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martedì 7 agosto 2007

Se scoppia la bolla

di Umberto Mazzantini

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A quanto pare l’enorme bolla del mercato edilizio americano si sta sgonfiando e rischia di diventare un appiccicoso pallone di chewing gum per l’economia mondiale, soprattutto nei Paesi come il nostro che sull’espansione edilizia (non sempre legale) e sulla casa come bene rifugio hanno puntato gran parte di una crescita, che ciclicamente si rivela drogata, ma poi riparte ogni volta più forte.


Mentre le grandi imprese di costruzioni americane piangono perdite notevoli, da noi cominciano i primi lamenti dei grandi costruttori edili che chiedono più investimenti nelle infrastrutture, più soldi pubblici, meno legami e meno tasse in un’industria che ha il triste record di morti ammazzati sul lavoro e di lavoro nero. A leggere le pagine dei giornali c’è da rimanere interdetti: da una parte si lancia l’allarme per la saturazione e l’afflosciarsi del mercato immobiliare, delle case, villette appartamenti che restano invendute o sfitte ai bordi del mare un po’ meno affollato, dall’altra si denuncia una fame crescente di case, non solo nelle città grandi e medie, ma anche nei Paesi turistici, dove la fascia di popolazione non proprio ricca non riesce ad accedere a un mercato dai prezzi così elevati che a volte sembrano folli.


Titoli che sembrano schizofrenici ma che rivelano una verità incontestabile: in Italia si è costruito molto, lo si è fatto soprattutto in posti di pregio, ma non si è costruito per chi aveva davvero bisogno della casa e l’edilizia popolare è ormai una cenerentola, imbellettata dai Piani di edilizia economica e popolare che spesso non sono alla portata di chi non riesce a mettere insieme una vita decente e tranquilla, strozzato da precariato e affitti che gli succhiano metà o più dello stipendio.


Così, in un paese dove esistono un milione di costruzioni abusive che spesso vengono tirate su con la scusa della “necessità”, dove il patrimonio edilizio di questo nostro paese è lievitato come una grande torta fatta di una bella fetta di vani sfitti o occupati per pochi mesi, molti non riescono nemmeno a raccattare le briciole di una cementificazione onnipresente e diffusa. Se la bolla si affloscia o scoppia occorrerà trovare alternative alla locomotiva edilizia che ha trainato la crescita e sarà difficile perché quello edilizio è un settore “maturo”, pervasivo, diffuso e parcellizzato in piccole ditte artigianali, ma con una forte capacità di pressione politica.


Ci sono tutti i segnali della fine di un ciclo, ma gli appetiti, come per un riflesso condizionato, non diminuiscono, le richieste di costruire non calano, i bisogni di prima casa vera rimangono e la rendita guarda impaurita quella bolla che si fa sempre più sottile e ci soffia dentro ancora più forte per compensare l’aria che esce dalle prime falle.

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