Gli economisti? Cominciano a parlare di sviluppo sostenibile ...
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Paesaggio territorio e ambiente
Stralcio dell'articolo del Giornale di Brescia del 25 giugno 2008. Ieri il dibattito con Solow, Richard Ernst, Dennis Snower e Odifreddi
Pubblico ristretto, con lo «zoccolo duro» degli studenti della Summer School a seguire attentamente due Nobel, un economista e un matematico nella discussione sul tema «Crescita, sviluppo e sostenibilità». [...] L’idea di un contatto costante fra giovani di diverse nazioni è l’humus sul quale poter costruire le basi di un rinascimento sociale globale attorno al quale ieri hanno ragionato Robert Solow (Nobel per l’Economia 1987), Richard Ernst (Nobel per la Chimica nel 1991) e l’economista Dennis Snower, nel corso del dibattito moderato dal matematico Piergiorgio Odifreddi.[...]
Ha fatto un certo effetto sentire degli economisti cresciuti a robuste dosi di liberismo fare accenni «francescani» sulla necessità di cambiare strada nella valutazione della persona, che non solo sul mero denaro deve misurare il proprio stato di felicità. E ancora. Proprio Robert Solow ha aperto la strada ad una concezione nuova della crescita economica. Solow non rinuncia al ruolo «terapeutico» della crescita, ma apre alla necessità che le ricchezze del pianeta vengano suddivise equamente e che s’introduca una tassa sull’ambiente.
Questo - spiega - perchè ciò che inquina meno deve essere premiato. Ernst punta ancora più in alto, crede in una società fondata su nuovi valori, che siano più puntati sulla «misericordia» che sul «profitto». A questo punto nasce la divisione fra le menti economiche e quella pur scientifica, ma legata al laboratorio, di Ernst. L’invito a superare la scuola dell’egoismo dell’ultimo, viene ripresa e rielaborata da Solow e Snower che, in un’alternativa percorribile, suonano la sveglia di una crescita globale condivisa. Dare maggiori opportunità di ricchezza, nell’ottica di una corretta gestione, può salvare il mondo da molte attuali storture e sperequazioni. Una «next generation» in grado di coltivare ambizioni diverse dal possesso personale ha bisogno di tempo, almeno 100 anni prevedono Solow e Snower.
Nel frattempo diventa imperativo ridurre i consumi, perchè oggi i mercati non garantiscono un’equa distribuzione delle risorse e non limitano l’inquinamento ambientale. E affinché il progetto vada in porto i Nobel seduti attorno ad un tavolo discutono del concetto stesso di democrazia. Nel senso che solo una limitazione sensibile del primato indiscusso della maggioranza può essere la porta d’accesso alla soluzione dei problemi delle diversità e alla promozione dei diritti della minoranza. In tal senso i gruppi di interesse, in sostanza le lobbies, «sono un grande pericolo» che frena la costruzione di nuovi modelli sociali.
Peccato che questo insegnamento sia stato dimenticato dapprima proprio negli Usa... anche se pare che il modello sociale-economico proposto dai Nobel ad Iseo punti dritto verso un nuovo indirizzo: il «neoliberismo» potrebbe essere messo nel ripostiglio per ripristinare un più sano «liberismo condiviso». Far pagare una tassa sulle materie più inquinanti è un fatto che deve seguire regole globali. Proprio per questo lo scenario è davvero complesso: quale Stato sarà disposto a rinunciare alla propria sovranità in cambio di uno sviluppo mondiale sostenibile? Il momento è complesso: viviamo in un mercato globale, non in un sistema globale, quindi la domanda è: sarà accordo o guerra?
Pubblico ristretto, con lo «zoccolo duro» degli studenti della Summer School a seguire attentamente due Nobel, un economista e un matematico nella discussione sul tema «Crescita, sviluppo e sostenibilità». [...] L’idea di un contatto costante fra giovani di diverse nazioni è l’humus sul quale poter costruire le basi di un rinascimento sociale globale attorno al quale ieri hanno ragionato Robert Solow (Nobel per l’Economia 1987), Richard Ernst (Nobel per la Chimica nel 1991) e l’economista Dennis Snower, nel corso del dibattito moderato dal matematico Piergiorgio Odifreddi.[...]
Ha fatto un certo effetto sentire degli economisti cresciuti a robuste dosi di liberismo fare accenni «francescani» sulla necessità di cambiare strada nella valutazione della persona, che non solo sul mero denaro deve misurare il proprio stato di felicità. E ancora. Proprio Robert Solow ha aperto la strada ad una concezione nuova della crescita economica. Solow non rinuncia al ruolo «terapeutico» della crescita, ma apre alla necessità che le ricchezze del pianeta vengano suddivise equamente e che s’introduca una tassa sull’ambiente.
Questo - spiega - perchè ciò che inquina meno deve essere premiato. Ernst punta ancora più in alto, crede in una società fondata su nuovi valori, che siano più puntati sulla «misericordia» che sul «profitto». A questo punto nasce la divisione fra le menti economiche e quella pur scientifica, ma legata al laboratorio, di Ernst. L’invito a superare la scuola dell’egoismo dell’ultimo, viene ripresa e rielaborata da Solow e Snower che, in un’alternativa percorribile, suonano la sveglia di una crescita globale condivisa. Dare maggiori opportunità di ricchezza, nell’ottica di una corretta gestione, può salvare il mondo da molte attuali storture e sperequazioni. Una «next generation» in grado di coltivare ambizioni diverse dal possesso personale ha bisogno di tempo, almeno 100 anni prevedono Solow e Snower.
Nel frattempo diventa imperativo ridurre i consumi, perchè oggi i mercati non garantiscono un’equa distribuzione delle risorse e non limitano l’inquinamento ambientale. E affinché il progetto vada in porto i Nobel seduti attorno ad un tavolo discutono del concetto stesso di democrazia. Nel senso che solo una limitazione sensibile del primato indiscusso della maggioranza può essere la porta d’accesso alla soluzione dei problemi delle diversità e alla promozione dei diritti della minoranza. In tal senso i gruppi di interesse, in sostanza le lobbies, «sono un grande pericolo» che frena la costruzione di nuovi modelli sociali.
Peccato che questo insegnamento sia stato dimenticato dapprima proprio negli Usa... anche se pare che il modello sociale-economico proposto dai Nobel ad Iseo punti dritto verso un nuovo indirizzo: il «neoliberismo» potrebbe essere messo nel ripostiglio per ripristinare un più sano «liberismo condiviso». Far pagare una tassa sulle materie più inquinanti è un fatto che deve seguire regole globali. Proprio per questo lo scenario è davvero complesso: quale Stato sarà disposto a rinunciare alla propria sovranità in cambio di uno sviluppo mondiale sostenibile? Il momento è complesso: viviamo in un mercato globale, non in un sistema globale, quindi la domanda è: sarà accordo o guerra?
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