Le auto-pagelle: tutti bravi. E scattano premi ed incentivi
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Enti locali e pubblica amministrazione
Stralcio di un articolo di Enrico Marro e Sergio Rizzo pubblicato sul Corriere della Sera del 21 maggio 2008.
«Anch'io disprezzo i fannulloni. Ma se c'è un fannullone è chi dirige male o non c'è proprio a dirigere». Parola di Raffaele Bonanni. Ma forse, quando ha sferrato l'attacco ai dirigenti pubblici, il segretario della Cisl non aveva ancora letto l'ultimo bollettino dell'Aran, l'agenzia governativa per i contratti del pubblico impiego. Perché se l'avesse fatto avrebbe scoperto che l'84% dei dirigenti dell'Agenzia delle entrate valuta se stesso «più che adeguato» all'impresa, se non addirittura «eccellente» in relazione al raggiungimento degli obiettivi. E quelli che restano? Quelli si considerano almeno «adeguati». Insomma, non ce n'è nemmeno uno che si reputi davvero scarso.
Ma se vi chiedessero «datti un voto», sapendo che dal giudizio che vi date potrebbe dipendere un aumento di stipendio, oppure un progresso di carriera, rispondereste qualcosa di diverso? Eppure, incurante di autorevoli studi americani che dimostrano come l'«autovalutazione» porti inevitabilmente a sopravvalutarsi, l'Agenzia delle entrate ha pensato di fondare il proprio sistema di misurazione del merito dei dirigenti proprio su questo principio.
E il responsabile dell'organizzazione, Marco Annecker, ha impiegato undici pagine fitte del bollettino Aran per spiegare perché, presentando i primi risultati del nuovo sistema introdotto nel 2006. La sua relazione comincia con la citazione della famosa frase che campeggia sul tempio di Apollo a Delfi: «Conosci te stesso ». Chiaro, no? Più oscuro, invece, è il motivo per cui il sistema di valutazione dei dirigenti sia stato battezzato con il nome di una stella, S.I.R.I.O: «Sistema Integrato di Risultati, Indicatori e Obiettivi». Anche perché Sirio è la stella «del cane».
Ma non è la prima volta che i creativi delle Entrate si applicano nella ricerca di improbabili acronimi. Sapete come si chiama la banca dati dell'Anagrafe tributaria? Serpico, proprio come il famoso detective anticorruzione americano. Dove però «Ser.P.I.Co» sta per «Servizio Per le Informazioni sui contribuenti ». Complimenti. Ma c'è anche il R.A.D.A.R.: Ricerche e Analisi Decisionale per l'Accertamento del Reddito.
Inseguendo Sirio, i 1.352 dirigenti scoprono da sé quanto sono bravi attraverso un complicato percorso di «autovalutazione strutturata» costruito con un software raffinato. Che dovrebbe mettere al riparo anche da eccessi di autostima. Già, ma come? Dice la relazione: «Quanto alla possibile obiezione che i racconti degli interessati potrebbero non rispondere a verità... più che mai può qui valere il detto secondo il quale "le bugie hanno le gambe corte"». Del resto, «se è giusto che il valutato pretenda oggettività dai valutatori, anch'egli deve per primo seriamente impegnarsi in un'analisi obiettiva».
Insomma, fanno a fidarsi. Ma fino a un certo punto. Perché il dirigente superiore, che evidentemente non ha l'anello al naso, provvede a ridimensionare i giudizi palesemente esagerati, senza sorpresa e senza danno per l'interessato. Il quale, male che vada, si vede «retrocesso» da «eccellente » al grado di «più che adeguato». Correzione che fa scendere il numero delle presunte eccellenze dal 40% a meno del 10%. Circostanza della quale l'Agenzia delle entrate sembra addirittura rammaricarsi, dato che l'obiettivo di S.I.R.I.O. è «la condivisione dei giudizi... vale a dire la sintonia fra come io valuto me stesso e come l'altro valuta me».Ma anche le amministrazioni che non si sono imbarcate in progetti altrettanto «stellari» (e probabilmente costosi) di valutazione, non rinunciano al giudizio fai da te.
Al ministero dell'Economia, per esempio, i dirigenti di seconda fascia compilano ogni anno un questionario sui «comportamenti organizzativi» con relativo «punteggio conseguito». Punteggio, per inciso, che si danno da soli. A fianco della loro autovalutazione c'è una colonna riservata al dirigente generale che può confermare o meno i voti che i loro sottoposti si sono attribuiti. Quanti pensate che siano i bocciati? Nessuno. Anche perché salterebbero i premi collegati. D'altra parte, se su 3.769 alti dirigenti dello Stato, non ce n'è uno che abbia avuto un giudizio mediocre, una ragione ci deve pure essere.
L'economista Nicola Rossi ha raccontato domenica sul Corriere che al ministero dello Sviluppo, se ogni funzionario può essere valutato da un minimo di 3 a un massimo di 9, c'è un accordo sindacale che prevede che la media dei voti non possa essere inferiore al 6. Per non parlare della Regione Siciliana dove, secondo la Corte dei Conti, dal 2001 al 2006 tutti i 2.196 dirigenti hanno avuto in busta paga trattamenti economici di posizione pari al massimo.
