Il degrado del paesaggio italiano
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Paesaggio territorio e ambiente
Articolo pubblicato su "Il Sole-24 Ore"
II vicepremier Francesco Rutelli contro l'«Italia dei geometri». Le categorie professionali contestano le critiche sostenendo che il paesaggio italiano è stato rovinato per mancanza di pianificazione e politica mirata. Un concorso di colpa per la scarsa tutela del patrimonio ambientale e architettonico del Bel Paese.
In occasione del seminario del Fai tenutosi ad Assisi, il ministro per i Beni e le attività culturali ha sottolineato che «gli architetti e gli urbanisti del dopoguerra hanno perso una battaglia storica, magari anche per colpa della politica. Non sono riusciti a imporre una leadership culturale e quindi una cifra stilistica alla trasformazione del territorio». Di fatto, aveva concluso Rutelli «hanno vinto i geometri che hanno accondisceso in modo incompetente, sbrigativo e dozzinale a ogni bisogno del committente. Con i risultati che vediamo».
Un duro attacco che per una settimana ha scatenato critiche da parte delle diverse categorie. «Il degrado? È colpa degli architetti e non dei geometri - ha dichiarato Ilario Tersio - presidente del collegio dei geometri - perché sono loro che hanno competenza per i piani regolatori». D'altro canto l'urbanista Pier Luigi Cervellati in un'intervista rilasciata in questi giorni ha dichiarato che «urbanisti e architetti non hanno mai perso la battaglia culturale sul paesaggio, perché non l'hanno mai combattuta veramente. Noi architetti e urbanisti, siamo tutti responsabili non solo dello scempio del paesaggio agrario italiano ma anche di quanto avviene nei centri storici».
Il dibattito aperto da Rutelli contro la crescita dei valori immobiliari, la fragilità della pianificazione e la scarsa qualità architettonica ha puntato i fari su una questione che chiama in causa tutti: progettisti, imprese, committenti, mezzi di comunicazione e potere incluso. Un tema caldo che evidenzia l'assenza di una regia, nazionale e regionale, di programmi pluriennali di governo del territorio. […]
In occasione del seminario del Fai tenutosi ad Assisi, il ministro per i Beni e le attività culturali ha sottolineato che «gli architetti e gli urbanisti del dopoguerra hanno perso una battaglia storica, magari anche per colpa della politica. Non sono riusciti a imporre una leadership culturale e quindi una cifra stilistica alla trasformazione del territorio». Di fatto, aveva concluso Rutelli «hanno vinto i geometri che hanno accondisceso in modo incompetente, sbrigativo e dozzinale a ogni bisogno del committente. Con i risultati che vediamo».
Un duro attacco che per una settimana ha scatenato critiche da parte delle diverse categorie. «Il degrado? È colpa degli architetti e non dei geometri - ha dichiarato Ilario Tersio - presidente del collegio dei geometri - perché sono loro che hanno competenza per i piani regolatori». D'altro canto l'urbanista Pier Luigi Cervellati in un'intervista rilasciata in questi giorni ha dichiarato che «urbanisti e architetti non hanno mai perso la battaglia culturale sul paesaggio, perché non l'hanno mai combattuta veramente. Noi architetti e urbanisti, siamo tutti responsabili non solo dello scempio del paesaggio agrario italiano ma anche di quanto avviene nei centri storici».
Il dibattito aperto da Rutelli contro la crescita dei valori immobiliari, la fragilità della pianificazione e la scarsa qualità architettonica ha puntato i fari su una questione che chiama in causa tutti: progettisti, imprese, committenti, mezzi di comunicazione e potere incluso. Un tema caldo che evidenzia l'assenza di una regia, nazionale e regionale, di programmi pluriennali di governo del territorio. […]
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Fin qui l'articolo del "Sole-24 Ore". Quel che deve far riflettere è che nessuno tra geometri, architetti, progettisti, committenti, imprenditori edili e politici - che ora si rimpallano le diverse responsabilità – ha cercato di negare l'evidenza. Perchè tutti sappiamo che è in atto "… lo scempio del paesaggio italiano". E nonostante questo, continuiamo a far finta che non sia così.
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