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martedì 2 ottobre 2007

Il "palazzo", Grillo, l'antipolitica e il qualunquismo

In tema di Grillo e “grillismo”, qualunquismo ed antipolitica, riportiamo stralci di articoli apparsi in questi giorni su alcuni quotidiani.



Giovanni Pieraccini (Il Riformista), nel suo articolo “A non fare le riforme ci si ritrova con un Grillo in piazza”, scrive che “…è certamente straordinaria la dimensione del successo che Grillo ha ottenuto con il suo V-Day. Ancor più notevole è il fatto che questo successo è stato ottenuto, per la prima volta, al di fuori dei partiti e dei metodi della politica, attraverso la rete di internet e i canali informatici, spiazzando i partiti e il loro sistema, rendendo più obsoleti e fragili i loro apparati e il loro potere. L’eco straordinario di Grillo nasce dalla delusione accumulata dalle promesse mai mantenute. Ormai, il dialogo politico non è più all’interno e fuori dei partiti, fra istituzioni e cittadini, nella dialettica democratica per la conquista e la gestione del potere. E’ invece un dialogo a circuito chiuso all’interno di gruppi dirigenti, con un proprio linguaggio e una dialettica autoreferenziale”.


Carlo Carboni (Il Sole 24Ore), nel suo articolo “Antipolitica? No, è critica costruttiva”, afferma che “… in Italia i media tendono a mettere in scena una politica che riscopre l’antipolitica qualunquistica, ovvero uno storico alibi che ben si adatta a mantenere una condotta inerziale e consensuale-clientelare della politica. Secondo questa teoria i cittadini sarebbero in fondo corresponsabili poiché molti si disinteressano delle sorti della “cosa pubblica” e pensano solo al loro tornaconto individuale. La società complice, appunto. Un’ipotesi che ha un qualche fondamento, ma che non giustifica l’assenza di un progetto di rinnovamento della classe politica e dei loro dirigenti. Insomma, l’antipolitica come “terra di nessuno” sulla quale scorrazzano i media e il risentimento dei cittadini per le debolezze politico-amministrative. Tuttavia, insistere sull’antipolitica evidenzia un’incomprensione di ciò che è accaduto nella società italiana negli ultimi vent’anni. Le aspettative sociali non sono solo cresciute, ma sono profondamente cambiate. Oggi la critica alla politica viene dalla nuova “borghesia intellettuale” dei media, ma anche da una cittadinanza più competente, per la quale programmi, valori ed ideali restano fattori fondamentali che influenzano il voto. Morale: non sembra opportuno parlare di antipolitca e qualunquismo. Molto meglio registrare, in positivo, l’insorgenza di una critica costruttiva ed attiva da parte di protagonisti della vita civica a una classe politica che sacrifica l’interesse collettivo a favore dei suoi fini autoreferenziali”.



Giovanni Valentini (La Repubblica) nel suo articolo “C’era una volta il Grillo parlante” cita Giuseppe Granieri, che a pagina 66 del suo libro “Blog generation” scrive: “Per la prima volta nella storia dell’uomo, l’opinione di un singolo individuo può diventare opinione pubblica”. Valentini prosegue poi affermando che “… la politica, la buona politica, non si fa certamente a colpi di V-Day. Ma piuttosto che mostrare insofferenza e sottovalutare il cosiddetto “grillismo”, sarebbe senz’altro più utile reagire al malcontento dei cittadini con scelte e comportamenti trasparenti e virtuosi. Altrimenti, si rischia di confondere l’effetto con la causa, di scambiare la luna con il dito che la indica e viceversa. Rispetto a tutti i precedenti di vecchio e nuovo qualunquismo, questa “rivolta” popolare ha una caratteristica in più: l’amplificazione mediatica della rete internet, un potente moltiplicatore che agisce come un moderno tam-tam, un passaparola telematico che annulla le distanze di spazio e tempo”.



Barbara Spinelli (La Stampa), nel suo articolo “Il vero antipolitico? E’ il palazzo”, scrive che “… nel caso di Grillo non serve molto cercar paragoni o evocare l’Uomo Qualunque. La figura del buffone che dice la verità senza esser creduto - perché, appunto, considerato buffone – è già nell’Aut-Aut di Kierkegaard. “Accadde, in un teatro, che le quinte presero fuoco. Il Buffone uscì per avvisare il pubblico. Tutti cedettero che fosse uno scherzo e applaudirono. Egli ripetè l’avviso: la gente esultò ancora di più. Così mi figuro che il mondo perirà fra l’esultanza generale degli spiritosi, che crederanno si tratti di uno scherzo”. Quel che Grillo dice, però, non è uno scherzo, perché con toni buffoneschi è proprio l’incendio dell’antipolitica che sta denunciando: l’incendio delle cose dette e non fatte, delle promesse contenute nei programmi elettorali e poi sistematicamente disattese. Ecco perché Grillo non ha torto quando dice: l’antipolitica non sono io, ma è al potere. Ed è proprio a questa accusa che il palazzo deve rispondere con urgenza”.

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