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sabato 8 marzo 2008

I giovani ottantenni e le disinibite

Articolo di Silvino Gonzato pubblicato su BresciaOggi di sabato 01 marzo 2008. Largo ai giovani di ottant’anni e alle belle disinibite.


Tutti all’imbarco. I Noè che decidono chi possieda i requisiti per salire sull’Arca dei candidati alle elezioni politiche di aprile sono un bel numero, uno per partito, e ognuno ha i suoi preferiti che stipa nello stanzone di competenza. I Noè sono in contesa tra di loro e, se fosse stato possibile, avrebbero preferito Arche separate. Rispetto alla campagna elettorale di due anni fa, le offese sono però minime, tanto che i politologi e i semiologi, ma anche le colf, ritengono improprio chiamarle offese. Ad esempio uno dei Noè, un laureato che i sondaggi danno per favorito, rinfaccia al Noè che gli si contrappone quale principale rivale, di essere solo un diplomato. Ovviamente, e a maggior ragione, perché non hanno la moderazione dei capi, le opposte fazioni di candidati cercano la rissa, specie quando si tratta di attingere alla cambusa comune, che in questo tipo di Arca, oltre che deposito di viveri, è mangiatoia, un facsimile, anche se di dimensioni molto ridotte, di quella che gli eletti troveranno allo sbarco, quando però non ci sarà più motivo di litigare perché ce ne sarà in abbondanza per tutti e sarà giocoforza trovare l’accordo per evitare che vada scioccamente disperso qualcosa.

Non ci sono criteri comuni nella scelta dei candidati da imbarcare. Ogni Noè ha i propri gusti, i propri amici, le proprie clientele e le proprie baiadere. Tutti però dicono di voler dare spazio ai giovani, ma si contraddicono perché la loro concezione di gioventù non è la nostra. Come, del resto, la loro concezione di vecchiaia, che non si basa sul certificato di nascita. Ad esempio, l’ex Noè Gran Patriarca Ciriaco De Mita, ottant’anni, è stato dichiarato «vecchio» e, come tale, non idoneo a salire sull’Arca, foss’anche come mozzo anziano, perché il suo primo imbarco risale a 45 anni fa, e dopo quasi mezzo secolo di cabotaggi, uno che volesse riprendere il mare, fosse anche il capitano Nemo, non sarebbe più lucido, scambierebbe il parrocchetto per il controfiocco e verrebbe dissuaso, anche a forza, dal vestire alla marinara. Altro discorso invece per l’oncologo Umberto Veronesi che, nonostante sia di tre anni più vecchio di De Mita, politicamente è ritenuto un giovane, addirittura un adolescente, un poppante rispetto, che so io, a Stefania Prestigiacomo di cui, per l’anagrafe, potrebbe essere invece nonno, un bel nonno con gli occhi azzurri e sempre abbronzato. La sua stagione politica è infatti durata un soffio, essendo stato ministro della Sanità per poco più di un anno, senza peraltro passare attraverso l’imbarco sull’Arca dei candidati. E quindi per la politica è nuovo di trinca, appena uscito dalla nuvola di borotalco del fasciatoio, due pacchette sul culetto e via, pronto per il Senato.

Anche la concezione di donna, in politica, è diversa da quella che si ha comunemente nella vita. Quando i Noè promettono di imbarcare più donne sull’Arca, noi pensiamo alle nostre laboriose casalinghe, vere e proprie ministre e tesoriere della casa, che fanno miracoli per tentare di far quadrare i conti, che sanno dividere in quattro (specie di questi tempi in cui le moltiplicazioni non sono più possibili) ciò che al massimo si può dividere in due; pensiamo alle nostre stoiche lavoratrici che hanno spalle più larghe degli uomini; alle nostre tetragone dirigenti d’azienda che riescono a mandare avanti baracche che lo Stato cerca di sfasciare. Ma non sono queste le donne che affollano l’imbarcadero. Sono quelle dei calendari pecorecci, delle maisons del Grande Fratello, sono le praticanti di arti e mestieri solitamente alieni alle casalinghe virtuose ma non ai politici che vedono forti affinità tra i due mondi. Per questo le chiamano all’imbarco, sicuri che sapranno dare il meglio di se stesse già durante il viaggio sull’Arca. Come generi di conforto.



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