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mercoledì 18 giugno 2008

Non si può non limitare l'uso dei suoli

Articolo di BresciOggi del 12 giugno 2008. Il convegno. L’Italia è al top nell’urbanizzione: rischi e limiti. In Lombardia mangiati 94 metri al minuto. Il fenomeno deve essere frenato per salvaguardare il territorio e il patrimonio. E 20 comuni sposano la sostenibilità.


L’urbanizzazione si mangia 94 metri quadrati al minuto in Lombardia: è necessario fermarla per salvaguardare il patrimonio storico, paesistico e la produzione alimentare, ma i comuni con scarse risorse dimenticano che quel ritmo è insostenibile. Ridurre le aree agricole espone a rischi di degrado ambientale e crisi alimentare perché la trasformazione di un campo in un capannone è irreversibile.

Il convegno sul contenimento urbano iniziato l’8 maggio al Centro Paolo VI di Brescia e conclusosi venerdì pomeriggio a Provaglio in Franciacorta, ha rilevato una situazione che impone una gestione rigorosa dell’uso del suolo. Nel dopoguerra il fenomeno ha accompagnato la crescita demografica con colate di cemento senza regole per rispondere a un solo bisogno. Negli ultimi anni, la pressione demografica è svanita, ma la cementificazione, spinta dal mercato, ha avuto una fortissima accelerazione.

Il mattone bene «rifugio» non risponde a reali esigenze produttive o demografiche: appartamenti vuoti, capannoni sottoutilizzati, centri commerciali, infrastrutture, sottraggono quote crescenti sia di suolo agricolo, sia di territorio pregiato e da tutelare con cambiamenti irreversibili, che compromettono risorse e generano effetti quasi mai previsti e valutati dall’inizio.


Le cause? Il mondo produttivo non vuole vincoli, i comuni vogliono risorse, "ma" hanno affermato tutti gli esperti, «questo modello ha ripercussioni insostenibili su ambiente e società e, a lungo andare, sullo stesso sistema economico perché i costi delle trasformazioni durano più dei benefici derivanti ai bilanci comunali dagli oneri di urbanizzazione».

Il confronto tra le esperienze europee è il tema dell’Azione Cost Land management for urban dynamics (Gestione urbanistica delle dinamiche urbane), progetto di ricerca europeo, che a Brescia ha vissuto la seconda tappa. Maurizio Tira dell’Università di Brescia, chairman del progetto, e Bruno Zanon dell’Università di Trento, nominati dal governo, hanno messo a confronto con esperti di molti paesi europei, dal Portogallo all'Ucraina, dall'Olanda a Cipro, dalla Svizzera a Israele i diversi modelli di sviluppo.

Sono emersi dati preoccupanti sul consumo di suolo in Italia, con 1.000 metri quadrati urbanizzati per abitante in alcune aree, ma preoccupante è pure la mancanza di dati aggiornati e diffusi su tutto il territorio . Diverse le esperienze straniere dove gli usi del suolo hanno regole più rigorose: «In Svizzera l'urbanizzazione è pari a 375 metri quadrati per abitante» ha spiegato Jean Ruegg, dell'Università di Losanna (in Franciacorta, si è già a 450).

Regimi normativi e fiscali differenziati fanno sì che in Italia l'edilizia con margini di guadagno considerevoli, specialmente nelle zone più belle, eserciti una pressione insostenibile su comuni, con scarse risorse e poteri. «La fiscalità locale» ha concluso Federico Oliva, presidente dell’istituto nazionale di urbanistica «è uno dei temi della nostra proposta di riforma nazionale, forse la più importante per governare scelte urbanistiche con ricadute ambientali preoccupanti per perdita di natura e aree agricole».

Paolo Pileri del Politecnico di Milano ha sostenuto «La rinaturalizzazione delle aree agricole marginali, la compensazione ecologica preventiva possono mitigare gli effetti ma la politica non può che andare nel senso di una forte limitazione agli usi urbanizzati dei suoli».

Il convegno si è concluso nei giorni scorsi in Franciacorta, dove la Fondazione Cogeme Onlus, ha illustrato ai ricercatori il progetto-pilota «Franciacorta sostenibile», messo a punto con venti comuni con il coordinamento di Maurizio Tira, per pianificare i Pgt in funzione della sostenibilità e per un utilizzo consapevole del suolo.
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