Possibile? Possibile. Perché in Sicilia l'«autovalutazione» è in vigore da sette anni. Anzi, sono stati loro i precursori di quello che hanno chiamato più pietosamente «autoreferto». Tecnicamente, la diagnosi della malattia effettuata dallo stesso malato. Ma il merito? Quello resta in subordine. [...]
Ma se vi chiedessero «datti un voto», sapendo che dal giudizio che vi date potrebbe dipendere un aumento di stipendio, oppure un progresso di carriera, rispondereste qualcosa di diverso? Eppure, incurante di autorevoli studi americani che dimostrano come l'«autovalutazione» porti inevitabilmente a sopravvalutarsi, l'Agenzia delle entrate ha pensato di fondare il proprio sistema di misurazione del merito dei dirigenti proprio su questo principio.
E il responsabile dell'organizzazione, Marco Annecker, ha impiegato undici pagine fitte del bollettino Aran per spiegare perché, presentando i primi risultati del nuovo sistema introdotto nel 2006. La sua relazione comincia con la citazione della famosa frase che campeggia sul tempio di Apollo a Delfi: «Conosci te stesso ». Chiaro, no? Più oscuro, invece, è il motivo per cui il sistema di valutazione dei dirigenti sia stato battezzato con il nome di una stella, S.I.R.I.O: «Sistema Integrato di Risultati, Indicatori e Obiettivi». Anche perché Sirio è la stella «del cane».
Ma non è la prima volta che i creativi delle Entrate si applicano nella ricerca di improbabili acronimi. Sapete come si chiama la banca dati dell'Anagrafe tributaria? Serpico, proprio come il famoso detective anticorruzione americano. Dove però «Ser.P.I.Co» sta per «Servizio Per le Informazioni sui contribuenti ». Complimenti. Ma c'è anche il R.A.D.A.R.: Ricerche e Analisi Decisionale per l'Accertamento del Reddito.
Inseguendo Sirio, i 1.352 dirigenti scoprono da sé quanto sono bravi attraverso un complicato percorso di «autovalutazione strutturata» costruito con un software raffinato. Che dovrebbe mettere al riparo anche da eccessi di autostima. Già, ma come? Dice la relazione: «Quanto alla possibile obiezione che i racconti degli interessati potrebbero non rispondere a verità... più che mai può qui valere il detto secondo il quale "le bugie hanno le gambe corte"». Del resto, «se è giusto che il valutato pretenda oggettività dai valutatori, anch'egli deve per primo seriamente impegnarsi in un'analisi obiettiva».
Insomma, fanno a fidarsi. Ma fino a un certo punto. Perché il dirigente superiore, che evidentemente non ha l'anello al naso, provvede a ridimensionare i giudizi palesemente esagerati, senza sorpresa e senza danno per l'interessato. Il quale, male che vada, si vede «retrocesso» da «eccellente » al grado di «più che adeguato». Correzione che fa scendere il numero delle presunte eccellenze dal 40% a meno del 10%. Circostanza della quale l'Agenzia delle entrate sembra addirittura rammaricarsi, dato che l'obiettivo di S.I.R.I.O. è «la condivisione dei giudizi... vale a dire la sintonia fra come io valuto me stesso e come l'altro valuta me».Ma anche le amministrazioni che non si sono imbarcate in progetti altrettanto «stellari» (e probabilmente costosi) di valutazione, non rinunciano al giudizio fai da te.
Al ministero dell'Economia, per esempio, i dirigenti di seconda fascia compilano ogni anno un questionario sui «comportamenti organizzativi» con relativo «punteggio conseguito». Punteggio, per inciso, che si danno da soli. A fianco della loro autovalutazione c'è una colonna riservata al dirigente generale che può confermare o meno i voti che i loro sottoposti si sono attribuiti. Quanti pensate che siano i bocciati? Nessuno. Anche perché salterebbero i premi collegati. D'altra parte, se su 3.769 alti dirigenti dello Stato, non ce n'è uno che abbia avuto un giudizio mediocre, una ragione ci deve pure essere.
L'economista Nicola Rossi ha raccontato domenica sul Corriere che al ministero dello Sviluppo, se ogni funzionario può essere valutato da un minimo di 3 a un massimo di 9, c'è un accordo sindacale che prevede che la media dei voti non possa essere inferiore al 6. Per non parlare della Regione Siciliana dove, secondo la Corte dei Conti, dal 2001 al 2006 tutti i 2.196 dirigenti hanno avuto in busta paga trattamenti economici di posizione pari al massimo.
Possibile? Possibile. Perché in Sicilia l'«autovalutazione» è in vigore da sette anni. Anzi, sono stati loro i precursori di quello che hanno chiamato più pietosamente «autoreferto». Tecnicamente, la diagnosi della malattia effettuata dallo stesso malato. Ma il merito? Quello resta in subordine. [...]
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