Basta villettopoli
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Paesaggio territorio e ambiente
Articolo del Corriere della Sera del 20 marzo 2008.
Il Paesaggio d'ora in poi avrà più tutela e non soltanto a chiacchiere. Con i due decreti legislativi approvati ieri dal Consiglio dei ministri le bellezze italiane dovrebbero guadagnarci una burocrazia più svelta ma soprattutto un fondo annuale da 15 milioni di euro da spendere per demolire brutture ed ecomostri vari. Tra le «categorie » protette rientrano anche alberi e boschi monumentali.Questo nuovo «Codice Rutelli » (ministro promotore), 184 articoli su cui per 2 anni ha lavorato la commissione presieduta dal professor Salvatore Settis, integra la normativa base già redatta nel 2004 dall'ex Urbani.
La «rifondazione ecologica» del Paese, richiamandosi all'art. 9 della Costituzione («La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione») supera la resistenza passiva di qualche ente locale (Lombardia, Toscana, Calabria e Veneto le regioni con più rimostranze) e riafferma in materia la competenza centrale ed esclusiva dello Stato (peraltro ribadita da una recente sentenza della Corte Costituzionale) e introduce la collaborazione obbligatoria con le Regioni sui piani paesaggistici. «Il ministero potrà introdurre nuovi vincoli», spiega il sottosegretario Danielle Mazzonis.
Fondamentale il ruolo delle Sovrintendenze che dovranno esprimere un parere vincolante preventivo su ogni intervento. Con tempi più veloci: 15 giorni e non più 60. Più facili saranno le demolizioni. Con il «Fondo per il ripristino del Paesaggio », 45 milioni per 3 anni, verrà finanziato l'abbattimento di costruzioni abusive o deturpanti. «Una svolta storica », annuncia il ministro Rutelli che rende merito «all'atteggiamento costruttivo» dell'opposizione ed è convinto che le nuove norme «potranno scongiurare il pericolo di nuove villettopoli».
Riferimento implicito alla contesa immobiliare che un anno fa infiammò la Val d'Orcia: contro quei 95 contestati casali in costruzione a Monticchiello, in pieno sito Unesco, si scatenò una durissima eco-battaglia capitanata dall'italianista (e residente) Alberto Asor Rosa. Altrettanto animata fu la battaglia pro e contro l'autostrada della Maremma, ambientalisti contro Regione Toscana. Soddisfatto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente: «Una buona notizia per il Belpaese, ora è fondamentale approvare i piani paesaggistici in tutte le regioni ». Nella prima parte, il Codice si occupa della circolazione internazionale dei beni culturali, non più assimilabili a merci. Confermate le regole Unesco del 1970 sull'illecita esportazione e sulle azioni per la restituzione.
Il Paesaggio d'ora in poi avrà più tutela e non soltanto a chiacchiere. Con i due decreti legislativi approvati ieri dal Consiglio dei ministri le bellezze italiane dovrebbero guadagnarci una burocrazia più svelta ma soprattutto un fondo annuale da 15 milioni di euro da spendere per demolire brutture ed ecomostri vari. Tra le «categorie » protette rientrano anche alberi e boschi monumentali.Questo nuovo «Codice Rutelli » (ministro promotore), 184 articoli su cui per 2 anni ha lavorato la commissione presieduta dal professor Salvatore Settis, integra la normativa base già redatta nel 2004 dall'ex Urbani.
La «rifondazione ecologica» del Paese, richiamandosi all'art. 9 della Costituzione («La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione») supera la resistenza passiva di qualche ente locale (Lombardia, Toscana, Calabria e Veneto le regioni con più rimostranze) e riafferma in materia la competenza centrale ed esclusiva dello Stato (peraltro ribadita da una recente sentenza della Corte Costituzionale) e introduce la collaborazione obbligatoria con le Regioni sui piani paesaggistici. «Il ministero potrà introdurre nuovi vincoli», spiega il sottosegretario Danielle Mazzonis.
