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martedì 15 aprile 2008

Il baratto ecologico

Articolo del Giornale di Brescia del 19 marzo 2008. Le proposte di un «baratto ecologico» per invertire la tendenza



Chi più ne ha, più ne spreca. O ne ha sprecato, visto che la ricerca sul consumo del territorio condotta da Legambiente Lombardia e Politecnico di Milano si interrompe al 2004. Una «death line» oltre la quale non è stato possibile andare perché nessuna Amministrazione, ente, associazione, ha commissionato la lettura delle immagini Arpa, scattate dal satellite e capaci di mostrare di anno in anno l’avanzamento del cemento. Quella del confronto fotografico non è ovviamente l’unica via per arrivare alla mappatura completa, ma di fatto i documenti di cui le varie amministrazioni dispongono, permettono solo visioni previsionali.

Quale sia la situazione attuale, dunque, non è dato sapere con certezza. Un fattore questo che, secondo Legambiente risulta «sintomatico» dell’interesse sul tema. «Può essere scomodo porsi domande relative al valore del suolo, da un lato ambientale, paesaggistico ed agricolo, ma allo stesso tempo fonte di rendite speculative connesse alla sua trasformazione in terreno edificabile». Due le proposte concrete che arrivano da Legambiente e dagli studiosi del Dipartimento di Architettura e Pianificazione dell’ateneo milanese.

La prima è la costituzione dell’Osservatorio Nazionale sul Consumo del Suolo, promosso dall’Inu, l’Istituto nazionale di urbanistica la cui attività verrà ufficializzata in occasione del Congresso nazionale Inu del 17-19 aprile ad Ancona. L’istituto avrà come compito quello di monitorare l’onda lunga dell’urbanizzazione a livello nazionale diventando punto di riferimento e confronto per le diverse amministrazioni locali.

Il secondo strumento è di tipo legislativo e viene formulato come un’integrazione alla Legge regionale del 2005 relativa al consumo del suolo. Gli articoli che vengono proposti si riferiscono ad una limitazione del consumo e ad una «compensazione ecologica preventiva». La norma prevede che per ogni tipo di urbanizzazione (escluse le infrastrutture energetiche e idrauliche) si abbia per un mq di superficie oggetto di trasformazione urbanistica una cessione di verde ecologico pari a due mq.

Secondo questa logica le aree da cedere sarebbero la compensazione ecologica dovuta per i consumi di suolo prodotti da realizzare entro il Comune dove si è edificato e andando ad aggiungersi alle aree per servizi pubblici o di interesse pubblico così come previste dal piano dei servizi.



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