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mercoledì 20 febbraio 2008

Campagne urbanizzate. E una marea di seconde case

Articolo pubblicato sul Giornale di Brescia del 12 febbario 2008, dal titolo "Tra campagne urbanizzate e il proliferare delle seconde case".


Il paesaggio non è un bene rinnovabile, e non sempre viene gestito in modo adeguato.


Non siamo all’interessamento del Wwf - per la serie: salviamo le specie in estinzione - ma ad un livello alto d’attenzione, quello sì. L’«animale» che va scomparendo - e non occorre imbracciare la bandiera dell’ambientalismo militante per denunciarlo - è il territorio, la nostra terra bresciana. Basta prendere la macchina e percorrere la ex Statale verso Milano per notare come i cartelli che indicano l’inizio di un paese siano sempre più necessari, dal momento che di «intervalli» non urbanizzati non ce ne sono praticamente più.

Oppure guardare vecchie cartoline della costiera gardesana o della Valtenesi: il proliferare delle seconde case ha «mangiato» metri cubi su metri cubi. Una stima più che attendibile parla di qualcosa come ventimila seconde case sulla sponda bresciana del lago di Garda, da Sirmione a Limone. Altri dati, sia pure riferiti a singole situazioni locali, sono ancor più esplicativi. Rispetto all’inizio del Novecento, a Salò il consumo del territorio è aumentato del 575%, le abitazioni del 535% ed i vani del 637%, a fronte di una crescita della popolazione del 69%; in meno di cent’anni su 460 ettari non urbanizzati ne sono stati consumati 350. Ancora: dal 1998a oggi a Salò sono state costruite 99 piscine.

Altro esempio egualmente significativo: Padenghe. Qui in vent’anni gli abitanti (ora 3.500) sono cresciuti del 28% e le abitazioni del 102%. Passiamo a Moniga: popolazione aumentata del 10%, edifici del 47%. La situazione è questa. Se ne rendono conto anche gli amministratori meno sprovveduti. Certamente va salutato con favore il fatto che, nell’introduzione del documento preliminare alla variante di adeguamento del Piano territoriale di coordinamento provinciale, l’assessore Mazzoli ed il presidente Cavalli scrivano che «l’espansione insediativa, la creazione di insediamenti logistici e commerciali portano, lungo la fascia a cavallo dell’autostrada A4 e delle principali arterie stradali, ad una progressiva conurbazione con la perdita di riconoscibilità dei caratteri tipici degli areali e del paesaggio», annunciando l’obiettivo di contenere il consumo di suolo con strumenti più mirati.

Insomma, il problema c’è ed è conosciuto. Ora occorre un’azione seria per invertire la rotta, altrimenti nemmeno il Wwf potrà fare molto per salvare il territorio dall’estinzione.



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