Fondamentale il ruolo delle Sovrintendenze che dovranno esprimere un parere vincolante preventivo su ogni intervento. Con tempi più veloci: 15 giorni e non più 60. Più facili saranno le demolizioni. Con il «Fondo per il ripristino del Paesaggio », 45 milioni per 3 anni, verrà finanziato l'abbattimento di costruzioni abusive o deturpanti. «Una svolta storica », annuncia il ministro Rutelli che rende merito «all'atteggiamento costruttivo» dell'opposizione ed è convinto che le nuove norme «potranno scongiurare il pericolo di nuove villettopoli».
Riferimento implicito alla contesa immobiliare che un anno fa infiammò la Val d'Orcia: contro quei 95 contestati casali in costruzione a Monticchiello, in pieno sito Unesco, si scatenò una durissima eco-battaglia capitanata dall'italianista (e residente) Alberto Asor Rosa. Altrettanto animata fu la battaglia pro e contro l'autostrada della Maremma, ambientalisti contro Regione Toscana. Soddisfatto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente: «Una buona notizia per il Belpaese, ora è fondamentale approvare i piani paesaggistici in tutte le regioni ». Nella prima parte, il Codice si occupa della circolazione internazionale dei beni culturali, non più assimilabili a merci. Confermate le regole Unesco del 1970 sull'illecita esportazione e sulle azioni per la restituzione.
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1 commento:
LUCI ED OMBRE DEL TESTO LICENZIATO DAL GOVERNO
Nuovo Codice dei Beni Culturali e del paesaggio: Italia Nostra esprime i suoi dubbi
COmunicato Italia Nostra
martedì 25 marzo 2008
Redazione
Nei commenti generalmente entusiastici che si sono letti su tutta la stampa si avverte l’eco della dichiarazione trionfale del ministro Rutelli. In questa conclusiva revisione del “codice” Italia Nostra stenta a riconoscere “una svolta storica”.
Si tratta invece di un assai cauto intervento correttivo che ripristina talune essenziali garanzie, come in tema di alienazione di beni culturali pubblici (non però nei controlli sui trasferimenti privati all’estero), ma non sa riconoscere nel “centro storico” un unitario bene culturale e, per talune sue disposizioni, segna perfino un arretramento rispetto alla precedente revisione.
E’sanzionata infatti la opzione esclusiva per la “gestione” in forma indiretta al fine di assicurare il migliore livello di valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica (è così sancita la mortificazione della responsabilità istituzionale). Né più si vuole che il parere della soprintendenza rimanga in ogni caso vincolante (anche a regime) quando la regione abbia delegato i comuni a rilasciare l’autorizzazione paesaggistica. Bene invece che i nuovi piani paesaggistici (e l’adeguamento di quelli esistenti) siano redatti di intesa da regione e soprintendenze e che il ministero possa autonomamente riconoscere nuovi ambiti di tutela paesaggistica, dettandone la disciplina.
Mentre contrasta con il principio costituzionale dell’esercizio unitario della funzione di tutela la previsione che, una volta approvati i piani paesaggistici, il parere delle soprintendenze sulle progettate trasformazioni fisiche dei luoghi cessi di essere vincolante. E’ un cedimento subito nella sede della conferenza unificata stato–regioni che contraddice il testo, sul punto rigoroso, elaborato dalla commissione presieduta da Salvatore Settis.
E se pure, in conclusione, ci si voglia dichiarare soddisfatti per il recupero di essenziali funzioni alle istituzioni di tutela dello Stato, non può essere ignorato il problema che gli uffici territoriali del ministero - le soprintendenze - a quelle funzioni non sono in grado di far fronte (perché mantenuti in vistosa carenza di energie professionali e mezzi) e dunque la effettiva salvaguardia del paesaggio esige misure straordinarie che rimandano alla responsabilità politica del nuovo parlamento e del governo che verrà. E non è segno confortante che questo tema (l’adempimento di un precetto costituzionale, nel celebrato anniversario dei sessant’anni) sia rimasto del tutto assente dal dibattito elettorale e che si stenti a riconoscere nel programma dei partiti un prioritario impegno al riguardo.
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