L'accanimento della distruzione
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Paesaggio territorio e ambiente
Lettera al Direttore pubblicata lunedì 31 marzo 2008 su BresciaOggi.
«Italia Nostra» ha dedicato il numero 431 del proprio mensile al dossier «L’agonia dei laghi. Inquinamento, acque basse, cementificazione e tutto il resto». Il Garda è ben presente. Ne scrivono Vittorio Messori, Cesare Lievi, Giovanni Martinelli, Guido Franz e Gabriele Lovisetto, Giovanni Zenucchini, Cristina Milani. I testi fotografano una situazione ben nota; soprattutto Franz e Lovisetto passano in rassegna gli ecomostri, da quelli di Moniga alla strada abusiva su una collina di Manerba, alle deturpazioni del porto di Dusano; mentre Cristina Milani ricorda la scandalosa storia dell’Hotel Benaco. Naturalmente ci sarebbe anche altro da denunciare, vale a dire quanto sta ancora accadendo a Salò, Gardone Riviera, Toscolano, Gargnano.
Il saggio del soprintendente Luca Rinaldi fa poi il punto sotto il profilo legislativo segnalando le carenze della Regione Lombardia. C’è pure una nota della vicepresidente nazionale, la bresciana Rossana Bettinelli, architetto che a Gardone Riviera è stata nella Commissione edilizia dal settembre 1999 all’ottobre 2003! Desidero soffermarmi sull’articolo di Vittorio Messori, giornalista e storico ben noto, grande firma del mondo cattolico con forte presenza sul “Corriere della Sera”. Messori ricorda di aver scelto con la moglie, quindici anni fa, di lasciare Milano per trasferirsi a Desenzano e di aver visto in questi tre lustri cambiamenti paesaggistici che sono causa di sofferenza nel «constatare quanto diffusa e pervicace sia l'insipienza umana, quanto lontano possa giungere la stupidità».
E aggiunge: «Mese dopo mese, anno dopo anno, ciò che vediamo è l'accanimento nel distruggere un capitale unico e irripetibile, quello di un territorio che ha assicurato per millenni vita e benessere con i suoi frutti e poi, a partire dal Settecento con la sua bellezza», pur non essendo incluso nel classico Grand Tour. Afferma che la sua formazione di storico lo porta «ad amare i paesaggi plasmati dal lavoro dei secoli», di esecrare «l’astrattezza degli schemi ideologici», di non «detestare il turismo». Ma, dai molti viaggi in Europa, ha imparato «che lo sfruttamento turistico del territorio è possibile soltanto se non significa una distruzione che qui, sul Garda, si direbbe masochistica, tanto è inutile e idiota.
Le due litoranee gardesane, l’orientale e l’occidentale, presentano ormai uno scenario ininterrotto degno di un hinterland metropolitano, con uno spreco agghiacciante. Uno dei territori più belli e, dunque, più preziosi d’Europa, distrutto non per edifici di pregio o, almeno, a servizio di un’ospitalità di classe, bensì per capannoni commerciali in cemento armato, industrie estensive, depositi di sfasciacarrozze, distributori di benzina, rimesse di autocarri, esposizioni di mobili, baracche da cocomerai. Il tutto, fiancheggiato da una serie confusa e variopinta di cartelli sgangherati, di insegne invadenti, di targhe fatte in casa.
Dietro a questa “linea dell’orrore”, sulle colline, vigne e oliveti sradicati, prati fioriti distrutti, terrazzamenti antichi spianati, rii tappati non per far posto a “hotels de charme” o a ville con parco, ma alle conigliere in serie per i quindici giorni di ferie di tedeschi, di olandesi, di cremonesi e mantovani. Gente, tra l’altro, che si porta da casa anche le casse di minerale e che qui – per il soggiorno di un paio di settimane all’anno – non lascia soldi ma soltanto rifiuti.
Sul lago, poi, colate di cemento per costruire moli e rimesse per i gommoni e le barchette in plastica (rigorosamente con scoppiettante e fumoso motore) per i fuggevoli ospiti delle conigliere sullodate». E conclude: «L’indignazione per tanto massacro è vinta dallo sbalordimento. Che cosa spinge persone ragionevoli, come si immagina siano in genere sindaci e assessori, a permettere, magari a favorire, la dissipazione sistematica, a freddo, di quell’oro verde-blu costituito dal loro territorio?». Ben lo sa Messori: la divinità che si chiama denaro.
