La città e i suoi valori
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Paesaggio territorio e ambiente
Di seguito uno stralcio di un editoriale dell'avv. Spallino, ex sindaco di Como
«La storia appartiene [...] a colui che sa conservare e venerare [...] le condizioni in cui è nato per coloro che verranno dopo di lui, e in questo modo serve la vita. Un'anima simile, più che proprietaria sarà proprietà del patrimonio degli avi» (Nietzsche, Considerazioni sulla storia).
Esiste un profilo etico, della lettura della città così come del paese, che sovente ci sfugge e che l'affermazione di Nietzsche invece richiama. La città è più di uno scambio di beni. La città «vivente», la città «armoniosa» di Peguy (Marcel, Premier dialogue de la cité harmonieuse) è quella che sa "mettere in comune le persone intorno alle sue radici - la memoria collettiva nelle pietre e nella natura - e intorno alla forma del suo futuro - il progetto partecipato".
«La storia appartiene [...] a colui che sa conservare e venerare [...] le condizioni in cui è nato per coloro che verranno dopo di lui, e in questo modo serve la vita. Un'anima simile, più che proprietaria sarà proprietà del patrimonio degli avi» (Nietzsche, Considerazioni sulla storia).
Esiste un profilo etico, della lettura della città così come del paese, che sovente ci sfugge e che l'affermazione di Nietzsche invece richiama. La città è più di uno scambio di beni. La città «vivente», la città «armoniosa» di Peguy (Marcel, Premier dialogue de la cité harmonieuse) è quella che sa "mettere in comune le persone intorno alle sue radici - la memoria collettiva nelle pietre e nella natura - e intorno alla forma del suo futuro - il progetto partecipato".
Non è soltanto un fatto estetico, è un fatto sociale quello che istituisce il legame comunitario capace di costruire nei cittadini il «senso di appartenenza» a quel luogo. Altrimenti, anche abitando in quel sito, ci si sente soli ed estranei. La città, così intesa, è lo spazio e il tempo che sono necessari allo sviluppo delle persone secondo alcuni valori. La bellezza è tra di essi. Non la bellezza come spettacolo osservato passivamente, ma la bellezza come una delle funzioni per convivere.
«Consumare» la città è contemplarla attivamente, è dedicarsi ad essa, entrare in dialogo con essa, ascoltare cosa ti dice. Nel vissuto quotidiano, non potrebbe spiegarsi altrimenti il sentimento di fierezza che provano coloro i quali la vivono con quell'atteggiamento quando ne sentono gli elogi, e il sentimento di amarezza che patiscono quando ne ascoltano i biasimi. L'uomo che non si mette al servizio di questa convivenza, che non condivide questa storia, non può scoprire il prossimo, e quindi sé stesso e la città e la sua anima. Vivere in dialogo con la città, questo fa della città un bene pubblico, indipendentemente dalla proprietà dei singoli edifici dei privati (J.Comblin, Théologie de la ville, 1970).
Invertiamo i termini impiegati da Nietzsche: siamo consapevoli di essere gli «antenati» dei nostri discendenti ? E, come tali, di essere i «legatari» non i proprietari delle bellezze culturali e naturali che, senza titolo, abbiamo ricevuto in dote? E di avere quindi il dovere morale di trasmetterle ai nostri figli, quelle ricchezze, possibilmente accresciute?
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