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sabato 1 dicembre 2007

Sottotetti e "furbetti del quartierino": seconda puntata

Di seguito riportiamo il testo di una lettera inviata al Direttore del Giornale di Brescia, pubblicata mercoledì 28 novembre 2007



Sottotetti: «Furbetti del quartierino» anche in Valcamonica

Ho letto con grande interesse la lettera pubblicata sul Giornale di Brescia di lunedì 19 novembre, con il titolo "Sottotetti e furbetti del quartierino" (vedi nostro post Sottotetti e furbetti del quartierino). La signora Monica denuncia la pratica, ormai consolidata da parte di imprese ed agenzie immobiliari nella zona sud della città, di «vendere i sottotetti non abitabili... in modo da utilizzarli liberamente come abitazione dopo il passaggio del tecnico comunale ed il rilascio dell’abitabilità in barba a regolamenti edilizi, norme urbanistiche e d’igiene».

La lettrice individua «la furbata» dei costruttori nell’edificare sottotetti non conformi allo standard abitativo, ma di venderli come abitabili, rassicurando il compratore «che nessuno si accorgerà mai di nulla, che evaderà l’Ici in quanto il sottotetto verrà accatastato come non abitabile» e che «per quest’ultimo dettaglio, in caso di vendita, sarà ancor più appetibile sul mercato....». Ella chiede che "qualche responsabile del settore dell’edilizia/urbanistica del Comune di Brescia", vista la massiccia diffusione di questa tecnica, "illustri agli acquirenti i rischi che corrono" abitando un sottotetto non abitabile».

La firmataria della missiva mi pare molto buona (volutamente?) perché sarebbe stato lecito anche chiedere che le «Autorità preposte» verifichino se un tale comportamento non implichi anche una serie di reati amministrativamente e/o penalmente perseguibili. Ciò che la lettera denuncia non avviene solo nella periferia sud di Brescia ma anche nell’alta Valcamonica, ove ho la residenza. E forse in modo più massiccio e sfrontato. Infatti in questi nuovi insediamenti, senza un briciolo di verde (che gli abitanti chiamano i «Nuovi castelli della valle») i sottotetti non abitabili (perché dotati di altezze medie di moltissimi centimetri al di sotto di quanto previsto dalle leggi in vigore) sono venduti ed abitati in assoluto dispregio delle leggi e dei Piani regolatori in vigore.

Il danno per i cittadini residenti non è di poco conto. Infatti il Comune non incassa gli oneri di costruzione previsti per la cubatura definita «sottotetto o solaio» ma venduto come abitabile. Non vengono realizzati i posti macchina previsti dagli standard di legge per i sottotetti, venduti come abitabili, per cui l’acquirente parcheggerà le auto di proprietà nei già insufficienti parcheggi comunali. Lo stesso acquirente non pagherà l’Ici. Parimenti non pagherà né lo smaltimento rifiuti né la depurazione delle acque vivendo in abitazione non accatastata come tale. Pagheranno anche la parte di questi incauti (o furbetti?) acquirenti i residenti del Comune in regola con gli standard abitativi. Tutto regolare? Non mi pare proprio.

La signora Monica si rivolge a «qualche responsabile del settore dell’edilizia/urbanistica del Comune di Brescia». Per l’Alta Valcamonica io mi rivolgo ai sindaci che, nei piccoli centri, sono spesso anche i «responsabili» per l’edilizia privata e, quando non lo fossero, hanno il dovere dell’alta vigilanza in materia e (non credo di sbagliare) di «Ufficiali di Polizia giudiziaria nell’esercizio delle loro funzioni». La signora Monica colloca quelli che definisce «i furbetti del quartierino» nella zona a sud della città di Brescia. Qualcuno di loro opera, di sicuro, anche in alta valle. (Lettera firmata)


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