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«Italia Nostra» ha dedicato il numero 431 del proprio mensile al dossier «L’agonia dei laghi. Inquinamento, acque basse, cementificazione e tutto il resto». Il Garda è ben presente. Ne scrivono Vittorio Messori, Cesare Lievi, Giovanni Martinelli, Guido Franz e Gabriele Lovisetto, Giovanni Zenucchini, Cristina Milani. I testi fotografano una situazione ben nota; soprattutto Franz e Lovisetto passano in rassegna gli ecomostri, da quelli di Moniga alla strada abusiva su una collina di Manerba, alle deturpazioni del porto di Dusano; mentre Cristina Milani ricorda la scandalosa storia dell’Hotel Benaco. Naturalmente ci sarebbe anche altro da denunciare, vale a dire quanto sta ancora accadendo a Salò, Gardone Riviera, Toscolano, Gargnano.
Il saggio del soprintendente Luca Rinaldi fa poi il punto sotto il profilo legislativo segnalando le carenze della Regione Lombardia. C’è pure una nota della vicepresidente nazionale, la bresciana Rossana Bettinelli, architetto che a Gardone Riviera è stata nella Commissione edilizia dal settembre 1999 all’ottobre 2003! Desidero soffermarmi sull’articolo di Vittorio Messori, giornalista e storico ben noto, grande firma del mondo cattolico con forte presenza sul “Corriere della Sera”. Messori ricorda di aver scelto con la moglie, quindici anni fa, di lasciare Milano per trasferirsi a Desenzano e di aver visto in questi tre lustri cambiamenti paesaggistici che sono causa di sofferenza nel «constatare quanto diffusa e pervicace sia l'insipienza umana, quanto lontano possa giungere la stupidità».
E aggiunge: «Mese dopo mese, anno dopo anno, ciò che vediamo è l'accanimento nel distruggere un capitale unico e irripetibile, quello di un territorio che ha assicurato per millenni vita e benessere con i suoi frutti e poi, a partire dal Settecento con la sua bellezza», pur non essendo incluso nel classico Grand Tour. Afferma che la sua formazione di storico lo porta «ad amare i paesaggi plasmati dal lavoro dei secoli», di esecrare «l’astrattezza degli schemi ideologici», di non «detestare il turismo». Ma, dai molti viaggi in Europa, ha imparato «che lo sfruttamento turistico del territorio è possibile soltanto se non significa una distruzione che qui, sul Garda, si direbbe masochistica, tanto è inutile e idiota.
Le due litoranee gardesane, l’orientale e l’occidentale, presentano ormai uno scenario ininterrotto degno di un hinterland metropolitano, con uno spreco agghiacciante. Uno dei territori più belli e, dunque, più preziosi d’Europa, distrutto non per edifici di pregio o, almeno, a servizio di un’ospitalità di classe, bensì per capannoni commerciali in cemento armato, industrie estensive, depositi di sfasciacarrozze, distributori di benzina, rimesse di autocarri, esposizioni di mobili, baracche da cocomerai. Il tutto, fiancheggiato da una serie confusa e variopinta di cartelli sgangherati, di insegne invadenti, di targhe fatte in casa.
Dietro a questa “linea dell’orrore”, sulle colline, vigne e oliveti sradicati, prati fioriti distrutti, terrazzamenti antichi spianati, rii tappati non per far posto a “hotels de charme” o a ville con parco, ma alle conigliere in serie per i quindici giorni di ferie di tedeschi, di olandesi, di cremonesi e mantovani. Gente, tra l’altro, che si porta da casa anche le casse di minerale e che qui – per il soggiorno di un paio di settimane all’anno – non lascia soldi ma soltanto rifiuti.
Sul lago, poi, colate di cemento per costruire moli e rimesse per i gommoni e le barchette in plastica (rigorosamente con scoppiettante e fumoso motore) per i fuggevoli ospiti delle conigliere sullodate». E conclude: «L’indignazione per tanto massacro è vinta dallo sbalordimento. Che cosa spinge persone ragionevoli, come si immagina siano in genere sindaci e assessori, a permettere, magari a favorire, la dissipazione sistematica, a freddo, di quell’oro verde-blu costituito dal loro territorio?». Ben lo sa Messori: la divinità che si chiama denaro.
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