinciale Ptc.



Quali linee guida adottare per contenere il consumo di suolo nei 206 comuni bresciani? Quali strategie possono essere condivise dalle amministrazioni locali per concertare scelte importanti sul futuro urbanistico delle Valli, della Bassa, del Garda, della Franciacorta dell’hinterland, senza che gli «appetiti» di singoli municipi penalizzino porzioni ben più vaste di territorio?


Questi i quesiti di fondo alla base dell’arduo lavoro iniziato ieri dall’assessorato provinciale al Territorio nel seminario al Cfp Zanardelli: un primo confronto con i Comuni associazioni di categoria, ambientalisti, per adeguare il Piano territoriale di coordinamento provinciale alla luce della nuova legge regionale 12, che in materia urbanistica ha «tolto» ulteriormente il potere prescrittivo alla Provincia dando spesso carta bianca alle singole amministrazioni locali nella stesura dei Pgt (piani di governo del territorio, che stanno sostituendo i vecchi Prg). Con una grande frustrazione per il Broletto: «Noi ai Comuni non possiamo cassare alcun progetto, anche se rileviamo delle illegittimità» ha spiegato con disincanto l’assessore al Territorio Francesco Mazzoli.

Cosa può fare la Provincia? Mazzoli ha una strategia: «Creare dei tavoli di lavoro sovracomunali a "geometria variabile", che coinvolgano più enti locali a seconda dell’importanza e delle ricadute di un’opera programmata. Si può andare da una intera valle se si parla di un nuovo ospedale, a più Comuni se si tratta di un centro commerciale o di una scuola».


Gli strumenti. La legge regionale 12 del 2005 ha in parte reso «vano» il lavoro fatto dalla Provincia con il Ptcp (piano territoriale di coordiamento provinciale) adottato nel 2004: ovvero individuare i criteri di crescita urbanistica di ogni Comune (che in teoria non avrebbero potuto cementificare selvaggiamente) e mappare le zone naturalistiche e paesaggistiche che necessitavano di maggior tutela. Adesso con la legge regionale 12 il Ptcp potrà prescrivere precisi paletti solamente su quattro ambiti del vasto territorio provinciale: ambiente agricolo, infrastrutture, tutela del rischio idrogeologico, elementi paesaggistici.

«E’ chiaro che il tema principale da affrontare nell’adeguamento di questo Ptcp è quello del consumo di suolo» spiega chiaramente l’ingegner Marco Pompilio, consulente per il coordinamento della variante al Ptcp. Come arginarlo? Uno strumento molto importante è la Vas (valutazione ambientale strategica) che dovrà essere adottata per ogni nuova opera importante (strumento imposto dall’Europa e come al solito adottato in ritardo dall’Italia).


Uno strumento che impone una valutazione ambientale non solo della singola opera (centro commerciale, cava, strada) ma anche di tutte le possibili ricadute che si andranno a creare in un’area molto più vasta. Qui la Provincia potrà tentare di arginare le derive cementizie di molti Comuni. «Ma un primo e fondamentale passaggio - aggiunge Pompilio - è lo sviluppo del Sit»: il sistema informativo territoriale che mapperà aree agricole, urbanistiche, commerciali, di tutti i 206 comuni, sfruttando le banche dati di Regione, Provincia, Comuni, Arpa, Asl. Altro punto importante del nuovo Ptcp: l’adozione di strumenti di efficienza energetica, per costruire case e edifici pubblici meno energivori. «La grande sfida- chiude Mazzoli - è quella di far da supporto ai Comuni affinchè maturino le competenze ambientali».

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