La dispersione abitativa? E' il risultato dell'errata pianificazione urbanistica.
Premessa
La dispersione insediativa (o sprawl urbanisitico) costituisce una tipologia di occupazione del territorio periurbano connotata da alcune specifiche “patologie”: discontinuità dell’urbanizzato accoppiata a crescente segregazione funzionale e sociale; riduzione nell’intensità d’uso delle risorse territoriali non giustificata dalle dinamiche di crescita demografica ed occupazionale; perdita di habitat naturali e di biodiversità; incessante incremento della mobilità su gomma, con effetti di sovraconsumo di energia, di congestione delle infrastrutture stradali e di elevato inquinamento ambientale; maggiori oneri nella distribuzione dei servizi; banalizzazione e omologazione dei territori di frangia sfigurati e colonizzati da “non luoghi”; indebolimento dei legami cui è affidata la coesione sociale.
Le cause della dispersione insediativa
La letteratura sulle cause dello sprawl è ormai cospicua ed ha evidenziato la rilevanza di alcuni fattori che costituiscono l’elemento connota le dinamiche della “città dispersa”.
Per quanto riguarda le preferenze residenziali, si sono evidenziati gli elementi di crescente individualismo e personalizzazione che connotano gli stili abitativi e di consumo della popolazione, le opportunità di mobilità individuale offerte dall’automobile che diventa la modalità predominante (e in continuo aumento) attraverso la quale si effettuano gli spostamenti quotidiani, l’aspirazione ad abitare a contatto con la natura.
Pper quanto riguarda le attività economiche, appaiono determinanti la riduzione dei costi di localizzazione per le funzioni che non richiedono diretta accessibilità al centro (ad esempio, tutte le attività di back-office); la ridotta accessibilità su gomma delle localizzazioni centrali; lo sviluppo di nuovi modelli di offerta commerciale, basati sull’uso dell’automobile; la diffusione delle residenze e dunque di parte del mercato dei beni e del lavoro.
Tra i principali fattori di espulsione dalla città al primo posto si colloca l’incessante incremento dei valori fondiari e immobiliari nella “città densa”, aumento che ha accelerato ed accentuato il processo di decentramento selettivo di residenze ed attività economiche; la caduta della qualità della vita per effetto di congestione, inquinamento, aumento dell’insicurezza; il pessimo rapporto qualità/costo dell’offerta di edilizia condominiale speculativa.
La dispersione periurbana appare - purtroppo - strettamente correlata alla deregolamentazione pianificatoria: al “bricolage” della pianificazione urbanistica comunale quando quest’ultima proceda per minima resistenza nei confronti delle tendenze del mercato, per incrementalismo, in assenza di quadri di coerenza territoriale elaborati alla scala pertinente.
Cosa fare
Se dunque il contributo delle politiche pubbliche nell’orientare le tendenze insediative costituisce una variabile esplicativa rilevante dei fenomeni di dispersione periurbana, è necessario riconsiderare criticamente gli approcci che interpretano tali fenomeni come eminentemente spontanei, guidati dal mercato, e pertanto non governabili attraverso l’azione pubblica di pianificazione; ed è altresì necessario ripensare e riformare gli strumenti di pianificazione per renderli più efficaci nel governo dell’ “insostenibile dispersione periurbana”.
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