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venerdì 11 aprile 2008

La parola discriminante è sostenibilità

Lettera la Direttore del Giornale di Brescia, pubblicata il 19 marzo 2998. «Si fa presto a dire Bassa, meno a fare qualcosa per questa terra».


Vorrei portare un piccolo contributo sulla discussione in atto sulla nostra terra la Bassa Bresciana, perché certamente, si fa presto a dire Bassa, meno presto si riesce a fare qualcosa per la Bassa. Ma cos’è oggi la Bassa, un paesaggio? Un ricordo? Un luogo dell’anima? Un pensiero? Una zona agricola? Una zona industriale? Forse, la Bassa è un po’ di tutto questo, è il risultato di una serie di operazioni non pensate, non programmate, non controllate, che qualcuno dice abbiano creato valore economico, posti di lavoro, altri dicono abbiano danneggiato irrimediabilmente un paesaggio, un territorio.

Certamente nella vita è difficile essere dei puri, non impossibile, ma molto difficile, bisogna essere quindi realisti. Sicuramente anche la Bassa non poteva rimanere «fuori tempo», fuori dalle modifiche richieste dall’economia, ma sicuramente poteva rimanere nel suo ambito, nella sua vocazione e la vocazione di questa terra è una vocazione agricola. La storia economica di oggi, attualissima del 2008, dimostra che le aziende agricole, che si sono attrezzate, che hanno investito sui giovani, ancora sulla famiglia, propongono dati economici positivi.

Poi, verso questa terra siamo tutti dei peccatori, chi non lo è scagli la prima pietra. Verso il nostro territorio, verso il nostro paesaggio, tutti abbiamo commesso delle scelte sbagliate. È però altrettanto vero, e l’esperienza della Fondazione del Castello di Padernello, della Fondazione della Pianura Bresciana di Cigole, la Fondazione del Dominato Leonense di Leno dimostrano che sono possibili scelte alternative, diverse, difficili, ma possibili. Queste scelte dicono anche che il pubblico e privato possono lavorare insieme e farlo bene.

Ci sono scelte che parlano di cultura, di storia, di natura, di ambiente, di turismo locale e che queste scelte possono fare economia, lenta difficoltosa, ma economia. Ci sono scelte che parlano di seminare colture diverse dal mais, in questa nostra terra assetata d’acqua, è possibile trovare delle soluzioni diverse, così come insegnano e dimostrano la semina del monococco e del farro. Le scelte effettuate hanno fatto lavorare insieme diverse realtà, diverse associazioni, che ora operano tutte per un obiettivo comune, hanno trasformato un problema in una opportunità. Questo poteva essere un buon metodo per lavorare insieme per la nostra Bassa. Ma sicuramente il valore aggiunto che la Fondazione di Padernello ha mostrato è quello del metodo «del pensare e del fare».

Abbinare al pensiero il fare, rimboccarsi le maniche e fare, percorrere la strada intrapresa con coerenza, con convinzione, con impegno, con entusiasmo, con forza. Io credo che pur fortemente lacerata questa nostra Bassa abbia ancora un futuro, ma l’avrà solo se riusciremo a fare delle scelte diverse, pensate, valutate, perché la nostra terra ha in sé tutti i pregi, tutti i valori, tutti i doni di un paesaggio ancora affascinante. - E allora la parola chiave, la parola «discriminante» è sostenibilità. Da una parte tutti gli operatori economici dovranno pesare e valutare quale impatto abbiano le scelte operative sul nostro territorio, se siano cioè sostenibili, sostenibili dal nostro paesaggio, dalla nostra terra, dall’altro chi effettua immediatamente scelte diverse, alternative dovrà dimostrare che le stesse diano una sostenibilità economica, che possano essere una reale alternativa alle operazioni sino ad oggi effettuate.

Allora, forse solo così, facendo delle scelte consapevoli, meditate, potremo tornare ad avere un paesaggio che è un dono, che se avrà voglia potrà donarci ancora una volta un’ancora di salvezza. Mettiamocelo bene in testa, noi non salviamo nessun territorio, nessuna terra, è lei che ci salva. - Ed allora è vero che la forza delle idee è una forza irrefrenabile, mettiamola in campo, mettiamo in gioco nuove idee, nuovi progetti, veri, sostenibili, perché l’esempio è contagioso. Cominciamo ad esempio con rimettere tante piante, non solo tagliarle.

E mi piace terminare con una frase che il prof. Quaresmini cita spesso: «Se il sogno viene fatto da una sola persona rimane tale, ma se molte persone fanno lo stesso sogno, c’è buona probabilità che si realizzi». - Allora forse, può darsi che questa nostra «Bassa» ci dia ancora una possibilità di salvezza.

(Domenico Pedroni - Vice presidente della Fondazione Castello di Padernello, Borgo San Giacomo)





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