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sabato 24 gennaio 2009

Tra bizantinismo politico ed equilibrismi semantici

Mercoledì 21 gennaio 2008 si è tenuta a Passirano un’assemblea pubblica di presentazione del Piano di Governo del Territorio, già adottato in Consiglio Comunale nei primi giorni di novembre 2008. Di seguito alcune riflessioni su quell’incontro.



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Partiamo da un’affermazione del prof. Giuseppe Farneti, Ordinario di Economia Aziendale. “Fronteggiare i problemi non deve significare far fronte alle urgenze. Programmare le proprie politiche ha invece il significato opposto, perché vi sono azioni, quelle politiche appunto, che si possono solo costruire sul medio e lungo termine, in una visione strategica”.



Utile chiedersi, immediatamente, quale possa essere la visione strategica di chi - a distanza di 6-7 anni dalla realizzazione della scuola media, e a soli 3 anni dall’ampliamento della scuola elementare – sta per rimettere mano nelle casse pubbliche per costruire a Passirano un nuovo polo scolastico. Utile chiedersi, anche, quale possa essere la visione strategica di chi prima demolisce il vecchio municipio, poi
rade al suolo l’immobile ex Sia. E di lì a poco “scopre” impellenti necessità di nuovi edifici pubblici (il polo scolastico, appunto).



Cosa è questo, se non un paradigmatico caso di politica incapace di programmare, e sistematicamente prigioniera di urgenze dell’ultima ora?



Proseguiamo la nostra riflessione con una considerazione di Oriano Giovanelli, Presidente di Legautonomie. “Se l’Ente Locale vuole che le sue decisioni siano efficaci e producano risultati deve condividere prima l’analisi, gli obiettivi e le azioni per perseguirli con gli attori fondamentali che animano il territorio. Perché l’eccellenza di un Comune non si misura più sulla qualità delle decisioni proprie, ma da come riesce ad orientare e a far decidere un’intera comunità”.



Un nuovo spunto interessante, questo, per porsi altre domande. Quando, quanto e come l’Amministrazione Comunale di Passirano ha condiviso con i cittadini l’analisi e gli obiettivi del PGT? E, inoltre, quanto potrà essere eccellente un Comune che “decide in proprio”, sempre e comunque?



Entrando finalmente nello specifico all’assemblea di mercoledì 21 gennaio, crediamo che pochi dei presenti abbiano capito perché mai dovremmo spendere una fortuna per realizzare costosissime opere pubbliche di dubbia utilità (polo scolastico, nuova strada nella zona Cadenone, nuova strada a Monterotondo, e via dicendo). Qualche Amministratore Comunale doveva istituzionalmente provare a spiegarlo, ma è compito arduo ottenere consenso su opere da milioni di euro quando queste non siano neppure coerenti con le necessità effettive e tangibili.



Un esempio per cercare di rendere concreto questo concetto. Come già detto in altri post, c’è un documento del PGT di Passirano (quello di Sostenibilità Finanziaria) che fa notare come Passirano sia ormai “… deprivato della popolazione giovanile, delle famiglie o anche delle coppie con figli, troppo sbilanciato sui single e sulla popolazione anziana". A questo punto ci si poteva aspettare che a fronte di un’affermazione di questa portata, i nostri decisori politici non avessero individuato nel polo scolastico un’improrogabile priorità. E invece, come sappiamo, è vero l’esatto contrario.



Detto questo, va rilevato che per i politici le assemblee pubbliche sono delle “brutte bestie”, perché sono occasione di confronto con opinioni diverse e, soprattutto – vade retro satana – sono occasione di manifestazione del dissenso. Proprio per questo bisognerebbe che i politici le affrontassero avendo in tasca solide basi argomentative e scelte politiche coerenti e condivise. Bene, ma cosa si fa quando tutto questo non c’è? Non rimane che ricorrere agli
equilibrismi semantici, al bizantinismo politico.



Prendiamo, per esempio, la nuova strada prevista a Monterotondo. Mercoledì 21 gennaio gli Amministratori Comunali hanno svelato agli straniti cittadini presenti che in realtà non si può definire esattamente una strada, ma piuttosto una pista ciclo-pedonale. Anche se, forse, un giorno quella pista ciclo-pedonale - secondo i nostri decisori politici - potrebbe effettivamente diventare una strada. Una strada che non è strada, una pista ciclo-pedonale che non è ad uso esclusivo di ciclisti e pedoni. In sintesi, un equilibrismo semantico ardito quasi quanto quello - inarrivabile ed indimenticabile - delle
convergenze parallele.

Ma non è finita, perchè quando un politico non ha in tasca solide basi argomentative, il rischio di sostenere tesi imbarazzanti è sempre vivo e presente. E infatti, dimenticandosi bellamente della proposta sottoscritta da 260 cittadini (firmatari di una petizione contro quel progetto) gli Amministratori Comunali hanno confessato all'incredula assemblea di voler realizzare la strada-pista a seguito delle proteste telefoniche di 40 cittadini di Monterotondo, arrivate in Municipio durante i lavori di sistemazione di via Cadorna.

Come definire un'uscita del genere, se non
bizantinismo politico? Ricordiamo, per inciso, che se questa fosse la regola effettivamente applicabile dal nostro Ente Locale, ogni 40 telefonate di protesta ci ritroveremmo una nuova strada sotto casa.



Ma quel mercoledì al
bizantinismo politico si è fatto ricorso anche per giustificare la collocazione geografica del (inutile) polo scolastico. Che deve essere realizzato proprio nella zona individuata dal PGT, perché diversamente – ci ha spiegato uno dei decisori politici - verrebbe meno quell’unicum con gli edifici pubblici già esistenti in loco. Un vero peccato per i 2 rasi al suolo, aggiungiamo noi, perchè l’unicum sarebbe stato ancora più monumentale!



Terminiamo con una malinconica considerazione. A qualcuno non sarà sfuggito che il
bizantinismo politico e gli equilibrismi semantici – pericolosi per definizione – rischiano di diventare addirittura letali quando chi se ne serve non dimostri neppure il coraggio delle proprie idee.




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